Convinti che “l’unione faccia la forza” i nemici si
organizzano per contrastarne l’avanzata. I Gabaoniti, al contrario, scelgono
un’altra tattica: fare un’alleanza.
Poiché agendo allo scoperto, non avrebbero ottenuto
nessun risultato, operano in modo da trarre in inganno Giosuè ed i responsabili
del popolo.
Ø
La mancanza di
fede
I Gabaoniti si presentano affermando di essere “attratti dalla fama del SIGNORE” (9) aggiungendo una parvenza di religiosità,
un’arma, questa, usata spesso dal nemico. Questo è un esempio significativo
dell’avvedutezza “dei figli di questo
mondo nelle relazioni con quelli della loro generazione” (Lu 16:8). Come
biasimare questi uomini che cercano disperatamente di evitare il giudizio anche
se con mezzi umani? Tuttavia la differenza con Raab è evidente poiché non è la
fede che li conduce a Ghilgal, ma solo una prudenza umana che impiega i propri
mezzi.
Ø
Una situazione
pericolosa
Il popolo rimane colpito dalle parole di questi
uomini che hanno tutta l’apparenza di essere ciò che dicono (12/13) e per dimostrare
la loro benevolenza prendono parte di quel “pane
duro e sbriciolato” (14) anziché essere loro ad offrirne di fresco.
Anche la prudenza, in questa circostanza, fa
difetto. Giosuè ed i capi, pur non avendo consultato il SIGNORE (14), lo chiamano
in causa con un giuramento (18) al quale non si potrà porre rimedio.
I credenti, individualmente e collettivamente,
devono sempre vegliare e chiedere al Signore, in preghiera, le direttive sul
comportamento da tenere.
Spesso, messi di fronte ad una apparente pietà,
rischiamo di mescolarci col mondo, di avere comunione con lui, di scendere a
compromessi dalle conseguenze incalcolabili.
Ø
Le conseguenze
e la grazia di Dio
L’errore commesso in questa storia è grave in
ragione delle conseguenze lontane che comporterà per il popolo d’Israele. Quattro
secoli più tardi, il re Saul, in un eccesso di zelo romperà il giuramento di
Giosuè (2 Sa 21:2), causando tre anni di fame nel suo regno e la morte di sette
dei suoi figli. Tuttavia la Parola ci segnala che Ismaia di Gabaon (1 Cr 12:4)
fu un valoroso guerriero di Davide e che Melatia il Gabaonita partecipò alla
ricostruzione delle mura di Gerusalemme (Ne 3:7).
Da una parte, dunque, l’errore e le sue
conseguenza, dall’altra la grazia di Dio che sa trarre dagli errori dell’uomo
cose buone per la sua gloria.
Vegliamo
perché la fedeltà a Dio esige di soddisfare scrupolosamente tutti gli impegni
che vengono presi, è questa la prima testimonianza che dobbiamo rendere davanti
al mondo.
D.C.