Una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo”.
Matteo
17:5
Sofferenza
e gloria
Due scene dei Vangeli
presentano la persona di Gesù Cristo in modo molto differente: la Sua trasfigurazione e la Sua crocifissione.
Gesù conduce in disparte,
sopra un alto monte, tre dei discepoli e proprio lì, davanti ai loro occhi, è
trasfigurato, “la sua faccia risplendette come il sole” (Matteo 17:2); in
relazione alle Sue sofferenze, il profeta Isaia aveva detto che il Suo aspetto
era “disfatto” “al punto da non sembrare più un figlio d’uomo” (Isaia 52:14).
Sul monte della trasfigurazione, invece, “le sue vesti divennero sfolgoranti,
candidissime, come neve, di un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può
dare” (Marco 9:3).
Ma com’è diversa la scena
sulla croce del Golgota! Gesù, spogliato delle vesti, coronato di spine e
inchiodato al legno, è esposto allo sguardo di tutti i passanti. “Hanno
spartito fra loro le mie vesti e hanno tirato a sorte la mia tunica” (Giovanni
19:24).
Sul monte, in occasione
della trasfigurazione, è apparsa la nuvola della presenza di Dio, sulla croce
tutto è avvolto dalle tenebre. Il Figlio di Dio è solo.
Sul monte, si è fatta
udire la voce del Padre: “Questo è il mio diletto Figlio; ascoltatelo”. Sulla
croce s’innalza il grido di Gesù, straziante, insondabile: “Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46; Salmo 22:1).
Questo era il prezzo da pagare per la salvezza e la gioia
dei credenti. “Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua
gloria?” (Luca 24:26).