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sabato 3 aprile 2021

Una lezione difficile

I sentimenti che proviamo per i membri delle nostre famiglie o della famiglia di Dio sono del tutto legittimi. E il credente non sarebbe tale se non manifestasse affezione per quelli ai quali lo uniscono legami di sangue o di fede. Ma nel manifestare queste affezioni vi è un pericolo che non sappiamo sempre discernere e che potrebbe distoglierci dall'ubbidienza alla Parola di Dio.

Quando le nostre affezioni di famiglia o la nostra affezione fraterna non sono governate dalla Parola di Dio e dallo Spirito, quando diamo loro un'importanza che oltrepassa quella che conviene, quando infine ci lasciamo guidare e dirigere da esse, siamo condotti ad agire in modo umanamente sentimentale ma che non tiene conto dei diritti di Dio. Siamo facilmente inclini a cadere in questo laccio, sovente senza neppure rendercene conto; pensiamo allora di aver fatto ciò che è bene e avere così l'approvazione del Signore perché abbiamo manifestato molta affezione e non ci siamo accorti di averlo fatto a detrimento dei diritti di Dio e di quello che conviene al Suo nome.

Abbiamo dimenticato il principio posto dal Signore stesso. “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” Matteo 10:37. Il Signore ci chiede di manifestare si, tutto il nostro amore, ma in ubbidienza alla Sua Parola, dando a Lui il primo posto.

Le “affezioni sregolate” fanno parte della nostra natura terrena che siamo chiamati a ricondurre all'ubbidienza di Cristo. Simili affezioni sono alla sorgente di tutte le azioni puramente sentimentali, bellissime in apparenza lodevoli agli occhi degli uomini, ma in questa sentimentalità, vi è in fondo, il desiderio di provare una soddisfazione personale e ciò che è grave che poniamo tutto ciò al disopra di Dio e dei suoi diritti.

Questo tipo di affezioni produrranno in noi una certa debolezza mai una fermezza che un figlio di Dio deve manifestare. Debolezza di cui è stato colpevole Eli per esempio: “Come mai onori i tuoi figli più di me” 1 Sam. 2:29.

Quale insegnamento, quale avvertimento per dei genitori cristiani! Se essi circondano i loro figli di un affetto non regolato dalla Parola di Dio, non potranno certo allevarli “in disciplina e in ammonizione del Signore” Efesini 6:4.

Abbiamo anche un altro esempio, nella stessa corrente di pensiero e che è ugualmente fra i più frequenti. “Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo mondo...ma quel che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non dovete neppure mangiare” 1 Cor. 5:9-11.

Un insegnamento così chiaro tuttavia sovente disatteso! Si pensa talvolta di non essere tenuti ad obbedire perché si è legati da legami di famiglia o di fede con colui che la Parola di Dio chiama “malvagio” e con il quale ci ordina di non avere relazioni di comunione. E si fanno passare i sentimenti del cuore prima dell'obbedienza alla Parola. 

Il termine “ non dovete neppure mangiare” sta ad indicare un banchetto, una festa, un'occasione nella quale abbiamo occasione di socializzare insieme. 

Nella nostra società moderna si diffonde sempre più la convinzione che si debba essere “tolleranti”. Parrebbe una cosa lodevole o nobile, se non fosse che questa “tolleranza” venga sempre più invocata per coprire il nostro comportamento malvagio, quello che fino a qualche tempo fa la società stessa considerava anormale o indecente. Così, per evitare qualsiasi censura, si dice che nessuno può interferire nel “privato” dell'altro. I Corinti erano “gonfi” v.2, questo significa che probabilmente si vantavano di essere di “mente aperta”, “disinibiti”, di saper essere al passo con i tempi, ma il peccato è peccato e deve essere denunciato per quello che è perché tale resta dinanzi agli occhi di Dio. “Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori”. Stiamo attenti alla nostra condotta e alle relazioni di affetto con i nostri cari affinché ogni cosa sia fatta in ubbidienza alla Parola di Dio e per il loro vero bene.