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lunedì 16 giugno 2014

16 Giugno

Egli è stato condotto al macello come una pecora; e come un agnello che è muto davanti a chi lo tosa... "Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di se stesso, oppure di un altro?" Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli annunciò Gesù.
Atti 8:32,34-35

Gesù, il nostro sostituto

Ecco un testo della Bibbia, tratto dal capitolo 53 del libro del profeta Isaia:
Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella (o germoglio), come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, famigliare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era pregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s'era caricato; e noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma l'Eterno ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di tutti noi.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca..."
Letto per la prima volta, questo testo può far sorgere la domanda: "Di che dice questo il profeta?" La risposta è una sola: di Gesù. In quel testo di Isaia, scritto ben 700 anni prima di Cristo, sono annunciate in anticipo le sue sofferenze, la morte che gli uomini gli hanno inflitto, e che egli ha sofferto per essere il Salvatore di tutti quelli che si confidano in lui.