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martedì 22 giugno 2021

Soltanto due cantici

“Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE, acclamiamo alla rocca della nostra salvezza! Presentiamoci a lui con lodi, celebriamolo con salmi!” Salmo 95:1-2. 


Liberati dalla schiavitù d'Egitto, sulle rive del mar Rosso, gli Israeliti cantarono un cantico alla gloria di Dio che gli aveva salvati.

Poi ci fu un lungo viaggio verso il paese di Canaan. Quarant'anni durante i quali essi non fecero altro che mormorare, mostrarono tutta la durezza del loro cuore e l'infedeltà del loro cammino. Quarant'anni durante i quali Dio manifestò a loro riguardo una pazienza senza eguali e una bontà instancabile. E mai essi si fermarono per cantare un cantico!

Di quella generazione nessuno ebbe dei canti da innalzare a Dio tranne due, Giosuè e Caleb. 

Eccoci difronte al paese promesso. Mosè mette sulla bocca a questa nuova generazione le parole di un cantico. In esso, per esempio, si ricorda, che la parola del Signore è come rugiada che ristora e rafforza (Deut. 32:2) e che Dio si prende cura di noi come l'aquila fa con i suoi pulcini (ver.11). Lo dovevano cantare per non dimenticarlo.

Quante vite di cristiani assomigliano alla storia di questo popolo. Alla conversione vi è gioia, poi il cuore si assopisce, le affezioni per Cristo si affievoliscono, l'indifferenza guadagna terreno. Si mormora, ci si lamenta di tutto. Non si canta più alcun cantico. Quanto tempo perso! Arriverà una nuova generazione e anche a questa sarà messa davanti la bontà e la fedeltà di Dio. Se ne ricorderanno?

Due cantici. Facciamo attenzione e non fare come questi Israeliti. Non appendiamo le nostre arpe ai salici del paese che stiamo attraversando (Salmo 137:2). Il mondo non può cantare perché senza Dio e senza speranza. E' a noi che appartiene il proclamare la bontà, la fedeltà e la grandezza dell'amore di Dio.

“Cantate al SIGNORE, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza!” Salmo 96:2.