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lunedì 24 novembre 2014

24 novembre

Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri.
Efesini 4:31

Ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non compie la giustizia di Dio.
Giacomo 1:19

Pericolo dell’ira

Le ricerche nel campo dell’aggressività hanno dimostrato che questa aumenta quando è incoraggiata e sostenuta. È errato sostenere che l’aggressività diminuisce se si lascia esplodere la collera. L’ira non dominata è un comportamento distruttivo; far saltare, brutalmente, la valvola e dar libero corso alla propria collera, porta spesso a manifestare malvagità ed a ferire il nostro prossimo. L’ira repressa e tenuta in serbo è altrettanto pericolosa; è una delle cause principali delle difficoltà familiari e dei conflitti nelle aziende e nelle comunità.
Allora, che fare? Prima di tutto riconoscere davanti a Dio che l'ira è un peccato che dev'essere confessato davanti a lui; poi pregare perché Dio ci insegni a canalizzarla, ossia a identificarne le cause reali, a saperle esprimere con intelligenza e moderazione, e a cercare una soluzione con Lui. Reprimere l'ira senza questa presa di coscienza davanti a Dio non fa altro che produrre rancori e sentimenti di amarezza con possibili riflessi sullo stato di salute.

Un sentimento d'indignazione è legittimo davanti a tutto quello che offende il Signore. “Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira” ci dice l’apostolo Paolo (Efesini 4:26). Ma in tutte le nostre relazioni, impariamo a controllarci e a perdonarci gli uni gli altri; l'autocontrollo non è forse un frutto dello Spirito? (Galati 5:23).