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mercoledì 11 giugno 2014

Gioia e responsabilità – Ecclesiaste 9:1 – 10:11


·         La medesima sorte
Buono o malvagio, credente o empio, fedele o infedele tutti gli uomini possono incontrare le medesime circostanze (9:2/3). Questa riflessione ci mostra cosa sia la società, che, senza Dio, non può legittimare alcuna morale, né dare la forza di compierla. L’uomo non può fare il bene senza avere fiducia in Dio e nella Sua Parola.
Quale incoraggiamento alla predicazione dell’Evangelo, poiché senza di esso l’uomo è senza speranza!

·         L’ombra della morte
La morte: fine inesorabile di ogni uomo e di ogni sua speranza; giunge inaspettata e tutto finisce. “I viventi sanno che moriranno” (5) perciò vivono con cognizione di causa, ma senza speranza per il futuro. Per il credente, invece, quale gioia c’è sapere che Cristo ha vinto la morte (2 Ti 1:10) rendendolo vincitore su di lei (1 Co 15:55).
Per noi è solo il momento in cui partiamo per essere col Signore  (Fl 1.23).

·         Le gioie della vita
Certi del favore di Dio (7) ma coscienti dell’incertezza delle circostanze (11) siamo invitati a gioire ogni giorno della nostra vita, non in modo egoistico, ma con “la moglie che ami” (9). L’amore coniugale qui è preso come simbolo dell’amore per ciò che si ama e non per ciò che si possiede.

·         Un uomo povero e saggio
L’Ecclesiaste scopre un vero esempio di saggezza. Un re? Un uomo potente? No! quella di un povero che libera altri uomini prigionieri di un nemico implacabile. Bella immagine del nostro Signore, il Povero per eccellenza, che ha vinto un nemico forte, ma che resta dimenticato dagli uomini (13/15)!
Ma la fede dice: vale più la saggezza del Povero che l’arroganza del mondo (17/18).

·         Rifletti su queste cose!
Il capitolo 10 ci presenta alcuni proverbi apparentemente senza un ordine e spesso di difficile comprensione. Conoscere questi versetti ci sarà utile in qualche circostanza della vita. Poniamoci attenzione, poiché ci presentano alcuni aspetti della saggezza.
Come può una cosa insignificante come una mosca morta (1), senza valore e senza vita, fare un danno così grande? Pensiamo a quei peccati che riteniamo “piccoli ed insignificanti”, ma che producono gran danni a noi ed agli altri.
Come reagiamo davanti ai superiori quando ci irritano? Lasciamo il nostro posto? È difficile vivere in situazioni dove non incontriamo la comprensione dei nostri superiori ma il credente deve mostrare dolcezza (4), perché la dolcezza spezza le ossa (Pr 25:15).
Ogni situazione comporta dei pericoli (8/11) occorrono perciò: prudenza (8), attenzione (9), previdenza (10) ed avvedutezza (11).


D.C.