Dio ha parlato e parla all’uomo, come ha fatto nel passato con il suo popolo Israele. Ma come lo ha fatto? In un modo che manifesta il suo desiderio che l’uomo si ravveda; infatti, è scritto che Dio parla “per distogliere l’uomo dal suo modo di agire e tenere lontano da lui la superbia; per salvargli l’anima dalla fossa… perché su di lui splenda la luce della vita” (Giobbe 33:17-18, 30).Quante volte leggiamo che gli avvertimenti sono stati dati da profeti, da Lui inviati, “ogni giorno, fin dal mattino!... del continuo…”, affinché l’uomo rifletta prima che il sole tramonti, che venga la notte, finché si può dire “oggi”. (Leggere: Geremia 7:25, 25:3, 44:4. Possiamo anche vedere lo stesso principio in Levitico 26:1-13,14,18,21,23,27).
Dio ha parlato nel tempo “molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1:1-2). Il Signore Gesù è venuto a cercare e salvare coloro che erano perduti; con il dono della Sua vita è venuto a portare la benedizione, la pace, la gioia ma il mondo lo ha rifiutato. Il mondo si è dimenticato di Dio, lo ha estromesso. Quante nazioni hanno abolito il riferimento al cristianesimo nella loro costituzione; hanno bandito la Bibbia nel giuramento dei loro presidenti! Il mondo vive come ai tempi dei giudici di Israele, che Dio suscitava per liberare il Suo popolo dai loro nemici: “ognuno faceva quello che gli pareva meglio” (Giudici 21:25).
In questi giorni, con questa pandemia, il Suo scopo è ancora quello di parlare al cuore degli uomini.
In un momento, ci sono state imposte limitazioni che hanno fatto risaltare le benedizioni da noi fruite per molto tempo, e forse poco apprezzate nel giusto valore. Chi avrebbe potuto immaginare che il mondo intero potesse fermarsi quasi “in contemporanea”, nel senso letterale del termine?
Nessun uomo avrebbe mai potuto ottenere un tale risultato per quanto “potente” egli ritenesse di essere. Solo Dio può farlo e lo ha fatto!
Fermiamoci tutti a riflettere sulla nostra vita, a prender coscienza della nullità dell’uomo di fronte alla grandezza e maestà di Dio: “Riflettete bene sulla vostra condotta” (Aggeo 1:5,7), “riflettete bene su ciò che è avvenuto fino a questo giorno” (Aggeo 2:15, 18).
Il tempo che Dio ci sta concedendo, utilizziamolo quindi per considerare la necessità di regolare la nostra condizione spirituale davanti a Lui. Abbiamo accettato il dono della grazia che ci ha fatto in Cristo Gesù? Se riconosciamo la nostra colpevolezza davanti a Dio e crediamo che il Signore Gesù è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione, saremo salvati e avremo la vita eterna: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13).
Se in seguito a questo serio avvertimento ci sarà un reale pentimento in noi, allora ci sarà un’inversione di marcia perché la nostra fiducia sarà posta in Colui che è eterno, immutabile, che è amore e grazia.
Comprenderemo che “il mio bene è stare unito a Dio” (Salmo 73:28), non porremo più i nostri sguardi sulle cose effimere che sono destinate a scomparire, ma sulle “cose che non si vedono” perché queste sono eterne. Non disprezziamo “le ricchezze della Sua bontà, della Sua pazienza e della Sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ci spinge al ravvedimento” (Romani 2:4). Ricordiamoci che Dio vuole benedire, “metterò la mia gioia nel far loro del bene” (Geremia 32:41) e lo scopo della sua disciplina è “ per farti, alla fine, del bene” (Deuteronomio 8:16).
“Se affligge, ha pure compassione, secondo la Sua immensa bontà” (Lamentazioni 3:32).
Se facciamo questo, la sua promessa è: “riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla”!
“In questo luogo Io darò la pace” e “da questo giorno io vi benedirò” (Aggeo 2:9, 19)