Questo racconto è riportato
solo dall’evangelo di Luca. Forse anche Marco (16:12) ne fa un breve accenno,
ma senza dettagli.
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Discepoli delusi
È Lui che si avvicina
per primo, è Lui che avvia la conversazione (15), ma non viene riconosciuto. È
scambiato per uno straniero e, per di più, ignorante i fatti degli ultimi
giorni. Possibile che non sapesse niente di Gesù il Nazzareno profeta
potente in opere e parole davanti a Dio (19) che era stato fatto condannare
a morte per crocifissione (20)? Possibile che non sapesse che erano molti,
compreso loro, che avevano sperato che fosse il Messia (21) e che ora, a detta
di diversi testimoni, era risuscitato ed il suo corpo non si ritrovava?
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Le Scritture aperte (25/27)
Ma quello “straniero”
conosceva bene tutto ciò che era avvenuto a Gesù di Nazareth e rimprovera i
Suoi discepoli perché avrebbero dovuto conoscere anch’essi quegli avvenimenti
attraverso le Scritture.
Il Signore apre loro le
Scritture e, cominciando da Mosè e tutti i profeti, inizia a spiegare che le
sofferenze del Messia avrebbero dovuto precedere la gloria (26).
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Un invito a restare: Una casa aperta
(28/30)
I due discepoli sono
arrivati a casa, è sera, il giorno sta per finire (29) lo straniero fa l’atto
di proseguire, ma i due lo invitano a restare con loro, a continuare quella
conversazione che non hanno mai interrotto, che hanno ascoltato con attenzione.
Seduti a tavola quello
straniero tace per un momento e fa un gesto che quei discepoli evidentemente
conoscevano bene (30) e, forse, videro
nelle sue mani, i segni dei chiodi che porterà per sempre.
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Occhi aperti (31/32)
A volte basta poco per
riconoscere una persona, un gesto abituale, il timbro della voce che pronuncia
il tuo nome come per Maria al sepolcro ed ecco subito tutto acquista un’altra
dimensione.
Ora sono loro a parlare
e le parole sono: “non ardeva il cuor
nostro?”.
Si, il Signore aveva
riscaldato i loro cuori, aveva applicato la Parola al loro bisogno come nessun
altro avrebbe saputo fare, si era fatto riconoscere in modo semplice ma
inequivocabile. Non resta che tornare e far partecipi anche gli altri
dell’esperienza vissuta (35).
Cari
amici, quante volte, delusi dalle circostanze ci avviamo verso la nostra Emmaus , ma il
Signore si avvicina, riscalda i nostri cuori con la Sua Parola e ci
sussurra: “sono io, non temere!”. Sappiamolo riconoscere!
D.C.
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