Gli si freddò il cuore ed egli rimase come di pietra.
1 Samuele 25:37
“La mia parola non è forse
come un fuoco”, dice il Signore, “e come un martello che spezza il sasso?”
Geremia 23:29
Morto benché vivo (1)
Sainte Beuve, scrittore
francese del XIX secolo, molto onorato per la sua sapienza, ma non credente,
scriveva un giorno ad un amico:
“La
tua lettera mi ha toccato, ma io, in presenza dei tuoi elogi, mi sento sempre
così poco degno! Sono passato allo stato di pura intelligenza critica e assisto
con occhio amareggiato alla morte del mio cuore. Giudico me stesso e mi sento
calmo, indifferente. Sono morto e mi vedo morto, senza che questo mi emozioni o
mi turbi. Da dove viene questo mio strano stato? È proprio questo il mio
problema: ciò che la gente chiama comunemente “cuore” è morto in me.
L’intelligenza risplende su questo cimitero come una luna morta”.
C’è
dunque, persino secondo il parere degli increduli, uno stato in cui si è vivi
agli occhi del mondo, con l’intelligenza aperta alle scienze, alle arti, alla
ricerca del guadagno e del piacere, ma in cui il cuore è morto. L’esperienza di
uomini senza Dio conferma così ciò che Dio stesso dice, quando fa scrivere
dall’apostolo Paolo a quelli che vivevano lontani da Lui: “Voi che eravate
morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati” (Efesini 2:1).
C’è
un’altra vita, diversa da quella
dove regna l’intelligenza umana. È quella che si acquisisce mediante la fede in
Cristo, che viene da Dio ed è eterna.
“Chi crede nel Figlio ha vita eterna” (Giovanni 3:36). L’avete ricevuta e ne
godete fin da oggi?
(segue e si conclude
domani)