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venerdì 13 giugno 2014

L’ultimo nemico

Gli anziani dicevano che l’uomo ha sette compagni: la fame, la sete, il caldo, il freddo, la stanchezza, la malattia e la morte. Nei nostri paesi occidentali, abbiamo in gran parte eliminato i primi quattro di questi cattivi compagni. Il quinto e il sesto sono ancora ben presenti, sebbene combattuti dal progresso della medicina, ma l’ultimo rimane tale quale, assoluto, universale. L’apostolo Paolo definisce la morte: “l’ultimo nemico”, e Giobbe “il re degli spaventi”.

“L‘ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte” (1 Corinzi 15:26).

Davanti alla prospettiva della morte, vi sono due diversi atteggiamenti. Il primo è, come diceva il poeta greco Menandro; “Mangiamo e beviamo perché domani morremo” (1 Corinzi 15:32). E questo non è altro che una fuga, perché la morte c’è comunque e bisogna prepararsi.
Il secondo accetta questo fatto inderogabile e si pone delle domande circa il significato della vita e di ciò che la segue. Ma dove trovare una risposta sicura? Unicamente leggendo la Bibbia. Essa afferma che dopo la morte c’è il giudizio (Ebrei 9:27), ma dice pure che colui che crede nel Signore Gesù non viene in giudizio.

“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola .... ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”  (Giovanni 5:24).

Per chi ha posto la propria fiducia nel Signore Gesù, la morte è una porta tramite la quale si entra in un universo spirituale, nella piena luce della presenza di Dio. È la luce della vita. 
Il Signore Gesù è la sorgente e il centro di questo universo di vita.