Colui che viene a me, non lo caccerò fuori.
Giovanni 6:37
La preghiera di un soldato
Nell’Unione
Sovietica, nel 1972, un giornaletto edito in proprio, che faceva parte della
rete clandestina chiamata Samizdat, pubblicò il testo d’una preghiera che era
stato trovato nel mantello di un soldato russo, Aleksander Zatzepta, scritto
durante la seconda guerra mondiale, qualche minuto prima di una battaglia in
cui perse la vita.
“O
Dio, ascoltami! Non ti ho mai parlato della mia vita, ma oggi sento il bisogno
di adorarti. Tu sai che fin da quando ero piccolo mi hanno sempre detto che tu
non esisti. E io, stupido, ci credevo. Non mi sono mai meravigliato delle tue
grandi opere. Ma questa sera ho alzato gli occhi, e dalla mia trincea ho visto
il cielo pieno di stelle sopra alla mia testa! Sono rimasto affascinato dal
loro magnifico splendore, e all’improvviso ho capito quanto ero stato
ingannato…
Non
so, o Dio, se mi tenderai la mano. Ma dico questo, e tu mi comprendi. Non è
forse strano che, in mezzo a questo inferno terribile, io veda la luce e ti
abbia scoperto? Ora sono felice,
semplicemente perché ti ho conosciuto.
Fra
poco dovremo attaccare, ma non ho alcun timore. È arrivato il segnale, devo
andare. È meraviglioso essere con te. Voglio dirti anche, e tu lo sai, che la
battaglia sarà difficile: è possibile che questa notte stessa io bussi alla tua
porta… Piango forse? Mio Signore, Dio, tu vedi cos’è avvenuto nel mio cuore; è
solo da adesso che comincio a vederci chiaro.”