(Il figlio prodigo) era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato.
Luca 15:32
(Dio dice:) “Cercherò
la (pecora) perduta, ricondurrò la
smarrita”.
Ezechiele 34:16
Morto benché vivo (2/2)
Gli uomini dal “cuore
morto”, come lo scrittore di cui parlavamo ieri, possono suscitare entusiasmo e
ammirazione nei contemporanei durante la loro vita. Al loro funerale si faranno
dei bei discorsi, si farà l’elogio dei loro talenti e delle loro virtù; forse
si erigeranno dei monumenti in loro memoria. Ma, attraversata con la morte la
soglia dell’eternità, non possono entrare nel regno dei cieli perché, secondo
le parole del Signore Gesù, “se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno
di Dio” (Giovanni 3:3). Soltanto chi possiede Gesù Cristo come proprio
Salvatore possiede la vita.
Per
l’anima, non c’è veleno più nocivo
dell’incredulità. Se riconoscete di aver preso a lungo questo veleno, c’è
ancora speranza per voi. Così come siete, gridate a Lui, come fece Felice Neff,
che diventò poi un grande servitore di Dio: “O Dio! Salva la mia anima!” Dio
esaudì la sua preghiera ed esaudirà anche la vostra. Nella Scrittura leggiamo:
“Vi darò un cuore nuovo… toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra”
(Ezechiele 36:26).
A
chi lo ricerca, Dio dà un cuore nuovo e la certezza del suo amore.