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martedì 11 gennaio 2022

Lettera ad un malato

“Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti” Giacomo 1:2-4.


Lettera di un credente ad un amico malato.

Ho visto con i miei occhi dei credenti, che soffrivano molto più di me e per lunghi anni, attingere al tesoro della loro fede consolazioni sempre nuove, capaci di benedire Dio nei loro stessi dolori. Sì ho visto tutto ciò; e ho semplicemente concluso che se tu e io ci dichiariamo stanchi di soffrire quando attraversiamo delle piccole difficoltà, se ci scoraggiamo, e se, invece di benedire Dio e di rallegrarci, siamo tentati di mormorare e lamentarci, non è colpa dell'Evangelo che abbiamo ascoltato ma è colpa nostra che così poco lo abbiamo ritenuto. E' perché la fede ci fa difetto, perché abbiamo trascurato la preghiera, perché abbiamo cercato la Sua compagnia così poco, perché abbiamo prestato ascolto a molte voci finendo per non saper riconoscere più la Sua. Abbiamo perduto il primo amore, quella affezione che avevamo all'inizio per Dio. La nostra vista si è accorciata. Abbiamo dimenticato che si può seguire Cristo solo rinunciando a se stessi.

Sono in piedi ad un passo dallo specchio e vedo la faccia di un uomo che è venuto meno…un uomo che non è stato all’altezza del suo modello. Che conosceva bene le istruzioni, che era stato messo in guardia circa i pericoli, esortato con cura a vigilare, ma ha fallito. 

Ho taciuto quando avrei dovuto intervenire, sono rimasto seduto quando mi sarei dovuto alzare, ho messo la mano davanti alla bocca troppo tardi quando le parole erano già uscite. Se fosse stata la prima volta sarebbe stato diverso. Ma non è così.

Quante volte è possibile cadere e sperare che qualcuno ci tiri su?

Siamo strumenti così attenti e rispettosi del lavoro di Dio da non permettergli di mettere mano più volte sulle stesse imperfezioni? Quanta pazienza mostra colui che opera per il nostro bene, quanta cura e quanto amore mette in ogni singolo colpo desiderando che il risultato assomigli sempre più a colui che è il modello perfetto.

Il cristiano non vive in questo mondo per essere vittima delle circostanze o delle contrarietà, ma per essere vincitore in Cristo Gesù.

Non so per quale motivo si pensi che sia pio rassegnarsi di fronte alle avversità. 

La vittoria autentica del credente non passa per il cammino del vivere sospirando.

La rassegnazione non è una virtù cristiana.

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