“Se dunque il Figlio (di Dio) vi farà liberi, sarete veramente liberi” Giov. 8:36.
Una delle parole più usate ed abusate della nostra epoca è liberazione: liberazione dai preconcetti sul modo di vestire, liberazione dai tabù, liberazione dalle tradizioni, liberazione dalla morale comune. Eppure non ci sembra affatto che qui in occidente si viva in un periodo di oppressione o d'intolleranza. In effetti, questa liberazione che ciascuno rivendica è nella maggior parte dei casi un vero miraggio. Quando qualcuno crede di essersi liberato di un ostacolo alle sua libertà, è molto spesso per scoprire altre schiavitù forse più sottili ma altrettanto vincolanti.
L'essere umano è infatti legato da catene che lo rendono schiavo delle sue concupiscenze, delle sue tendenze o dei sui impulsi. Catene che fanno di lui il giocattolo della sua ambizione o delle sue tendenze più sordide, che possono anche essere degradanti e avvilenti.
Di chi l'uomo è prigioniero? Di se stesso in primo luogo, ma ancor più di Satana che lo manipola.
Chi può liberarlo dalle sue catene? Cristo solo può liberare qualcuno dalle sue schiavitù, si tratti della droga, dell'alcool, o di tutti i disordini legati al sesso. Il segreto di una tale trasformazione non consiste in un miglioramento o di una correzione della natura umana. E' un cambiamento interiore, una nuova nascita spirituale. Essa fa del credente qualcuno che, a causa del suo incontro con Cristo, scopre delle nuove ragioni di vita e di azione al di fuori di se stesso.