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domenica 18 febbraio 2024

Epafra (1/5)

 “...secondo quello che avete imparato da Epafra, il nostro caro compagno di servizio, che è fedele ministro di Cristo per voi” Cl 1:7.

 

 “Epafra, che è dei vostri ed è servo di Cristo, vi saluta. Egli lotta sempre per voi nelle sue preghiere perché stiate saldi, come uomini compiuti, completamente disposti a far la volontà di Dio. Infatti gli rendo testimonianza che si dà molta pena per voi, per quelli di Laodicea e per quelli di Ierapoli” Cl 4:12-13.

 

 “Epafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, ti saluta” Fi v. 23.

 

EPAFRA: chi era?

 Paolo nella sua epistola ai Colossesi nomina due sole volte Epafra, uno dei suoi compagni d’opera e di ministerio e prigionia, discepolo importante nella storia della prima Chiesa.

Sono stato attratto da questo personaggio biblico “minore”, ma sicuramente importante per il piano di Dio a favore della sua Chiesa, e che è menzionato in tre soli brevi versetti biblici.

Infatti: è forse meno importante chi viene ricordato con una singola piccola frase come, ad esempio, quella riportata dalla Bibbia su Enoc, e cioè che “Enoc camminò con Dio”?

In questa piccola e breve frase è riassunta una vita intensa, una vita di ubbidienza e comunione col Signore, una vita come poche. Dio approvò e si compiacque di Enoc al punto che fece scrivere di lui questo breve epitaffio. Se Dio dovesse far scrivere qualcosa di me che cosa lascerebbe detto?

 Chi era Epafra? Come mai è diventato uno dei compagni d’opera citati dall’apostolo? E soprattutto come mai aveva tanto spazio nel cuore di Paolo?

Senza voler inventare storie cercheremo di scavare a fondo nella Parola per ricercare quegli insegnamenti spirituali che possano essere utili per ciascuno di noi affinché, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo, possiamo diventare anche noi degli Epafra.

Già il suo nome è ricco di interesse, ha infatti due possibili significati, assolutamente contrastanti l’uno con l’altro.

Nel primo caso è un abbreviativo del nome Epaphroditus che veniva imposto in onore di Epaphus, figlio di Giove e di Io, quindi ideale per un adoratore di idoli.

Invece l’altro significato è “amabile”.

Sicuramente Epafra era passato dall’essere un adoratore di idoli, al servizio del Dio vivente e vero, l’unico veramente amabile e che trasforma i cuori degli uomini e li rende simili a sé (1Te 1:9).

 

Amore espresso nel servizio

Della vita di Epafra si sa ben poco, infatti non abbiamo molte informazioni di lui dalla Bibbia. Ad esempio non ci viene detto se fosse giovane oppure anziano, neppure sappiamo se fosse sposato oppure no. Inoltre, non abbiamo idea se esercitasse un attività professionale oppure fosse un servitore a pieno tempo nell’opera del Signore.

Apparentemente, pur essendo menzionato come un compagno d’opera di Paolo, era quello che noi definiremmo un credente qualsiasi.

Epafra probabilmente si convertì durante l’evangelizzazione di Paolo ad Efeso, e si suppone che sia stato il fondatore della chiesa che si riuniva a Colosse e, se così fosse, si giustificherebbe ancora di più il suo amore così profondo ed intenso per questa comunità.

Pur conoscendo poco di lui alcuni tratti della sua vita però sono molto chiari.

Era un uomo che amava grandemente la Chiesa: il suo più profondo desiderio era quello di spingere i credenti a conoscere sempre meglio la persona e l’opera del Signore Gesù Cristo. Solo il Signore sa quanto bisogno la Chiesa di oggi ha di uomini (e donne, perché no?) che sono profondamente attaccati a Dio e innamorati della sua Chiesa. Uomini pronti al sacrificio (del proprio egoismo, dei propri interessi, della propria vita?) per trasmettere ad altri l’amore di Dio, e l’amore per Dio.

La prima indicazione su questo aspetto del “nostro” personaggio la troviamo all’inizio della lettera aiColossesi: Come avete anche imparato da Epafra, nostro caro compagno, il quale è un fedele ministro di Cristo per voi (Cl 1:7).

Paolo dice che c’era da imparare da questo uomo, ed inoltre che era non solo un ministro (servo) di Cristo, ma anche un “fedele” ministro per loro, cioè per i credenti di Colosse.

Che bel quadro di servizio che viene dipinto di questo uomo di Dio.

È sempre opportuno e necessario che i credenti si pongano davanti alla Scrittura e si chiedano:

“Cosa ho imparato sino ad ora dal Signore? L’ho fatto mio? Sono io qualcuno che gli altri devono considerare un esempio? Ho qualcosa da insegnare o trasmettere? Gli altri mi possono considerare fedele?”

Queste domande non devono inorgoglirci né farci “gonfiare”, piuttosto devono portarci alla riflessione e farci mettere umilmente davanti allo specchio della Parola di Dio.

Non voglio spingere nessuno a sentirsi in colpa, perché ciò non è mai utile, piuttosto è il Signore che ci deve stimolare ad ubbidire alla sua Parola dopo averla ascoltata.

Quanti messaggi abbiamo ascoltato da quando siamo credenti?

Quanta lettura della Bibbia abbiamo fatto?

E di tutto ciò cosa è entrato veramente nella nostra vita pratica?

Se ci sentiamo mancanti, non scoraggiamoci, perché con il Signore c’è sempre speranza.

Penso a Pietro che dopo aver tradito il suo Signore era tornato a fare il pescatore, ma il Signore era là ad aspettarlo! Forse Gesù ci aspettando e ci sta chiedendo “Mi ami tu?”.

Se davvero lo amiamo, allora che aspettiamo a servirlo?

C’è bisogno di ognuno di noi nella sua Chiesa.

(continua)