Nella Scrittura ci sono delle profezie dettagliate riguardo al Messia sofferente che ci anticipano sia le sue sofferenze che il rifiuto del popolo. Uno dei grandi brani su questo rifiuto è Isaia 53. In questo passo, il profeta, che era un ebreo e scrisse 700 anni prima della nascita di Cristo, anticipa il fatto che il popolo avrebbe respinto proprio colui che attendeva.
Sarebbe stato “disprezzato e abbandonato” e anticipa quello che era lo scopo della sua venuta: sarebbe stato il sostituto per l'iniquità e la malvagità dell'uomo. “Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato...Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti” (v.4-5).
La cosa triste è che questo brano non viene più letto nei templi nei giorni festivi come lo era una volta. I rabbini danno una nuova interpretazione a questo brano spiegando che questa persona di cui sta parlando la profezia è Israele. Ma il passo è ben chiaro “Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo?” (v.8). Il popolo non poteva esser il sostituto di se stesso. Per non parlare del fatto che è precisato che “gli avrebbero assegnato una sepoltura con gli empi” cioè i ladroni, ma “nella sua morte sarebbe stato con il ricco” riferimento a Giuseppe D'Arimatea che lo seppellì nella propria tomba. Fatto ben noto agli Ebrei. Bisogna ben chiudere gli occhi volutamente per non vedere in questa descrizione la figura del Signore Gesù.
E' impressionane poi la precisione delle profezie contenute nel Salmo 22. Anche le antiche scuole rabbiniche riconoscono questo salmo come Parola di Dio. Il salmista ci dà una descrizione particolareggiata e precisa di una persona che viene crocifissa. Egli parla della sofferenza del Messia come se si trovasse sulla croce con Lui, soffrendo la sua pena, vedendo la gente e gli avvenimenti intorno. Potrà dire “io sono come acqua che si sparge”.
E' un versetto che mi ha sempre fatto effetto perché lo collegavo con il passo dei Giudici: “Permetti che io faccia un'altra prova con il vello: resti asciutto soltanto il vello e ci sia della rugiada su tutto il terreno” 6:39. Il vello pieno di rugiada sarebbe rimasto asciutto affinché le benedizioni di Dio potessero giungere fino a noi e per questo, Lui, è stato come acqua che si sparge.