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venerdì 9 febbraio 2024

La storia dell’uomo povero e saggio (1/2)

Ho visto sotto il sole anche questo esempio di saggezza che mi è parsa grande. C’era una piccola città, con dentro pochi uomini; un gran re le marciò contro, la cinse d’assedio e le costruì contro dei grandi bastioni. Ora in essa si trovò un uomo povero e saggio che con la sua saggezza salvò la città. Eppure nessuno conservò ricordo di quell’uomo povero. 

Allora io dissi: «La saggezza vale più della forza»; ma la saggezza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate.                                                       

(Ecclesiaste 9:13-16)


La storia dell’uomo povero e saggio di Ecclesiaste 9 è una delle rare parti di questo libro che ci presenta la persona del Signore Gesù. È Salomone, a cui l’Eterno aveva dato la saggezza in risposta alla sua preghiera (1 Re 3:9-12) che ha scritto questo racconto così profondo e straordinario.


Una piccola città e un grande re.

Una piccola città con pochi abitanti è sottoposta agli attacchi di un gran re che la circonda e costruisce delle grandi opere per assediarla (v. 14). Di fronte alla superiorità del nemico non c’è alcuna speranza di salvezza per questa città, ma in lei vi è un uomo povero e saggio che la salva per mezzo della sua saggezza; tuttavia nessuno si ricorderà di questo uomo povero (v.15). In questo uomo povero e saggio possiamo vedere una figura del Signore Gesù.

Il grande re che assedia la città si riferisce a Satana: “il principe di questo mondo” (Giovanni 12:31; 14:30; 16:11) e non solo ma anche “il dio di questo mondo” (2 Corinzi 4:4). Nella stessa maniera in cui  la città era prossima a cadere nelle mani del re nemico, anche noi siamo sotto il potere di Satana e delle tenebre (Atti 26:18; Colossesi 1:13) e umanamente parlando, di fronte al potere di Satana, non abbiamo alcuna speranza di salvezza; l’uomo naturale non può competere con la potenza e l’astuzia del diavolo. La triste storia della prima coppia umana ce lo prova. Lo stato in cui ci troviamo rende impossibile ogni liberazione: “eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati” (Efesini 2:1).

La nostra salvezza è stata compiuta da una persona sconosciuta dal mondo.


Un uomo sconosciuto.

Leggendo questa corta storia rileviamo che non ci è riportato il nome di questo uomo povero e saggio; la salvezza di questa città è stata possibile grazie ad una persona che non aveva nessun ruolo importante fra i suoi contemporanei.

È così della nostra salvezza che è stata compiuta da una persona sconosciuta dal mondo e dalla quale nessuno si aspettava alcunché. Quando il Signore Gesù è venuto in questo mondo, è stato disprezzato e rifiutato dagli uomini; fino da prima della Sua nascita, “non c’era posto per Lui” (Luca 2:7). Il mondo che Lui stesso aveva creato, non lo conosceva, e il Suo popolo, di cui si era preso cura durante numerosi secoli, non voleva saper niente di Lui: “È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11); “neppure i Suoi fratelli credevano in Lui” (Giovanni 7:5). Isaia scrive di Lui profeticamente: “Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna” (Isaia 53:2-3). Dalla mangiatoia alla croce, il Signore Gesù è stato uno straniero in questo mondo; in generale, i suoi contemporanei non gli hanno prestato molta attenzione.


Un uomo povero.

L’uomo che con la sua saggezza ha salvato la città assediata era povero (v. 15). Il Signore Gesù era ricco, infinitamente ricco, ma “Si è fatto povero per voi affinché mediante la Sua povertà voi poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:9). Questa grande povertà che il Signore ha scelto si è manifestata nella Sua profonda umiltà: Lui, il Dio creatore, è divenuto Uomo, simile alle Sue creature, “Lui che sostiene tutte le cose con la parola della Sua potenza” (Ebrei 1:3), è divenuto un umile servitore e “ha imparato l’obbedienza dalle cose che soffrì” (Ebrei 5:8). La Sua povertà è andata ancora oltre. Nella Sua umanità sulla terra non ha frequentato le alte sfere sociali, né abitato in splendide case. È cresciuto in un ambiente semplice, se non addirittura povero, mettendo la Sua grazia a disposizione degli indigenti e dei malati. Appena nato, sua madre lo ha posto in una mangiatoia per gli animali; adolescente ha vissuto nella casa di un carpentiere; non disponeva del denaro per pagare la tassa per il tempio (ma poteva ordinare ad un pesce di portarglieLo – Matteo 17:27). Su questa terra non aveva un luogo dove posare il capo (Matteo 8:20; Luca 9:58). Il punto massimo della Sua povertà è al Golgota, sulla croce, dove è stato innalzato, dove ha sofferto ed è morto per il peccato. Là è stato “soppresso” e non aveva più niente (Daniele 9:26). In quel momento, non solo ha dato tutto quello che aveva, ma ha dato Se stesso.


Un uomo saggio.

L’uomo che ha salvato la città non aveva beni materiali, ma aveva altre cose: possedeva la saggezza e ha potuto salvare la città (v. 15). L’ esatte circostanze della liberazione di questa città non ci sono riportate, ma vediamo nella saggezza di questo uomo una bella immagine del Signore Gesù: “Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:24). Il Signore Gesù è la “saggezza” impersonificata che può essere trovata da coloro che la cercano (Proverbi 8:12, 17) e riguardo a tutti coloro che l’hanno trovata Paolo scrive: “voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Corinzi 1:30).

Dalla sua infanzia, è stato detto del Signore Gesù “era pieno di saggezza” (Luca 2:40); a dodici anni si è seduto nel tempio fra i dottori della Legge facendo loro delle domande e “tutti quelli che lo udivano si stupivano del Suo senno e delle sue risposte” (Luca 2:47).

La Bibbia ci dice, quanto alla Sua giovinezza: “Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52) e le persone si chiedevano stupite: “Da dove Gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti?” (Matteo 13:54).

Infine la Sua grande saggezza si è manifestata nel fatto che non ha mai fatto niente che non fosse pertinente e intelligente; ha sempre fatto quello che bisognava fare al momento e nel modo più opportuno (Luca 23:41). Tuttavia, benché molti si meravigliassero della Sua saggezza, pochi credevano in Lui.


La salvezza per mezzo della saggezza.

In che modo si è manifestata la saggezza dell’uomo povero e saggio? Non ci è detto, ma il fatto che abbia salvato la città mette in risalto tutta la sua saggezza. La nostra salvezza mostra, nello stesso modo, l’immensa saggezza di Dio. Alla croce del Golgota essa brilla con splendore; là dove Satana pensava di aver riportato la più grande delle vittorie, di fatto ha subito la disfatta finale. Il Signore Gesù è stato crocifisso in debolezza, ma sulla croce ha vinto “con la Sua morte colui che aveva il potere sulla morte, il diavolo e ha liberato tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la vita” (Ebrei 2:14-15). Quella che sembra essere una infamante disfatta è in realtà un’eclatante vittoria. Sì là dove il Signore Gesù ha sofferto ed è morto in modo così indescrivibile, ha riportato la più grande vittoria. Con Paolo possiamo esclamare: “Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono inscrutabili i Suoi giudizi e ininvestigabili le Sue vie” (Romani 11:33).

La saggezza di Dio non si manifesta anche nel messaggio dell’Evangelo e attraverso coloro che credono? Il messaggio di Cristo crocifisso è: “per i giudei uno scandalo per i gentili pazzia” ma i credenti vi riconoscono la potenza di Dio: Paolo scrive: “Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione” (1 Corinzi 1:21).

Il mondo attuale con la sua propria saggezza è incapace di comprendere la saggezza di Dio (1 Corinzi 2:8). Soltanto una fede semplice può conoscere ed ammirare questa saggezza. Così coloro che credono al vangelo sono una testimonianza vivente della saggezza di Dio. A questo riguardo Paolo scrive: “Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; …  perché nessuno si vanti di fronte a Dio” (1 Corinzi 2:26-29). Sì “In Dio stanno la saggezza e la potenza, a lui appartengono il consiglio e l’intelligenza” (Giobbe 12:13).


(segue e si conclude domani)