“Lo stolto ha detto in cuor suo: Non c'è Dio. Sono corrotti, fanno cose abominevoli” Salmo 14:1.
Non c'è Dio, ecco il credo dello stolto. Costui non vuole che vi sia un Dio e perciò ne nega l'esistenza. Questo è un atteggiamento alquanto irrazionale perché denota una presunzione di conoscenza a tutto campo: Io so tutto: non è possibile che esista un Dio trascendente i limiti della mia conoscenza.
Tale affermazione non tiene conto delle meraviglie della creazione che attestano l'esistenza di Dio. L'immensità del creato, il moto preciso dei pianeti e la sorprendente idoneità della terra ad ospitare la vita, la stupefacente organizzazione del corpo umano, la fantastica complessità del nostro cervello e le straordinarie caratteristiche della natura che ci circonda. Se non fosse insensato non rinnegherebbe Dio. Dire che non esiste Dio è smentire l'evidenza più cristallina ma il peccato denota sempre una follia.
Il termine usato per “stolto” è Nabal, può esser tradotto anche come “evanescente” o “che sta per morire”. Veniva usato per indicare qualcuno che stava facendo qualcosa di veramente stupido e mortale. Oggi lo potremmo usare per indicare un giovane che esprimesse il desiderio di voler guidare in autostrada contromano. Lo stolto è dunque colui che ha perduto la ragione nel suo stadio più elementare.
Riguardo a questi viene inoltre sottolineato non solo la loro mancanza di saggezza ma anche la presenza di un altro fine. Essi non sono stolti per una mancanza di quoziente intellettivo ma per un fine “morale”.
“Sono corrotti”, la convinzione che “non c'è Dio” si fonda generalmente sul desiderio di condurre una vita immorale. Nell'uomo il legame tra principi e condotta è assai stretto. Più è basso il suo concetto di Dio, più bassa tenderà a essere la sua etica.