Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.
Numeri 21:9
Nicodemo
Giovanni 3:1-18
Non
era uno qualunque questo fariseo, ma uno dei capi dei Giudei, conoscitore della
Legge di Mosè. I miracoli che Gesù faceva lo chiamavano in causa. Egli diceva: “Noi sappiamo che tu sei un dottore
venuto da Dio”. Infatti, sapeva molte cose ed era anche capace di insegnarle ad
altri. Ma gli sfuggiva l’essenziale! Conosceva il testo della Legge data da Dio
a Israele, ma ne ignorava lo “spirito” e il senso profondo.
Gesù
non era semplicemente “un dottore”, ma il Salvatore venuto da Dio. Con
un’umiltà toccante, il Signore si pone sullo stesso piano di Nicodemo. Gli
ricorda l’episodio della storia del popolo d’Israele relativo al serpente di
rame (Numeri 21:4-9). Nicodemo conosceva bene quell’avvenimento, ma aveva
bisogno di comprenderne il significato. Gesù gli dice: “Come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato (sulla croce), affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia
vita eterna” (Giovanni 3:14-15). Questa vita eterna non poteva essere
acquisita con l’osservanza della Legge, ma credendo al mezzo che Dio donava per
essere salvati.
Alla
fine dei Vangeli ritroviamo Nicodemo, venuto per imbalsamare il corpo del
Signore con della mirra e dell’aloe (Giovanni 19:39). Come il serpente di rame,
anche Gesù era stato “innalzato affinché chiunque crede in lui abbia vita
eterna” (3:14). Dopo quel primo incontro col Signore, Nicodemo era diventato un
vero credente; non era più il “fariseo”, l’uomo religioso di un tempo!