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lunedì 16 giugno 2014

La pazzia della croce?

Forse ha sconcertato anche te che il messaggio del Vangelo ci presenti, come Salvatore e Redentore, un uomo crocifisso. Non è tanto il fatto storico della crocifissione del Signore Gesù che scandalizza; anzi, la si accetta come un onorevole atto di un grande martire. Però che questo Crocifisso debba essere il nostro personale Signore e Salvatore, questo, in certo modo, ci disgusta. E perché? Semplicemente perché dover accettare che il Signore abbia dovuto morire sulla croce per portare il peso immane dei nostri peccati, ferisce il nostro orgoglio.
Un tale sentimento s’incontrava già, quasi duemila anni fa, a Corinto. L’apostolo Paolo arrivando a Corinto, trovò una città ricca e fiorente, dove la gente era orgogliosa della propria sapienza. Per questo il Signore ha voluto incoraggiarlo dicendo: “Non temere, ma continua a parlare e non tacere” (Atti 18:9). 

“Poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso”  (1 Corinzi 2:2).
Proprio in questo luogo doveva essere messo in evidenza il grande contrasto tra le ambiziose idee degli uomini e quella che Paolo definisce “la pazzia della predicazione”. Dunque era necessario che i Corinzi abbandonassero la loro superbia e la loro sapienza umana, per poter accettare il messaggio del Vangelo.
Questo vale anche per tutti noi. Dio sa meglio di noi ciò che ci necessita per avere la salvezza eterna; e dobbiamo capire che noi, e non Gesù Cristo, avremmo meritato il giudizio che Lui ha subito alla croce, quel giusto giudizio di Dio a motivo dei nostri peccati. 
Gesù Cristo, il Figlio di Dio, lo ha subito quale sostituto di tutti coloro che credono in Lui. 
Dunque, è soltanto la fede in Lui che ci può salvare.

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).