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giovedì 27 novembre 2014

Una folla affamata – Matteo 14:13/21

La morte di Giovanni ha, sicuramente, pesato sul cuore del Signore come un presagio dell’annuncio del Suo rigettamento e della Sua morte. Questa notizia Gli fa sentire il bisogno di restare da solo (14:13), ma quando la folla Lo raggiunge, il cuore di Cristo, che non pensa che agli altri, è mosso a compassione per essa e presto compirà un grande miracolo.

F  Una diversa visuale
I discepoli consigliano il Signore di licenziare la folla perché potesse provvedere ai propri bisogni ed hanno dei buoni motivi per farlo: è sera, l’ora è già passata, il luogo è deserto (15) e le persone sono affamate.

Il Signore ha un pensiero diverso e dice ai discepoli: “date loro voi da mangiare” (17). Queste parole mettono in evidenza la nostra insufficienza sotto tutti gli aspetti, ma la presenza del Signore può trasformare tutto.
Forse anche noi pensiamo che siamo “fuori orario”, che ciò che ci circonda sia un “luogo deserto” e come tale ci renda incapaci di rispondere ai bisogni di coloro che sono intorno a noi.

Quel poco che i discepoli hanno, cinque pani e due pesci, viene portato davanti a Lui e tutto cambia!
Il Signore “alza gli occhi verso il cielo” (19) dimostrando, così, di non prestare nessuna attenzione al luogo deserto e senza risorse che Lo circonda, poi rende grazie e rompe il pane donandolo ai discepoli che lo porgeranno alla folla.
Egli vuole che i Suoi siano pienamente dipendenti da Lui per essere, al momento opportuno, usati ed associati a Lui in questo lavoro d’amore nei confronti di una folla affamata.

F  Intorno a noi
Guardandoci attorno possiamo solo vedere una folla piena di bisogni in un mondo privo di ogni risorsa. Qual è il nostro atteggiamento?
Portiamo al Signore, attraverso la preghiera, quel poco che abbiamo ed attendiamo che ce lo restituisca per essere distribuito agli uomini. Allora faremo la stessa esperienza dei discepoli che assistettero ad un miracolo.

Questo principio si applica a tutto ciò che possiamo fare per il Signore. Occorre che ci serviamo di ciò che abbiamo senza attendere di avere di più e contare sul Signore che può benedire le risorse limitate come le più abbondanti.
Paolo poteva dire “la buona volontà, quando c’è, è gradita in ragione di quello che uno possiede e non di quello che non ha” (2 Co 8:12).


D.C.