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giovedì 11 maggio 2023

Amare per servire

Quali sono le qualità necessarie per servire il Signore? Si possono riassumere tutte in una sola parola: l'amore:  Amore per il proprio Signore, come il servo ebreo che poteva dire: Amo il mio padrone (Esodo 21:5); non avere altro desiderio che fare la sua volontà, altro pensiero che piacergli. I nostri affetti non devono essere "divisi", in parte per il signore e in parte per altre cose: «Nessun domestico può servire a due padroni: perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o si atterrà all'uno e sprezzerà l'altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona (il denaro) (Luca 16:13). «Poiché dov'è il tuo tesoro, qui sarà anche il tuo cuore» (Matteo 6:21); «Chiunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio» (Giacomo 4:4). Il Signore vuole dei cuori "interi".

L'amore è caratterizzato dalla dolcezza, dalla bontà, dall'umiltà. Dobbiamo sempre avere presente che siamo stati riscattati e che apparteniamo al Signore completamente, spirito, anima e corpo; per questo è scritto: «Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, il che è il vostro culto spirituale» (Romani 12:1). Servire il Signore è servire gli altri: i non credenti, per portare loro il Vangelo e far conoscere il Salvatore, e i credenti che sono una sola cosa con Lui, a tal punto che quello che facciamo a uno dei più piccoli dei "suoi fratelli" l'abbiamo fatto a Lui (Matteo 25:40).

Il servizio d'amore del Signore è l'esempio supremo che dobbiamo imitare: «Noi abbiamo conosciuto l'amore da questo: che Egli ha dato la sua vita per noi; noi pure dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli» (1 Giovanni 3:16). «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande che quello di dare la sua vita per i suoi amici» (Giovanni 15:12).

Il vero servitore è Cristo. Egli è venuto per servire: «Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la vita sua come prezzo di riscatto per molti» (Marco 10:45). «Io sono in mezzo a voi come colui che serve» (Luca 22:27). Egli è sceso dal cielo per essere il servo di Dio, un servo perfetto la cui volontà è esattamente quella del suo padrone; Egli ha trovato la sua delizia nel servirlo. «Io sono sceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Giovanni 6:38). «Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà» (Salmo 40:8).

All'inizio del suo ministerio, Dio lo presenta al mondo con queste parole: «Questo è il mio diletto Figliuolo nel quale mi sono compiaciuto» (Matteo 3:17); ma molto tempo prima l'aveva annunziato per mezzo del profeta Isaia dicendo: «Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto in cui si compiace l'anima mia» (Isaia 42:1). Egli è visto come Colui che l'Eterno ha formato fin dal seno materno per essergli servo e per adempiere nell'umiltà il suo servizio d'amore, in mezzo all'orgoglio degli uomini, abbassando se stesso e facendosi ubbidiente fino alla morte della croce.

Ma il Signore è venuto non solo per servire Dio, ma per servire gli uomini e dare la sua vita come prezzo di riscatto per loro; la sua vita si è svolta non fra i grandi della terra, ma fra i piccoli, i poveri, i miseri; con loro è vissuto, per loro ha lavorato senza sosta. Allo spuntar del giorno andava nel tempio, e tutto il popolo veniva a Lui per udirlo (Luca 21:37), di notte stava sul monte degli Ulivi per pregare. L'apostolo Giovanni dice alla fine del suo Vangelo: «Vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte, le quali se si scrivessero ad una ad una credo che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero».

Il Padre ama il Figlio e ha messo ogni cosa nelle sue mani. A Lui ha affidato questo servizio d'amore per gli uomini. Alla fine del suo ministerio, quando è detto che «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Giovanni 13:1), il Signore dà ai suoi discepoli un esempio di questo servizio. Con quale umiltà si cinge d'un asciugamano e si mette a lavare loro i piedi! Che lezione d'amore! «Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, poiché lo sono; se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Poiché io vi ho dato un esempio affinché anche voi facciate come vi ho fatto io».

L'amore trova il suo piacere nel servire, mentre l'egoismo pretende di essere servito.

Nel cap. 25 di Matteo, il Signore ci parla in parabola del servizio che ci ha affidato durante la sua assenza. C'è un padrone che dà a ciascuno dei suoi servi, secondo la propria capacità, qualcosa da far rendere; "A uno cinque talenti, a un altro due e a un altro uno". Tralasciamo il caso di quest'ultimo che non ha fatto fruttare l'unico talento ricevuto e che si è attirato la riprovazione e un grave castigo. I primi due hanno fatto il loro dovere e risposto alle aspettative del padrone; egli dice loro le stesse parole, anche se uno ha prodotto più che l'altro: «Va bene, buono e fedele servitore; sei stato fedele in poca cosa». Soffermiamoci su queste parole: «Poca cosa». Il Signore non ci chiede di più di quello che siamo in grado di dare, ma vuole che siamo fedeli nell'uso di quello che ci ha affidato. Per tanto che facciamo sarà sempre poca cosa, e possiamo ben riconoscerlo dicendo umilmente: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare" (Luca 17:10). Ma con quale riconoscenza ci prostreremo davanti a Lui quando ci dirà: «Va bene!", e aggiungerà: "Io ti costituirò sopra molte cose". Sarà una ricompensa che non avremmo meritata. «Molte cose» sia per chi ha fatto poco che per chi ha fatto di più; la stessa parola di soddisfazione,