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sabato 8 novembre 2014

La vittoria su Ai - Giosuè 8:18/35


Ø  Giosuè e la sua lancia (18 e 26)
Giosuè, con la lancia, in mezzo al popolo dava ad ogni combattente il segnale di manovra ricordando a tutti che vi era un piano d’insieme, una strategia collettiva, che avrebbe portato alla vittoria. Giosuè fu per il popolo quello che il Signore è per noi oggi: conosce il compito che ci è affidato, pone ognuno al suo posto, dà il segnale per ogni movimento. È guardando a Cristo che sapremo cosa fare e come farlo con la consapevolezza di non essere soli, ma parte di un insieme. I fratelli e le sorelle in fede saranno al nostro fianco per combattere con noi, perché anch’essi sostengono le nostre stesse lotte (Fl 1:30).
Le nostre lotte saranno visibili e collettive, ma potremo riportare delle vittorie nel segreto della nostra camera, in ginocchio, in preghiera con Lui come nostro unico testimone. Epafra, compagno di molte lotte con Paolo, sperimentava questo in modo esemplare (Cl 4:12/13).

Ø  un mucchio di rovine(28)
Questa semplice espressione ci offre due importanti lezioni su cui meditare:
F  Per coloro che ancora non conoscono Cristo come loro personale Salvatore.
Di questa città niente è risparmiato; il giudizio sui suoi abitanti é totale e definitivo. Fu inutile, quanto tardivo, il “voltarsi indietro” (20) degli uomini di Ai. La città in fiamme non offriva più riparo così come, ai tempi del diluvio, la porta dell’arca fu chiusa senza rimedio per coloro che vollero rimaner fuori. Il giudizio non può essere rimosso ma ognuno può affidarsi alla grazia di Dio per mezzo della fede, che libera ogni anima che vuole mettersi in salvo come Raab alla presa di Gerico.
F  Per coloro che sono “soldati di Cristo”.
Tutto ciò che ostacola il cammino deve essere rimosso in modo definitivo e totale. Solo un mucchio di inutili pietre eretto sul luogo della vittoria, deve rimanere a perenne testimonianza (29). Tutto ciò che viene lasciato indietro può contribuire a tornare sui propri passi. Pietro aveva detto al Signore “Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mr 10:28) ma più tardi, in un momento di debolezza torna alla sua barca (21:3). Occorre fare nostra l’esperienza di Paolo che di fronte “all’eccellenza di Cristo” aveva rinunciato a tutto (Fl 3:8). Come soldati di Cristo dobbiamo essere occupati di ciò che piace a Lui (2 Ti 2:3/4) per arrivare al termine della corsa e poter dire: “ ho combattuto il buon combattimento” (2 Ti 4:7).


D.C.