“Una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo” Giovanni 9:25.
“Ci tengo come alla pupilla dei miei occhi”. Quest’espressione evoca ciò che abbiamo di più prezioso. Infatti i nostri occhi, tanto fragili, tanto complessi, fatti da più di 250 milioni di cellule, ci fanno scoprire le luci, le forme, i colori.
Ma ci sono cose che i nostri occhi non vedono. Gesù l’ha detto ai suoi discepoli: “Avete occhi e non vedete” Marco 8:18. Essi erano stati testimoni dei suoi miracoli, ma non ne vedevano il significato e così non capivano il senso di certe sue parole.
Anche i nostri occhi hanno bisogno di essere aperti. Non abbiamo capito quanto il nostro peccato sia grande e quanto Dio sia santo.
Ai giorni nostri la parola peccato è tenuta in poco conto, ma agli occhi di Dio, “troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1:13), conserva tutto il suo significato. Ecco come si presenta: “adulterio, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, omicidi, ubriachezza, orge e altre simili cose” Galati 5:19-21.