Epafra: un uomo di preghiera!
Epafra era diventato un esempio per molti e il suo impegno non era passato inosservato, perché il suo movente era quello di piacere al Dio che lo aveva salvato e dare gloria solo a lui.
E come facciamo a sapere questo?
Mostrava amore sincero e servizio
costante verso coloro che erano amati da Dio e che per mezzo della sua grazia
erano diventati sui fratelli.
Com’è il mio amore?
E il mio servizio, è continuo? È
disinteressato?
Per amore Epafra si dava molto da fare per la Chiesa e pregava incessantemente per essa. Spesso noi abbiamo una concezione del servizio che discende dall’ambiente “cattolico” da cui proveniamo, per cui occorre fare e ancora fare ed impegnarsi nelle cose concrete (le opere).
E qui c’è un possibile pericolo!
Non che ci sia qualcosa di male nel “fare” per il Signore, ma guai se il
servizio diventa il nostro idolo e la nostra missione e se invece non è
dedizione alla persona del Signore e se non è la sua approvazione, che ci spinge
e ci sostiene nel servizio. Dobbiamo sempre ricordare che il Signore condannò
chi versava l’obolo nelle casse del tempio (cosa buona in sé), perché la loro
motivazione era sbagliata ed incentrata sul proprio egoismo e non sul Signore e
sulla sua gloria.
Ma qual’era il servizio particolare di Epafra?
La preghiera costante e continua.
Quanti credenti sono “impegnati”
con costanza, per la chiesa e nella chiesa, nel servizio essenziale e
fondamentale della preghiera?
Perché sono così pochi?
Forse perché nel fare e
nell’operare c’è visibilità e (forse) ci sono apprezzamenti e riconoscimenti,
mentre invece la preghiera comporta sacrificio e dedizione continua ed è un
servizio nascosto, ed apparentemente senza risultati immediati.
E in questo non c’è da stupirsi,
infatti da sempre i credenti ricercano, e vogliono esercitare, i doni più
appariscenti, come già accadeva a Corinto.
Ma è questo che il Signore vuole
realmente da me, o per me?
È questo l’impegno che il Signore
si aspetta da me?
Sono io che decido a quale
servizio voglio essere dedicato e per quanto tempo e quando, oppure lascio al
mio Signore decidere dove io devo essere posto nel corpo e quanto impegno io
debba dedicare al suo progetto di crescita spirituale stabilito per me?
Che il Signore ci dia di
riflettere su queste domande affinché veramente sia lui a prendere gloria dal
mio servizio e non io a gloriarmi di quello che svolgo per il Signore!
Che ciascuno di noi possa essere
la persona giusta al posto giusto nel momento giusto per il grande servizio che
Dio ha previsto per ognuno di noi!
La preghiera: un debito d’amore!
Pregare per gli altri, non è solo un comandamento, non è qualcosa di appariscente, ma può cambiare la vita, la mia per prima!
Nella preghiera prendiamo un
impegno di amore e di servizio verso i fratelli (e non solo), servizio che deve
diventare un debito d’amore. Pregare per gli altri significa presentare a Dio
coloro che Dio ama e che lui mi ha messo vicino. Significa intercedere per i
loro bisogni, anche se queste persone non mi sono simpatiche o addirittura se
mi hanno fatto del male (consapevolmente o no).
D’altronde il Signore cosa ci ha insegnato?
Che esempio ci ha dato sulla
preghiera?
Prima di tutto egli ha pregato il
Padre di essere sempre pronto a fare la sua volontà. Questa è la nostra prima
linea guida nella preghiera. Inoltre ha pregato per i suoi discepoli,
soprattutto nelle ultime ore ben sapendo che da lì a poco lo avrebbero tradito
ed abbandonato. E ha pregato sulla croce anche per i suoi carnefici!
E noi per chi preghiamo?
Il Signore non ci chiede di
pregare “solo” per chi ci è simpatico, o per chi si avvicina di più alle nostre
caratteristiche e nemmeno ci chiede di pregare sempre e solo per noi, alimentando
così il nostro egoismo.
Il Signore ci ha comandato di
pregare per i bisogni dei nostri fratelli.
E noi siamo attenti ai bisogni
dei nostri fratelli? Li conosciamo? Ci interessiamo di loro?
Ripeto il debito d’amore lo
abbiamo verso tutti i nostri fratelli, non solo verso quelli con cui andiamo
d’accordo.
Che chiesa diversa sarebbe la nostra se ognuno di noi si impegnasse ogni giorno a presentare al trono della sua grazia i propri fratelli e sorelle, con i loro bisogni intercedendo con costanza e fedeltà!
Che bello sapere che ci sono
fratelli che pregano per me! Questo
mi incoraggia, mi rinforza e mi consola. Non posso che ringraziare il Signore
per questo sostegno spirituale.
Epafra sarebbe rimasto una persona anonima se non avesse scelto una chiara posizione nei confronti del Signore e della sua opera: egli si era messo completamente a disposizione del Signore Gesù.
L’esempio di Epafra suggerisce
alcune domande.
Fin dove arriva il mio amore per
il Signore?
Fin dove arriva il mio amore per
la sua opera e la sua Chiesa?
Quanto è normale per me amare
tutti i figli di Dio?
Che cosa faccio io per aiutare
gli altri a crescere nella fede?
Penso sia importante pregare per
la mia chiesa e per ogni suo componente?
Quanto tempo dedico nella mia
vita all’intercessione per i fratelli? (Sl 16:3; Gv 13:34, 35; Ef 4:15-6).
Epafra è veramente un grande esempio nella preghiera fervente ed incessante. Paolo ancora scrive di lui: “Egli è dei vostri, e servo di Cristo e lotta sempre per voi nelle sue preghiere perché stiate saldi, come uomini fatti, completamente disposti a fare la volontà di Dio” Cl 4:12.
Epafra lottava nella preghiera, e
nell’intercessione manifestando un impegno preciso, costante e fedele. Abbiamo
bisogno di intercedere nelle nostre preghiere, presso il trono della
misericordia di Dio, combattendo in preghiera a fianco di colui che vive sempre
per intercedere per noi (Eb 7:25).
Il Signore Gesù Cristo solo sa quanto sia importante il combattimento contro le potenze, le potestà che guerreggiano ogni giorno contro di noi, al fine di abbatterci. Ci ricordiamo che queste potenze, ma soprattutto il principe di questo mondo, sanno di avere oramai poco tempo e si danno da fare notte e giorno per atterrarci e renderci inoffensivi?