Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

giovedì 6 gennaio 2022

06 gennaio - “Non essere incredulo, ma credente”

(Gesù) disse a Tommaso: “Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente”.

Giovanni 20:27

 

“Non essere incredulo, ma credente”

(lettura proposta: Giovanni 20:24-31)

 

“Metti la mano nel mio costato”. Qual è il senso di queste parole che Gesù risuscitato rivolse al discepolo Tommaso? Quel discepolo non credeva che il Signore fosse davvero risuscitato; così Lui gli ha parlato, e gli ha mostrato i segni dei chiodi nelle Sue mani e il costato che il soldato romano aveva ferito con una lancia.

Gesù si rivolge a noi allo stesso modo, specialmente quando siamo in preda al dubbio. Lui non si allontana da noi. Aspetta da noi un avvicinamento personale, spontaneo, fiducioso e tenero, in cui sia il cuore a parlare.

Ricordiamoci della Sua umanità senza macchia, della Sua umiliazione, della Sua vita di sofferenza, della Sua morte, e anche del giorno in cui è uscito vivente dal sepolcro. Scacciamo l’incredulità dai nostri cuori ripensando alle ferite del nostro Salvatore, ai segni della Sua crocifissione.

Era proprio Gesù, morto e risuscitato, che si presentava vivente a Tommaso. La Sua risurrezione gloriosa attestava che era Dio; bisognava che Tommaso non fosse più incredulo ma credente. Tommaso, allora, rispose con un’esclamazione: “Signore mio e Dio mio!” Grido di gioia e di adorazione, spontaneo, personale. Non dice solo “Signore Dio”, dice “Signore mio e Dio mio!”