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domenica 9 novembre 2014

L’astuzia del nemico – Giosuè 9:1/27


Convinti che “l’unione faccia la forza” i nemici si organizzano per contrastarne l’avanzata. I Gabaoniti, al contrario, scelgono un’altra tattica: fare un’alleanza.
Poiché agendo allo scoperto, non avrebbero ottenuto nessun risultato, operano in modo da trarre in inganno Giosuè ed i responsabili del popolo.

Ø  La mancanza di fede
I Gabaoniti si presentano affermando di essere “attratti dalla fama del SIGNORE”  (9) aggiungendo una parvenza di religiosità, un’arma, questa, usata spesso dal nemico. Questo è un esempio significativo dell’avvedutezza “dei figli di questo mondo nelle relazioni con quelli della loro generazione” (Lu 16:8). Come biasimare questi uomini che cercano disperatamente di evitare il giudizio anche se con mezzi umani? Tuttavia la differenza con Raab è evidente poiché non è la fede che li conduce a Ghilgal, ma solo una prudenza umana che impiega i propri mezzi.

Ø  Una situazione pericolosa
Il popolo rimane colpito dalle parole di questi uomini che hanno tutta l’apparenza di essere ciò che dicono (12/13) e per dimostrare la loro benevolenza prendono parte di quel “pane duro e sbriciolato” (14) anziché essere loro ad offrirne di fresco.
Anche la prudenza, in questa circostanza, fa difetto. Giosuè ed i capi, pur non avendo consultato il SIGNORE (14), lo chiamano in causa con un giuramento (18) al quale non si potrà porre rimedio.
I credenti, individualmente e collettivamente, devono sempre vegliare e chiedere al Signore, in preghiera, le direttive sul comportamento da tenere.
Spesso, messi di fronte ad una apparente pietà, rischiamo di mescolarci col mondo, di avere comunione con lui, di scendere a compromessi dalle conseguenze incalcolabili.

Ø  Le conseguenze e la grazia di Dio
L’errore commesso in questa storia è grave in ragione delle conseguenze lontane che comporterà per il popolo d’Israele. Quattro secoli più tardi, il re Saul, in un eccesso di zelo romperà il giuramento di Giosuè (2 Sa 21:2), causando tre anni di fame nel suo regno e la morte di sette dei suoi figli. Tuttavia la Parola ci segnala che Ismaia di Gabaon (1 Cr 12:4) fu un valoroso guerriero di Davide e che Melatia il Gabaonita partecipò alla ricostruzione delle mura di Gerusalemme (Ne 3:7).
Da una parte, dunque, l’errore e le sue conseguenza, dall’altra la grazia di Dio che sa trarre dagli errori dell’uomo cose buone per la sua gloria.

Vegliamo perché la fedeltà a Dio esige di soddisfare scrupolosamente tutti gli impegni che vengono presi, è questa la prima testimonianza che dobbiamo rendere davanti al mondo.


D.C.