"La Parola del Signore fu rivolta a Giona, figlio di Amittai, in questi termini: Alzati, va' a Ninive, la gran città, e proclama contro di lei che la loro malvagità è salita fino a me" (Giona 1:1 e 2).
La Parola che l'Eterno rivolge a Giona è un messaggio per Ninive. Notiamo che quando il Signore affida un'opera da compiere, dà anche le relative istruzioni. La Natura stessa è ai suoi ordini; alla sua voce, la terra inghiottì il ribelle Kore e tutti coloro che lo seguirono in quella rivolta (Num.16:31 a 33); il mare sommerse Faraone e tutto il suo esercito (Es. 14:27); un angelo del Signore colpì il campo degli Assiri sterminando 185.000 uomini (2 Re 19:35).
A volte Dio sceglie delle persone che sembrano le meno adatte per compiere i suoi disegni. Eppure, con la forza che Dio gli diede, Mosè, pastore di Jetro, liberò il popolo d'Israele dalla terribile schiavitù dell'Egitto; un'orfana, Ester, salvò i Giudei deportati della spada di Aman; un debole Giona, metterà in ginocchio Ninive, l'orgogliosa città delle nazioni.
"Alzati", dice l'Eterno a Giona. Il padrone ha parlato ed il servo deve soltanto ubbidire.
"Alzati". Ecco ciò che il Signore ha il diritto di dire a ciascuno di noi. Levati per andare dove io ti mando, per compiere l'opera che ho deciso di affidarti. Il riscattato di Cristo non ha più il diritto di fare la propria volontà né di disporre a suo piacere della propria persona. Noi non apparteniamo più a noi stessi, ma a Colui che ci ha comprati a caro prezzo (1 Cor. 6: 20). La nostra risposta dovrebbe sempre essere quella del giovane Samuele: "Parla, poiché il tuo servo ascolta" (1 Sam. 3:10)
"Va' a Ninive, la grande città". Fu Caino che edificò la prima città (Gen. 4:17). Nello stato attuale in cui l'umanità è sprofondata, le città sono metropoli dove vi è maggiore libertà di fare il male, perché ci si nasconde facilmente tra la folla. E più gli uomini vivono vicini gli uni agli altri, più si corrompono a vicenda; ciascuno porta la sua parte di malvagità e depravazione, e di giorno in giorno l'iniquità generale aumenta.
Più il Signore mostra la sua grande pazienza e longanimità, più la ribellione si estende. Era il caso di Ninive. Ma il Signore si avvicina a passo lento quando viene per punire; si ferma molte volte, e manda davanti a Sé dei messaggeri per dire ai peccatori di pentirsi prima che il giudizio cada su di loro come una tempesta.
La malvagità di Ninive era salita davanti a Dio come anticamente l'omicidio di Caino e i crimini di Sodoma. Al grido delle loro iniquità rispondeva quello del giudizio di Dio. Tale era il funesto messaggio che doveva proclamare Giona in tutte le parti della città, sia davanti all'umile casa del povero, come nella sontuosa dimora del ricco e nel palazzo del re.
Ma non è soltanto a Ninive che si indirizza questo solenne avvertimento, bensì a tutti gli uomini.
Giona doveva gridare contro Ninive, far conoscere ad alta voce lo scontento di Dio. Certamente era un compito difficile e rischioso, ma Giona non aveva nessuna ragione per non compierlo; Dio lo mandava come profeta e le parole che doveva pronunciare potevano salvare migliaia di anime dalla punizione divina. Dio dice: "Io provo forse piacere se l'empio muore?… non ne provo piuttosto quando egli si converte dalle sue vie e vive? ...Io non provo nessun piacere per la morte di colui che muore, dice Dio, il Signore. Convertitevi dunque e vivrete" (Ezec. 18:23,32). Ah! se Giona avesse subito ubbidito, non avrebbe attraversato tante prove e provato tanta amarezza.
Questo è anche il messaggio che il Signore affida ai suoi riscattati. Egli ordina a tutti noi di annunciare con amore e fermezza la sua giustizia e la sua grazia a tutti coloro con i quali siamo a contatto. Ci ha fatto la grazia di rivelarsi a noi come il grande Dio salvatore e ora siamo suoi servitori; siamo dunque responsabili di avvertire il nostro prossimo e dire che, se non vogliono convertirsi, non sfuggiranno all'ira di Dio. Voglia il Signore illuminare la nostra mente e il nostro cuore affinché la sua Parola ci dia la rivelazione dei Suoi pensieri e ci attacchi sempre più a Colui il cui nome è "un profumo che si spande" (Cant. dei Cant. 1:3).