Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

martedì 20 febbraio 2024

Epafra (2/5)

Fedeli nell’ascoltare Dio e nel servirlo!

Ritornando all’esempio che siamo chiamati ad essere, sembra ovvio dirlo ma non si può trasmettere ciò che non si è imparato, e la scuola di Dio è una scuola dove non ci sono bonus per gli esami o scorciatoie.

Alla scuola di Dio è lui stesso, il Signore, l’insegnante ed è anche colui che decide il programma e che stabilisce quando devono avvenire gli esami.

Pensiamo ad Abramo, che aspettò 99 anni per la sua prova più importante.

Vogliamo stare alla scuola di Dio?

Vogliamo imparare da questa scuola?

Siamo pronti a sottomettere la nostra volontà alla sua?

Siamo pronti a mettere in pratica quello che impariamo direttamente dal Signore?

Sappiamo aspettare i tempi di Dio, o vogliamo imporre al Signore i nostri obiettivi e la nostra tabella di marcia, per raggiungerli?

Spesso rimaniamo ammirati dagli esempi di uomini e di donne, di Dio che ci vengono presentati nella Scrittura, e ci domandiamo come possiamo imitare le loro “gesta”.

In realtà se esaminiamo bene ciò che di loro è detto scopriamo che ciò che ha fatto la differenza in loro è la loro ubbidienza, anche nelle piccole cose.

Non ci viene detto che Abramo discusse con Dio quando fu chiamato (Ge 12), così come Giosuè non discusse con Mosè sul come guidare il popolo, e neppure i profeti discutevano le indicazioni o i comandamenti di Dio, a parte delle limitate eccezioni (vedi Giona).

La loro forza era sempre e comunque la fede che si esprimeva nell’ubbidienza a colui che era ed è l’Onnipotente e il Fedele, colui che sa quello che fa.

 

Un’altra caratteristica menzionata da Paolo di Epafra è proprio la fedeltà.

A chi e a che cosa era fedele?

Era un fedele ministro di Cristo.

Il Signore era al centro della sua vita, egli aveva riposto la sua fede, il suo amore e la sua speranza in colui che lo aveva salvato dall’ira a venire e che ora lo portava a praticare il ministerio di Cristo nel servizio, nella fervente attesa del suo ritorno.

Qualcuno potrebbe chiedersi che cosa deve fare per essere, o diventare così. Non c’è nulla di male nel desiderare di somigliare a tali uomini, che sicuramente hanno basato la loro vita sulla fedeltà al loro Signore, e sull’ubbidienza al mandato e alla chiamata ricevuti da lui.

Chi desidera ciò desidera un opera buona, e soprattutto desidera assomigliare di più al proprio Signore.

Quindi in concreto che fare?

Come diventare così, e cioè uomini “qualunque” ma potenti nelle mani di Dio?

Situazioni problematiche da affrontare

 

Ritorniamo ad Epafra, per avere delle indicazioni sull’ambiente e sulla chiesa in cui Epafra viveva e si muoveva.

Grazie alla Parola di Dio abbiamo delle informazioni preziose, e possiamo dire che i problemi a Colosse non mancavano:

• Vedi ad esempio la “grana” tra il padrone Filemone e il suo schiavo Onesimo; in questo caso abbiamo un bell’esempio di come il Signore ci guidi a risolvere problemi di relazione che, se irrisolti, possono arrivare a devastare sia i rapporti personali sia le famiglie, e in molti casi addirittura devastare intere chiese. Non mi riferisco a principi biblici o dottrinali, su cui non è ammesso cedere, piuttosto a diverbi o questioni pratiche o personali. Spesso accade perché siamo incapaci di sopportare un torto e di perdonare, e per questioni di principio siamo anche disposti a distruggere l’opera di Cristo, anche se inconsapevolmente, pur di non cedere dalle nostre ragioni o diritti.

• Inoltre pare che i Colossesi si erano lasciati convincere da qualche predicatore itinerante di estrazione giudaica ad attribuire eccessiva importanza a riti, a tradizioni e a precetti della legge Cl 2:4-23.

Dobbiamo fare attenzione al grosso pericolo in cui possiamo incorrere, perché spesso il voler rispettare delle regole nasconde in realtà il desiderio di sentirci a posto davanti a Dio, sempre pronti a vedere la pagliuzza nell’occhio del nostro fratello... Certamente noi non dobbiamo seguire o rispettare riti, tradizioni, ma piuttosto dobbiamo essere pronti a chiederci chi e che cosa vogliamo seguire.

È il Signore la nostra via?

È la sua Parola la nostra guida?

Posso in qualche modo guadagnare il mio fratello in modo “amabile” piuttosto che criticarlo forse per la sua giovane età, o immaturità spirituale?

• Un altro errore di quei credenti consisteva nel credere che bisognava ricorrere a riti speciali per difendersi dalle potenze ultraterrene, o propiziarsene l’aiuto (culto degli angeli, v.18). Questo errore non dovrebbe riguardarci, eppure nelle nostre realtà quotidiane quante volte facciamo nostri piccoli “rituali”, come ad esempio indossare quell’abito che quella volta ci ha portato “bene”? E che dire di alcuni che sono sempre presenti solo al culto della domenica (la nostra “grande messa”) ed invece trascurano gli incontri settimanali? Anche questo è un rito! Qualcuno potrebbe sorridere, ma la Scrittura invece ci invita a “vegliare” per vedere se noi siamo indenni da ciò che condanniamo.

• Un quarto errore del loro comportamento era quello di voler mortificare il corpo con pratiche ascetiche (2:23). Le pratiche di austerità corporale, osserva Paolo, pur servendo ad umiliare il nostro fisico, non ci fanno in realtà mutare nell’intimo. Peggio ancora, potrebbero inorgoglirci (servono solo a soddisfare la carne), come fanno molti nel mondo ancora oggi.

Cosa fare allora per diventare uomini e donne nelle mani di Dio, esattamente come un Epafra che si dava da fare per sostenere i suoi fratelli che correvano questi pericoli?

Se siamo giovani abbiamo l’esempio di Giuseppe, che nonostante le grandi difficoltà affrontate, poteva dire che era Dio alla guida della sua vita e che lo faceva prosperare. (Ge 39). E Giuseppe sicuramente è un campione di fede da seguire nella mansuetudine, nella fede in Dio, nella speranza che Dio opera nelle vite di coloro che gli appartengono e che mai dimentica coloro che egli ama, nonostante abbia attraversato prove incredibili. Il Signore è fedele, vi renderà saldi (2Te 3:3)!

Se siamo uomini o donne maturi, seguiamo l’esempio di Aquila e Priscilla che furono “flessibili” nell’impostare la loro vita depositandola sull’altare della volontà di Dio, che non solo li benedisse ma si servì potentemente di loro per la nascita di chiese, la crescita di credenti, e l’aiuto concreto ai loro fratelli.

Se siamo in là negli anni o anziani di età, ricordiamo l’esempio di Anna che seppur ottantenne era occupata nelle preghiere al servizio del popolo di Dio, sempre disponibile per gli altri nella preghiera e nel servizio.

Ciascuno di noi, nell’ubbidienza, nella fedeltà e costanza nel proprio cammino di fede, e nella consacrazione al Signore può trovare la gioia della propria vita, ma soprattutto può diventare una luce per coloro che ci stanno intorno, chiedendo a Dio di mostrarci la “nostra propria via” che lui stesso, e non un uomo, ha preparato.