Molti uomini del nostro tempo tendono a rifiutare ogni regola per quanto concerne i loro principi e le loro azioni, lasciando libero corso alla loro immaginazione e spesso alla follia dei loro ragionamenti. “Dio ha fatto l’uomo retto, ma gli uomini hanno cercato molti sotterfugi” (Ecclesiaste 7:29).
È importante che facciamo attenzione a questa tendenza, non per sostituire altri ragionamenti ai loro, ma per cercare di raggiungere i cuori e le coscienze riguardo a ciò che è dovuto a Dio e a Cristo. Più le nostre anime sono penetrate dalla grazia, e dal fatto che la salvezza è interamente l’opera di Dio in nostro favore, più anche ci avvicineremo a Lui nel sentimento che abbiamo bisogno di essere guardati in questi tempi malvagi.
Ci rimane solo poco tempo per seguire nella pratica l’esempio di Cristo. In questi giorni di tolleranza e di indifferenza sono sempre più numerose le occasioni che ci obbligano ad operare delle scelte. Dio ci benedirà se teniamo conto di lui e diamo a lui il primo posto.
“Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta” (Luca 10:42). Anche Rut dovette operare una scelta. Un bacio d’addio non poteva soddisfarla; il suo sincero e profondo attaccamento alla suocera Naomi, come lei vedova e povera, ricevette una piena ricompensa. Caleb, dopo aver seguito per fede un cammino di sofferenze e di fedeltà verso Dio, quando giunse il momento scelse Ebron, la zona delle querce di Mamre (Genesi 13:18), in cui si trovava la grotta di Macpela, luogo di sepoltura di Sara, Abraamo e Giacobbe.
La fede opera per mezzo dell’amore ed evita i ragionamenti umani. L’apostolo Paolo, rivolgendosi ai Filippesi, chiede che il loro amore “abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento”, perché potessero “apprezzare (lett. scegliere) le cose migliori” (Filippesi 1:9-10).
Lot, fiducioso in se stesso, scelse, guidato da interessi personali, la pianura del Giordano, andò piantando le sue tende fino a Sodoma e poi entrò in quella città corrotta per abitarvi. Un primo avvertimento di Dio rimase senza effetto sulla sua anima, quando fu liberato grazie all’intervento di suo zio Abraamo. Egli non desiderava lasciare Sodoma, e quando infine questa città iniqua fu distrutta, perse tutto, e gli oggetti della sua concupiscenza furono ridotti in fumo e cenere. Abraamo, invece, istruito dall’umiliante esperienza fatta in Egitto, apprese un’importante lezione, e cioè che non poteva avere nessuna fiducia in se stesso. Avendo così acquisito la convinzione della propria incompetenza nel fare una scelta, quando dovette separarsi da Lot si stimò privilegiato di lasciare che Dio guidasse le cose, e ne ricevette una piena benedizione.
Nella nostra vita di credenti, Dio vuole che scegliamo le cose migliori rimanendo nel cammino che la Sua grazia ci indica. Non dobbiamo ricercare le cose eclatanti o straordinarie e compiere degli sforzi per attirare l’attenzione o far parlare di noi; ma dobbiamo solamente camminare di cuore e gioiosamente nel cammino del Signore, cercando le cose che sono in alto, dove Cristo è seduto alla destra di Dio (Colossesi 3:1).
- Rut prima ancora di uscire da Moab, il suo paese, e unire la sua sorte a quella di sua suocera Naomi, aveva stabilito con lei un legame tranquillo e naturale, attenta a non trascurare né abbandonare ciò che Dio le aveva posto davanti. Così, piena di calma fiducia, ha potuto dirle: “Il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio”. Non vi era nulla di più semplice. Non si trova nel suo cuore né fiducia in se stessa, né risoluzioni predeterminate; calma e ferma, non aveva altro scopo che di rimanere nel pieno possesso di ciò che le apparteneva già per grazia, in un tempo in cui la morte pareva avere ormai distrutto tutti i suoi progetti.
- Caleb ci offre un esempio analogo. Egli faceva parte delle spie inviate da Mosè per esplorare il paese di Canaan, ed era stato ubbidiente all’ordine ricevuto. Aveva attraversato il paese da sud a nord, aveva raggiunto il Libano e ne era ritornato afferrando la promessa divina: “La terra che il tuo piede ha calcata sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre” (Giosuè 14:9). Aveva dunque diritto di ottenere come eredità la parte migliore della terra promessa ai suoi padri. Dopo aver atteso pazientemente per quarantacinque anni, al momento della spartizione del paese scelse la città e i dintorni dove vivevano i figliuoli di Anak, proprio quei giganti che tanto avevano terrorizzato le altre spie (Numeri 13:33). Ebron, unica città di Canaan menzionata in questo capitolo dei Numeri, era la dimora di quei giganti. In sette anni di lotte, Giosuè e tutto Israele non avevano attaccato quei formidabili Anakim, ma Caleb osa dire: “Forse l’Eterno sarà con me, e io li scaccerò, come disse l’Eterno” (Giosuè 14:12). Egli dà prova di possedere una fede semplice che persevera umilmente fino alla fine; ed ha contemporaneamente la speranza che dà la fede; nessuna pretesa, nessuna vanteria, ma la calma fiducia di un uomo che cammina con Dio. Così “il territorio della città e i suoi villaggi” gli furono assegnati a titolo perpetuo (Giosuè 21:12). Il “primo lotto” dei figliuoli d’Aaronne (v. 10-11) fu loro assegnato proprio in quella stessa città.
Tale è la scelta della fede operante per mezzo dell’amore, poiché l’amore deve avere Dio come oggetto principale, conosciuto ed apprezzato dall’anima. Senza questo, la vittoria sui nostri nemici non può essere riportata.
- Eliseo ci offre un altro esempio della semplicità della scelta della fede; noi vediamo in Lui una grande fermezza nel cammino tracciato da Dio per la sua benedizione. Egli può così dire al suo signore Elia: “Com’è vero che l’Eterno vive, e che tu vivi, io non ti lascerò” (2 Re 2:2). Questa fu la semplice risposta del profeta, messo tre volte alla prova. Il risultato fu la straordinaria emozione di vedere Elia salire al cielo senza passare per la morte, e poi il dono di una doppia misura dello Spirito che era su Elia, quando ebbe raccolto il suo mantello.
“Avvicinatevi a Dio”, dice Giacomo, “ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4:8). Che questa sia sempre più la nostra parte, mentre il mondo è travolto dalla corrente dei propri pensieri e della sua vana gloria. Seguiamo Cristo senza tentennamenti, non avendo altro pensiero che essere da lui approvati nel nostro cammino fino alla sua venuta. Che i nostri occhi e il nostro cuore siano rivolti a ciò che è invisibile ed eterno.
La pazienza e la perseveranza, per amore del Signore, riceveranno la loro ricompensa alla sua venuta. Per Caleb, un’attesa di quarantacinque anni non fu una perdita, al contrario. Nel sentiero della fede, l’occasione di fare la nostra scelta secondo il pensiero del Signore ci sarà sempre offerta, anche se sarà necessario un periodo di disciplina e di pazienza. Dobbiamo solo imparare meglio ciò che significa lasciare che sia lui a dirigere i nostri cuori “all’amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo” (2 Tessalonicesi 3:5).
W. J. Lowe