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giovedì 22 febbraio 2024

Epafra (4/5)

Tre richieste di preghiera

 Sono convinto che la lotta di Epafra fosse rivolta proprio contro il nemico di Dio, Satana, e per questo consapevolmente pregava, come detto con insistenza e costanza, per tre cose:

• perché i credenti rimanessero saldi, cioè fermi, forti, incrollabili, decisi nella fede;

• perché diventassero come uomini fatti e non come bambini che possono essere sballottati qua e là dalle favole e dalle false dottrine.

• perché fossero ben disposti verso Dio a fare la sua volontà.

 

Questi tre elementi ci dimostrano che la preghiera di Epafra non era generica ma precisa e diretta, mirata ai reali bisogni dei suoi fratelli e della chiesa.

Anche Elia pregava per il popolo quando disse: “Quanto tempo ancora zoppicherete?”. Con questo voleva dire: “Quale padrone volete seguire e servire? Perché non state saldi nella fede?” 1Re 18:21.

 

L’instabilità fa parte della nostra natura.

Al mattino possiamo essere pieni di zelo ed amore per il Signore, leggere la sua Parola e pregare ed essere così allegri da iniziare una bella giornata di comunione con lui.

E poi che succede?

Bastano un po’ di preoccupazioni, gettate lì dal nostro nemico, e un po’ di pensieri che il mondo ci presenta e “subito” ci dimentichiamo di ciò che abbiamo esperimentato alla mattina. Ecco perché abbiamo bisogno della preghiera per rimanere saldi e forti, incrollabili. Paolo pregava così per gli Efesini: “Per questo motivo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal qual ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende il nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore” Ef.3:14.

Abbiamo bisogno che il Signore, non un uomo, ci fortifichi ogni giorno, costantemente. Ed è un grande aiuto la preghiera di altri per noi, quando magari noi siamo “con le ruote sgonfie”, non è così?

 

La seconda richiesta fatta a Dio da Epafra era che i Colossesi crescessero e maturassero verso la perfezione. Gesù Cristo stesso aveva ricordato questo, dicendo: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5:44). Il desiderio di Epafra era che i credenti non rimanessero dei neonati nella fede e nella conoscenza di Dio, ma che crescessero nell’amore e nell’ubbidienza. La perfezione non è umana né di questa terra, ma la maturità si che è possibile.

“Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui, essendo radicati ed edificati nella fede, come vi è stato insegnato, abbondando in essa con ringraziamento” Cl 2:6, 7.

La prima indicazione è l’obiettivo: siate perfetti, cioè maturi; come? Come il vostro Padre!

“Siate” indica qualcosa che ha a che fare con l’essere non con il sembrare. Non dobbiamo sembrare perfetti, ma esserlo interiormente. Possiamo raggiungere questo obiettivo attraverso la fede, perché da lì abbiamo cominciato e da lì dobbiamo proseguire. Se per fede, mediante la grazia di Dio, siamo dei nati di nuovo, allora anche il nostro cammino deve avvenire per fede. Per fede dobbiamo credere che Dio potrà usare degli uomini qualunque, e delle donne qualunque, come me per trasformarli in uomini e donne maturi e perfetti, a lode e gloria del suo nome.

 

Per fede dobbiamo credere che Dio sa quello che fa, che niente è impossibile a lui, e che ogni cosa è sotto il suo controllo. Più agisco di testa mia nella mia vita, meno Dio ha spazio. Questo non significa che Dio mi deve indicare (o scegliere) il colore delle mie scarpe, ma sicuramente che davanti alle scelte della mia vita io debba chiedermi: “Dio cosa farebbe? Quale scelta glorifica Dio e la sua testimonianza? Questa cosa mi edifica o porta danno spirituale a me o ad altri?”

 

La terza richiesta di preghiera di Epafra per i suoi fratelli è questa: “perché stiate saldi, come uomini fatti, completamente disposti a fare la volontà di Dio”. Gesù stesso aveva detto: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua... perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato” Gv 6:38.

Il nostro problema non è forse quello che vogliamo fare la volontà di Dio, ma non riusciamo perché siamo avvinti dai nostri pensieri e desideri (1Sa 15:19-22; Mt 7:21)?

A noi è chiesto di essere disposti a fare la sua volontà. Mettendo insieme i diversi significati della parola “disposti”, abbiamo come risultato che dobbiamo essere pronti a stare dalla parte di Dio, e pronti e ben intenzionati a fare la sua volontà, non la nostra.

 

Da giovane mi chiedevo spesso quale fosse la volontà di Dio (a volte me lo chiedo ancora!) ma in realtà Dio mi ha sempre indicato la sua volontà nella sua Parola (la Bibbia) in modo chiaro.

Il mio problema, che è comune a molti, non è di sapere qual è la volontà di Dio, ma piuttosto di essere disposto a seguirla.

Sono disposto ad ubbidire alla sua volontà, come è indicata nella Bibbia? Sono pronto a sacrificare la mia volontà per fare la sua?

 

Epafra sapeva quanto è difficile fare la volontà di qualcun altro, deponendo la propria. Lo stesso vale per noi nel fare la volontà di Dio, quante volte sappiamo qual è la volontà di Dio per noi, ma la mettiamo da parte in nome del nostro orgoglio, o della nostra testardaggine, o perché non vogliamo sacrificare i nostri interessi. Ecco perché noi tutti abbiamo bisogno di qualcun altro che ci guidi, con l’esempio più che con le parole, e che preghi per noi affinché impariamo a cercare di conoscere di più e fare la volontà di Dio.

 

La preghiera di Epafra era che la volontà di Dio potesse essere realizzata nella vita dei cristiani di Colosse. Epafra preferiva parlare a Dio degli uomini, piuttosto che parlare agli uomini di Dio. Questo è un bel messaggio perché si fonda sulla consapevolezza che le mie parole sono umane e a volte rispecchiano le mie vedute sulla vita degli altri (giudizio?), mentre invece se chiedo a Dio di intervenire a sostegno dei bisogni di un fratello sicuramente Dio opererà nel migliore dei modi, magari proprio attraverso di me ma “usandomi” come “Lui” vuole e quando “Lui” vuole. A me sta aspettare le “sue” risposte alle preghiere, non anticipare la sua volontà, seguendo la mia.