La legge che Dio aveva dato al suo popolo d’Israele per mezzo di Mosè sul monte Sinai può essere considerata da diversi punti di vista, sui quali vorrei soffermarmi brevemente.
1. La legge mosaica era, in certo modo, lo statuto d’Israele.
Per legge mosaica si intendono non soltanto i dieci comandamenti, ma tutto l’insieme di dottrine e di pratiche date ad Israele tramite Mosè. La legge diceva: “Non uccidere”, ma diceva anche: “Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano” (1 Cor. 9:9). Così, l’insieme degli insegnamenti di Mosè (morali, politici, cerimoniali ecc.), formava un tutto unico, che era “la legge”. I dieci comandamenti, scritti su due tavole di pietra, ne erano una sorta di riassunto, un compendio; tutto il resto può essere visto come lo sviluppo, secondo il pensiero di Dio, di queste due tavole. Per Israele, il decalogo era come uno statuto; tutte le altre leggi derivavano da esso.
Notate che la legge del Sinai non fu data ad Israele perché diventasse con questo mezzo il popolo di Dio. Esso era già prima il popolo di Dio, anche in Egitto, come Dio aveva detto: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto” (Esodo 3:7); era diventato tale dopo la chiamata di Abramo. Era il popolo che Dio aveva visitato e liberato dall’Egitto mediante il sangue dell’agnello della Pasqua; il popolo che Egli aveva radunato per abitare in mezzo a loro; il popolo che aveva condotto con la sua luce fino alla dimora della sua santità (Esodo 15:13 e 29:46), cioè attraverso il deserto, in attesa di portarlo alla dimora della sua gloria, in Canaan (Esodo 15:17); li aveva condotti nel deserto, dopo averli fatti passare per le profondità del mare, simbolo della morte, e dopo averli fatti uscire di là come per una specie di risurrezione. E’ dunque a questo popolo già formato che la legge fu data, per regolare i suoi rapporti con Dio.
La grazia di Dio si è manifestata continuamente verso il popolo d’Israele, in mille occasioni. La stessa liberazione dall’Egitto non fu altro che un atto di grazia. Ma nel Nuovo Testamento la grazia considera tutti gli uomini come morti, rovinati, perduti, lontani da Dio; essa si avvicina agli uomini, che non sono popolo di Dio, affinché lo diventino; la grazia raduna i credenti perché diventino la dimora di Dio per lo Spirito. La legge invece era stata data a un popolo già formato e radunato.
Ma la legge di Mosè con quale scopo era stata data al popolo d’Israele?
Dio aveva dato ad Abramo e alla sua discendenza l’eredità di Canaan con delle promesse gratuite e senza condizione. La promessa del possesso di quel paese e di tutte le benedizioni terrene fu poi rinnovata a Israele, ma a condizione che il popolo ubbidisse alla legge (vedere Levitico 26). Da allora, tutte le sue promesse diventano “a condizione che”: “Se vi comportate secondo le mie leggi, se osservate i miei comandamenti, io vi darò le piogge... io farò sì che la pace regni nel paese... farò sparire dal paese le bestie feroci e la spada... Io mi volgerò verso di voi e vi renderò fecondi... Io stabilirò la mia dimora in mezzo a voi”.
La realtà ha dimostrato che quando le promesse divine dipendono da una condizione che l’uomo deve soddisfare, presto quelle promesse sono perse (Rom. 4:13-14). Infatti, che cosa avvenne? Israele, acconsentendo a possedere Canaan dietro impegno di ubbidire alle leggi di Dio, perse questa eredità; fu disperso in Babilonia, e ancora oggi è in buona parte disperso fra le nazioni. Quando un giorno possederà questa eredità, non sarà sulla base dell’ubbidienza alla legge, ma sarà solo per grazia di Dio, e grazie alla promessa gratuita che Dio aveva fatto ad Abramo.
Questa è la grande lezione che Dio ha voluto dare agli uomini: l’uomo non è in grado di fare nulla di buono e non può meritarsi nulla. Notate infatti ciò che è annunciato per Israele e Giuda negli ultimi tempi (Ebrei 8); si tratta di un nuovo patto dove non c’è una sola condizione; tutto è grazia; è Dio che fa tutto. E quando la promessa è incondizionata, quando è Dio che s’incarica di fare tutto, allora le promesse sono sicure.
Noi credenti in Cristo siamo forse sotto la legge di Mosè? Abbiamo forse delle benedizioni terrene, con la promessa di una Canaan terrena? E, soprattutto, abbiamo della promesse sotto condizione? Grazie a Dio non è così. Tutto è per grazia, dall’inizio alla fine! Se ci mettessimo sotto la legge, o sotto una qualsiasi legge, vale a dire se volessimo far dipendere le benedizioni di Dio da una condizione che noi dobbiamo soddisfare, perderemmo tutto. “Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia” (Galati 5:4).
Si potrebbe obiettare che nel Nuovo Testamento c’è qualche espressione che sembra una condizione. E’ vero, ma molti passi della Parola ci rassicurano che tutta l’opera è di Dio (1 Cor. 1:8-9; 1 Tess.5:23,24, ecc...).
Gli avvertimenti e queste specie di condizioni ci sono proposti per risvegliarci (2 Pietro 1:13), affinché, sentendo la nostra debolezza e la nostra incapacità, ci avviciniamo a Dio perché sia Lui a fare tutto in noi e rallegri i nostri cuori mediante la sua pura grazia, gratuita e senza condizioni. Ecco la nostra sicurezza, la nostra forza, la nostra gioia e la nostra felicità.