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sabato 10 aprile 2021

10 aprile - Il mistero della croce di Gesù

Eravamo per natura figli d’ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati).

Efesini 2:3-5

 

Il mistero della croce di Gesù

 

Quando nel 1669 il pittore Rembrandt morì, il notaio che redasse l’inventario dei suoi beni scrisse: “L’unico libro trovato in casa sua è una Bibbia, la Bibbia che ha accompagnato il pittore durante tutta la sua vita”.

Ancora molto giovane, Rembrandt illustrò numerose scene bibliche nelle quali rappresentò se stesso fra i personaggi. Tuttavia, se nelle sue opere giovanili lo si può vedere fra gli spettatori, col passare del tempo il pittore diventa “partecipe” delle vicende raffigurate, come se avesse colto il vero significato della morte di Gesù.

In uno dei suoi dipinti si vedono degli uomini indaffarati a rizzare la croce sulla quale Gesù è inchiodato. Rembrandt ha dipinto se stesso nel personaggio che aiuta a rizzare la croce. La gravità disperata del suo volto e lo sguardo accusatore del capo dei soldati, sottolineano la responsabilità di ognuno, e in particolare di colui nel quale il pittore rappresenta se stesso.

Rembrandt ha avuto la profonda intuizione che, se Gesù è morto sulla croce, gli uomini che un tempo l’hanno inchiodato sul legno non sono i soli responsabili; era responsabile anche lui perché il Signore moriva anche per i suoi peccati! Anche lui, dunque, ha contribuito alla morte del Signore. A poco a poco il pittore ha afferrato questa grande verità, e nei suoi dipinti successivi raffigura se stesso come un uomo sereno, meravigliato e vinto dall’amore di Gesù.

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