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domenica 31 gennaio 2021

Schiavi

“Siete servi di colui a cui ubbidite” 

Romani 6:16.



Questo versetto presenta un concetto molto importante: l'unico responsabile del fatto di essere dominato sono io, giacché io sono stato colui che si è sottomesso a quella forza.

Questa sorte di schiavitù si presenta sotto forme abilmente mimetizzate per apparire insignificanti. Quante ho volte mi sono sentito dire: “Oh, io posso rinunciare a questa abitudine quando voglio”.

Falso.

Non lo puoi, poiché le hai ceduto di tua spontanea volontà e ora quella abitudine ti domina completamente. Per uscirne occorre una scelta decisa, una svolta risoluta. Ogni forma di schiavitù sarà spezzata con la nostra sottomissione a Cristo.

“Promettono loro la libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto” 2 Pietro 2:19. Con questa espressione l'apostolo Pietro descrive lo stato morale dei falsi dottori. Questi uomini “audaci e arroganti” propagatori di eresie di perdizione, erano diventati schiavi della corruzione. Il peccato li aveva vinti e assoggettati. Pietro diceva “non possono smettere di peccare” (2:14), “sono schiavi della corruzione perché uno è schiavo di ciò che lo ha vinto”. Questo principio è vero. La sua portata è assai vasta. Lo possiamo applicare all'uomo nella carne, all'incredulo, e al credente; lo possiamo usare per spiegare situazioni morali o materiali: esso è sempre valido.

Il figliol prodigo è fuggito da casa per soddisfare le proprie concupiscenze, avendo a disposizione dei beni datigli dal Padre, ma non aveva saputo valutare i privilegi dell'ubbidienza, il valore dell'amore del Padre e della sua compagnia e si è trovato schiavo, a lavorare per niente, senza mai potersi saziare, avvilito e miserabile. Perché è questo che produce questo tipo di schiavitù.

Questa è la condizione in Adamo “carnale venduto schiavo al peccato” Rom. 7:14. Gli resta, è vero, la libertà di scelta, ma questa libertà è solo teorica e a meno che qualcuno non intervenga per riscattarlo, l'uomo da solo, non potrà mai liberarsi da solo.

Anche un credente può scegliere di ubbidire alla propria carne. Le passioni cercano sempre di avere il sopravvento, i desideri della carne vogliono essere soddisfatti, la concupiscenza reclama la sua parte, le cose del mondo trovano posto a poco a poco nel cuore dei credenti, sono nemici a volte apparentemente inoffensivi che se si lasciano entrare nel proprio cuore, nella propria famiglia e quando vi avranno preso posto avrà inizio la schiavitù. “Chi commette peccato è schiavo del peccato” Giov. 8:34. I credenti mondani sono così “hanno cura della carne per soddisfare le concupiscenze” Rom.13;14.

“Fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne” Galati 5:13.