Colui che dimora in
me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far
nulla.
Giovanni 15:5
Un’altra parte del
seme cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il
trenta per uno.
Matteo 13:8
I quattro terreni: la buona
terra
È sempre bello un
campo di grano, quando le giovani piante sono di un verde brillante, quando si
formano le spighe che ondeggiano al minimo soffio d’aria, e infine quando è la
messe è matura, dorata, ai raggi del sole.
Il terreno fertile,
ben arato e pulito, rappresenta il credente che persevera nella fede e che è
moralmente separato dal mondo, dalle sue preoccupazioni e dalle sue follie.
Ha capito la Parola di Dio, perché vi ha messo il cuore. Posto così in
relazione con la rivelazione divina, s’è aperto alla luce e ha ricevuto la vita
eterna. Ha posto la sua fiducia in Gesù Cristo.
La sua coscienza, come
il buon terreno, è stata lavorata dalla verità. Come dal terreno sono state
tolte le erbacce, così la coscienza è stata liberata con cura e perseveranza da
tutto quello che è cattivo o inutile. La Parola, seme divino, può allora
svilupparsi, e presto appaiono le manifestazioni della vita di Dio nel
credente. È il frutto che onora Dio, il grande Coltivatore.
Soltanto questo frutto
è gradito al Signore e dura per l’eternità. Non è legato ai meriti dell’uomo,
perché è il risultato della vita di Dio nel credente. Il frutto che onora Dio
ha molteplici aspetti: riconoscenza e lode al Signore, onestà e giustizia nella
vita quotidiana, rinuncia ai propri interessi, dedizione per i fratelli e le
sorelle nella fede, testimonianza e amore per tutti gli uomini, pazienza nella
prova, serenità in tutte le circostanze.
Queste qualità Dio le
apprezza, perché riproducono in parte quelle del Signore Gesù, il suo Figlio
diletto, quando era uomo su questa terra, e nelle quali Egli si era compiaciuto
(Matteo 17:5).