Ø
Giosuè e la
sua lancia (18 e 26)
Giosuè, con la lancia, in mezzo al popolo dava ad
ogni combattente il segnale di manovra ricordando a tutti che vi era un piano
d’insieme, una strategia collettiva, che avrebbe portato alla vittoria. Giosuè
fu per il popolo quello che il Signore è per noi oggi: conosce il compito che
ci è affidato, pone ognuno al suo posto, dà il segnale per ogni movimento. È
guardando a Cristo che sapremo cosa fare e come farlo con la consapevolezza di
non essere soli, ma parte di un insieme. I fratelli e le sorelle in fede saranno
al nostro fianco per combattere con noi, perché anch’essi sostengono le nostre
stesse lotte (Fl 1:30).
Le nostre lotte saranno visibili e collettive, ma potremo
riportare delle vittorie nel segreto della nostra camera, in ginocchio, in
preghiera con Lui come nostro unico testimone. Epafra, compagno di molte lotte
con Paolo, sperimentava questo in modo esemplare (Cl 4:12/13).
Ø
“un mucchio di rovine” (28)
Questa semplice espressione ci offre due importanti
lezioni su cui meditare:
F
Per coloro che ancora non conoscono Cristo come
loro personale Salvatore.
Di questa città niente è risparmiato; il giudizio
sui suoi abitanti é totale e definitivo. Fu inutile, quanto tardivo, il
“voltarsi indietro” (20) degli uomini di Ai. La città in fiamme non offriva più
riparo così come, ai tempi del diluvio, la porta dell’arca fu chiusa senza
rimedio per coloro che vollero rimaner fuori. Il giudizio non può essere
rimosso ma ognuno può affidarsi alla grazia di Dio per mezzo della fede, che
libera ogni anima che vuole mettersi in salvo come Raab alla presa di Gerico.
F
Per coloro che sono “soldati di Cristo”.
Tutto ciò che ostacola il cammino deve essere
rimosso in modo definitivo e totale. Solo un mucchio di inutili pietre eretto
sul luogo della vittoria, deve rimanere a perenne testimonianza (29). Tutto ciò
che viene lasciato indietro può contribuire a tornare sui propri passi. Pietro
aveva detto al Signore “Abbiamo lasciato
tutto e ti abbiamo seguito” (Mr 10:28) ma più tardi, in un momento di
debolezza torna alla sua barca (21:3). Occorre fare nostra l’esperienza di
Paolo che di fronte “all’eccellenza di Cristo” aveva rinunciato a tutto (Fl
3:8). Come soldati di Cristo dobbiamo essere occupati di ciò che piace a Lui (2
Ti 2:3/4) per arrivare al termine della corsa e poter dire: “ ho combattuto il buon combattimento” (2
Ti 4:7).
D.C.