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domenica 15 giugno 2014

Un peccatore incallito

In un porto cinese, un missionario stava osservando lo scarico di una grossa nave. Il comandante, riconoscendolo dall’abito, gli disse con un tono di derisione: —C’è qui a bordo un mozzo assai malvagio. Se lei riesce a convertirlo, avrò un grande rispetto per la sua religione, perché si tratta di un peccatore incallito—.
Io non posso convertire nessuno, egregio comandante, ma Dio per grazia lo può fare. Dov‘è il ragazzo?— 
Il capitano gli fece segno di scendere nella stiva. Qui trovò il marinaio che stava eseguendo delle riparazioni.
— Buon giorno Giacomo— disse il missionario —Ho un messaggio per lei—.
—Per me?— domandò, aggiungendo un’imprecazione —Chi mai, dovrebbe mandarmi un messaggio?—
—Dio stesso—, aggiunse il missionario. Il marinaio, con una bestemmia, rispose: —Non credo in nessun Dio—.
Il missionario, senza tener conto dell’ultima risposta, disse con calma: —“Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via” (Isaia 53:6) —. 
Dicendo questo, osservava con dolce sguardo il volto del ragazzo. Dopo alcuni istanti, con le lacrime agli occhi, il marinaio rispose: —Si, è vero, Dio lo sa! —
Queste parole e le lacrime, fecero capire al missionario che lo Spirito di Dio aveva toccato il cuore di Giacomo. Quindi poteva adesso citare anche la seconda parte del versetto di Isaia: “Ma il Signore ha fatto ricadere su di Lui l’iniquità di noi tutti”.  Poi gli parlò del Signore Gesù Cristo che è morto anche per i suoi peccati e per dargli la salvezza. Giacomo confessò a Dio i propri peccati e credette nel Salvatore e nella Sua morte espiatoria.
“La mia parola non è forse come un fuoco, dice il Signore, e come un martello che spezza il sasso?”  (Geremia 23:29).