Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, poiché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo. So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato a essere saziato e ad aver fame; a essere nell’abbondanza e nell’indigenza.
Filippesi 4:11-12
Sei contento di quello che
hai?
Il termine accontentarsi, o essere
contenti (in greco autarkes),
significa essere autosufficiente, bastante a se stesso. È come se Paolo
dicesse: Sono contento di quello che ho, tanto o poco che sia. “Accontentarsi”
non vuol dire rimanere inoperosi, o non impegnarsi per soddisfare le necessità proprie e
delle proprie famiglie. Il lavoro è un privilegio oltre che un dovere (2
Tessalonicesi 3:11-12). “Accontentarsi” descrive lo stato d’animo che dobbiamo
avere quando Dio non ci ha dato le cose che ci sarebbero piaciute o che
ritenevamo utili per le nostre necessità. Molte persone non sono mai contente
di ciò che hanno, anche se la situazione in cui si trovano consente loro una
vita decorosa o addirittura “nell’abbondanza”. Spesso il non essere contenti
deriva dalla gelosia e dall’invidia (1 Pietro 2:1) nei confronti di chi ha di
più, e questo è un grande male.
Il Signore aiutava Paolo e lo soccorreva nei momenti di bisogno, tanto che ha potuto dire: “Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (v. 13). Il Suo apostolo aveva scoperto questo grande segreto e ce ne rende partecipi.
Noi pure siamo contenti se, trovandoci in difficoltà, abbiamo fiducia che il Signore provvederà ai nostri bisogni, anche servendosi, se sarà il caso, dell’aiuto dei fratelli in fede, oltre che di quello dei famigliari, che sono i primi a dover intervenire secondo le loro possibilità (1 Timoteo 5:4). In 1 Timoteo 6:6 ci viene ricordato un principio importante: “La pietà (essere pii, timorati di Dio), con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno”.