Leggere Marco 6:45-53
Desidero mettere in evidenza quattro punti che possono incoraggiarci nelle tempeste della vita.
Gesù manda i suoi discepoli sul lago.
E’ il Signore stesso che ha mandato i suoi discepoli sul lago. Li ha persino “costretti” a salire sulla barca. Può capitarci di incontrare difficoltà di cui siamo noi stessi responsabili, perché abbiamo preso una strada sbagliata; e allora dobbiamo mietere quello che abbiamo seminato. Ma nel racconto di Marco 6 vediamo che possiamo anche trovarci in una via dove ci ha espressamente mandati il Signore, in situazioni difficili nelle quali la nostra fede è messa alla prova. In ogni caso, constateremo che Dio ha tutto sotto controllo. Quello che ci avviene non è un prodotto del caso. Dio ha i suoi piani e li realizza con i mezzi che ritiene opportuni.
Dopo parecchi anni di grandi prove, Giuseppe, guardando indietro, poteva dire ai suoi fratelli: “Non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio” (Genesi 45:8). Che bella visione e che lezione per noi! Nella nostra vita non capita nulla che il Signore non abbia permesso e che non sia per il nostro bene (cfr. Lamentazioni di Geremia 3:37).
Mentre il Signore sta pregando sul monte vede i discepoli che si affannano a remare.
Il Signore Gesù li seguiva col suo sguardo, vedeva la loro angoscia. La loro situazione non lo lasciava indifferente. Anche se era momentaneamente lontano da loro, non gli sfuggiva nulla di ciò che li riguardava. Era salito sul monte per pregare e di là vedeva i suoi discepoli e le loro avverse circostanze.
Oggi il Signore Gesù è in cielo. E’ là come nostro misericordioso e fedele sommo sacerdote presso Dio. E’ pieno di compassione per noi. Si occupa di noi. Non gli sfugge nulla. E’ quanto esprime il salmista: “Gli occhi del SIGNORE sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido” (Salmo 34:15).
Dal cielo il Signore vede
– ogni difficoltà che incontriamo, ogni lacrima che versiamo
– ogni sentimento del nostro cuore
– ogni momento di solitudine che ci opprime
– ogni ingiustizia di cui siamo vittime
– ogni domanda a cui non troviamo risposta.
Davanti a Lui tutte le cose sono nude e scoperte.
Il Signore raggiunge i suoi discepoli al momento opportuno
Gesù, però, non si accontenta di guardarci e di aver compassione di noi, ma ci viene incontro e ci sta vicino nelle nostre difficoltà. Non si è semplicemente presentato ai discepoli nella barca, ma ha camminato sulle onde, su quel mare agitato che raffigura le circostanze difficili che noi incontriamo. Ed è proprio lì che possiamo fare l’esperienza della Sua presenza e del Suo soccorso.
Quando i tre amici di Daniele erano nella fornace, il Signore è andato da loro nel fuoco ardente (Daniele 3:25). Quando Paolo era solo nella prigione, il Signore gli è stato vicino (2 Timoteo 4:17). E questo lo possiamo sperimentare anche noi.
In Isaia leggiamo: “Fu il loro salvatore in tutte le loro angosce. Non fu inviato un angelo, ma lui stesso a salvarli; nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense; se li prese sulle spalle e li portò tutti i giorni del passato” (63:9).
In un altro passo dello stesso profeta, leggiamo: “Così parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio. Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore… tu sei prezioso ai miei occhi… ed io ti amo… Non temere, perché io sono con te” (43:1-5).
Che sostegno è per noi questa presenza del nostro Dio!
Il Signore si fa conoscere ai suoi discepoli
I discepoli non hanno subito riconosciuto il Maestro. Anche a noi capita spesso così. Vedendolo camminare sul mare, hanno creduto che si trattasse di un fantasma e hanno gridato di paura. Ma subito il Signore si è rivolto a loro con parole di consolazione e d’incoraggiamento. Quello che ha detto allora ai suoi discepoli è anche per noi: “Coraggio, sono io!” (Matteo 14:27). Non abbiamo da rimanere rassegnati, abbattuti, scoraggiati. Il Signore ci parla per incoraggiarci. Ascoltiamolo. Vuol darci la forza per sopportare la prova che Egli stesso ha permesso.
“Non abbiate paura”. Le circostanze della vita sono sovente tali da farci paura e da preoccuparci per il futuro. Ma a che serve aver paura di quello che potrebbe avvenire e che forse non avverrà mai?
“Gettando su di lui ogni vostra preoccupazione – dice l’apostolo Pietro – perché egli ha cura di voi” (1 Pietro 5:7).
“Sono io”. E’ Lui, l’Eterno, l’Immutabile, la Roccia dei secoli. Nell’ultimo libro dell’Antico Testamento, leggiamo: “Poiché io, il SIGNORE, non cambio” (Malachia 3:6). In un mondo dove tutto è in continuo sconvolgimento, possiamo abbandonarci completamente al Signore. Niente può smuoverlo.
Nel momento in cui Gesù è salito nella barca, i discepoli hanno potuto vedere il vento e le onde calmarsi. Nella nostra vita non è sempre così, ma una cosa è certa: se il Signore è a bordo, la barca non potrà mai affondare. E viene il momento in cui giungeremo al porto sani e salvi.
“Nell’angoscia gridano al SIGNORE ed egli li libera dalle loro tribolazioni. Egli riduce la tempesta al silenzio e le onde del mare si calmano. Si rallegrano alla vista delle acque calme ed egli li conduce al porto tanto sospirato. Celebrino il SIGNORE per la sua bontà e per i suoi prodigi in favore degli uomini” (Salmo 107:28-31).
E. A. Bremicker