Seguici anche su Facebook!

Seguici anche su Facebook! Unisciti al Gruppo cliccando su:
https://www.facebook.com/groups/287768858057968/

martedì 18 novembre 2014

Geremia resta col suo popolo - Geremia 40:1/16

Ø  Un trattamento di favore
Nabucco aveva dato ordini specifici riguardo a Geremia (39:11/12): avere un occhio di riguardo per il profeta: vegliare affinché non gli fosse fatto alcun male ed agire verso di lui come avrebbe desiderato.
Il capo delle guardie lo trova, lo libera e lo incoraggia ad andare a Babilonia dove avrebbe avuto cura di lui, ma aggiunge: “ma se non gradisci di venire con me a Babilonia, rimani qui; ecco, tutto il paese ti sta davanti; va’ dove ti piacerà e ti converrà di andare” (40:4).

Geremia, ormai alla fine della sua carriera, – ha ormai circa sessanta anni – è posto davanti ad una scelta: andare a Babilonia, dove potrà beneficiare dei favori del re, ritrovare i suoi giovani amici Daniele, Ezechiele e tanti altri deportati in precedenza e dove potrà gioire di una vita relativamente tranquilla, oppure restare con i poveri del paese che il re ha lasciato in vita in Palestina e continuare il suo servizio di profeta in mezzo al popolo.

Ø  La scelta di Geremia
Nebuzaradan pone davanti a Geremia la sua scelta: “tutto il paese ti sta davanti va’ dove ti piacerà e ti converrà andare”. Non è un po’ come le tante scelte che si pongono davanti a noi? Geremia resta silenzioso e Nabuzaradan lo incalza aspettandosi forse di vedere accogliere la generosa offerta del re di Babilonia, ma Geremia sceglie di stare con Ghedalia, in mezzo al suo popolo “che era rimasto nel paese”. Ha preferito rimanere con i poveri del popolo di Dio, condividere le loro miserie, anziché beneficiare dei favori del monarca più potente del momento.
E noi cosa avremmo scelto?

Ø  Le azioni di Ghedalia
Quest’uomo, stabilito capo del popolo, esorta a sottomettersi ai vincitori, (9)  poi incoraggia a raccogliere vino, frutta estiva e olio che Dio, nella Sua grazia, aveva dato in grande abbondanza. Essi sono come le formiche che sono un “popolo senza forza” (Pv 30:25) ma che è benedetto da Dio.
Poi, informato di un complotto nei suoi confronti, agirà con rettitudine impedendo un assassinio sotto pretesto di impedire il suo, ma peccherà di imprudenza sottovalutando il nemico.
Siamo chiamati a non supporre il male (1 Co 13:5), ma la vigilanza è sempre necessaria quando dei lupi rapaci si presentano sotto le vesti di pecore (Mt 7:15).


D.C.