Nel leggere e meditare questi versetti non possiamo fare a meno di constatare come questo centurione avesse ben compreso che la salvezza non sta in ciò che possiamo fare ma nell’abbandono di tutta la fiducia nelle nostre opere o nei nostri supposti meriti per lasciare spazio a Colui che è il Salvatore.
·
Il centurione
L’amore è la prima cosa che caratterizza quest’uomo: amore per il
suo servo ammalato e che, sapendo che il Signore era là, Lo manda a chiamare
per guarirlo (7) supponendo che il Signore si sarebbe preso a cuore questo
malato.
Amore per la nazione nella
quale viveva dimostrato “costruendo la Sinagoga” (5). Un amore non solo
a parole, ma dimostrato nei fatti.
Lui stesso pensa di non essere né degno di presentarsi davanti al
Signore (3), né degno che il Signore
entrasse in casa sua (6), ma il Signore non ha esitato un attimo ad avviarsi
verso un uomo che manifestava un tale sentimento.
Sa di essere sottoposto ad autorità superiori e di avere il potere
di esercitare l’autorità sui suoi subalterni (8), ma riconosce al Signore
l’autorità ed il potere sulla malattia del suo servo verso il quale è impotente
(7).
Nei confronti del Signore aveva un sentimento profondo della
grandezza divina di Colui nel quale riponeva tutta la sua fiducia facendo
appello al Suo amore ed alla Sua potenza, dimostrando, con grande umiltà, tutta
la sua fede.
Ad un uomo così il Signore stesso rende questa testimonianza: “neppure in Israele ho trovato una così gran
fede” (9).
§ Abbiamo molto da imparare da un
uomo come questo sia quanto ai suoi sentimenti, sia quanto all’apprezzamento
che ha per il Signore, sia quanto al giudizio che porta su se stesso!
·
Va, vieni, fa questo (8)
Il centurione è cosciente dell’autorità che esercita sui suoi
subalterni ed i suoi subalterni sanno che gli devono obbedienza anche se
possiamo pensare che non fosse gravoso essere sotto la sua autorità.
Ma noi dobbiamo obbedienza a qualcuno ben più grande di questo
centurione: il Signore Gesù, e quando ci dice: “vai” andiamo con fiducia a portare il messaggio della grazia
consapevoli di aver ricevuto quest’ordine da Lui e facciamolo con gioia sotto
l’azione dello Spirito Santo; quando ci dice “vieni” avviciniamoci a Lui, mettiamoci ai Suoi piedi per crescere
nella grazia e nella conoscenza; quando ci dice: “fa questo” qualunque cosa sia mettiamoci mano, poiché sappiamo che
la nostra “fatica non è vana nel Signore”
(1 Corinzi 15:58).
D.C.