“Figliuol d'uomo, io t'ho stabilito come sentinella per la casa d'Israele; e quando tu udrai dalla mia bocca una parola, tu li avvertirai da parte mia” Ezechiele 3:17.
Il monte Sant'Elena eruttava grandi getti di vapore grigio, alti centinaia di metri.
I geologi guardavano con crescente preoccupazione i loro sismografi, mentre la terra sussultava sotto i loro piedi. Le guardie forestali e la polizia a sirene spiegate, radunavano i turisti e i residenti per condurli in salvo da una zona di pericolo che diveniva sempre più grande.
Ogni informazione, sia dai laboratori che dai ricognitori in campo, dava con scientifica evidenza la previsione che il vulcano sarebbe esploso in breve tempo, con una furia che avrebbe distrutto ogni cosa attorno.
“Pericolo” gridavano a pieno volume gli altoparlanti delle auto e degli elicotteri della polizia. “Pericolo” avvisavano affannosamente gli annunciatori di radio e televisioni e tanti radioamatori su onde lunghe e corte. “Pericolo” echeggiava tutt'intorno a quella zona nei villaggi lungo il lago e anche nei sentieri più sperduti frequentati dagli escursionisti.
Ma Herry Truman rifiutò di muoversi.
Egli possedeva una splendida casetta in riva al lago, circa otto chilometri a nord del picco avvolto dal fumo. I forestali avvisarono Herry dell'esplosione imminente, i vicini lo supplicarono di mettersi in salvo e ricevette anche numerose telefonate da parte della sorella che insistette oltre l'inverosimile, ma Herry li ignorò tutti.
Con un sorriso ironico dichiarò davanti alle telecamere che lo intervistavano: “Non esploderà. Lo ha fatto tante altre volte. Non esploderà, nessuno conosce questa montagna meglio di me”.
Il 18 maggio 1980, mentre i gas incandescenti sotto la montagna si gonfiavano e si espandevano al limite estremo, Herry come ogni mattina cucinò la sua colazione, dette da mangiare ai suoi sedici gatti e si mise a curare le sue petunie lungo i bordi del suo prato tagliato di fresco.
Alle 8:31 della mattina la montagna esplose!
Avrà Herry avuto tempo di pentirsi della sua decisione in quel millesimo di secondo, prima che le onde d'urto dell'esplosione, viaggianti più veloci della velocità del suono, facessero un deserto di morte, animale e vegetale, per trecento chilometri quadrati tutt'intorno al vulcano?
Herry ebbe il tempo di rimpiangere la sua testardaggine mentre milioni di tonnellate di roccia si disintegravano e svanivano dentro una nuvola alta diciassette chilometri?
Ebbe tempo Henry di ripensare alla sua follia mentre una valanga di fango e cenere incandescente alta quindici metri investi lui, la sua casa, i suoi gatti e il suo prato tagliato di fresco, oppure evaporò in un istante, come i centomila di Hiroshima, quando la montagna esplose con una forza cinquecento volte più potente di quella che distrusse la città giapponese?
Quanti uomini testardi ancora oggi rifiutano di prestare attenzione ai segnali di pericolo che l'Evangelo e le su “sentinelle” continuano a diramare insistentemente ogni giorno.
“Verranno degli schernitori coi loro scherni i quali si condurranno secondo le loro concupiscenze e diranno: Dov'è la promessa della sua venuta? perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano nel medesimo stato come dal principio della creazione. Poiché costoro dimenticano questo volontariamente...Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse. Poiché dunque tutte queste cose hanno da dissolversi, quali non dovete voi essere, per santità di condotta e per pietà, aspettando e affrettando la venuta del giorno di Dio, a cagion del quale i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si struggeranno?” 2 Pietro 3:2-12.