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sabato 25 maggio 2024

Non ci pensare

“Rallegrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio” Ecclesiaste 12:1.

Questo è, sicuramente, il motto di tante altre persone; tornano a casa dopo il lavoro, col giornale sotto il braccio, con la voglia di riposare, mettersi in pantofole, bere una bella birra e guardare il calcio in TV. Così, questa gente si comporta una settimana dopo l’altra e, un anno dopo l’altro. Si ammazza il tempo e si vive di seconda mano, guardando la vita attraverso la TV. Solo quando si guasta il televisore o, manca la luce, si esce da questa routine.

Si dice che l’uomo moderno, che non si sottomette ad alcuna autorità, tanto meno a Dio, sia «emancipato» e «autonomo». E si crede di vedere in questo un gran progresso; però, in realtà, quest’attitudine comporta una sempre più crescente cecità e, come conseguenza, una spaventosa solitudine, e la perdizione dell’uomo d’oggi.

In modo completamente diverso trascorse la vita, il conosciuto riformatore Martin Lutero. Già convinto dell’esistenza di Dio e profondamente cosciente del suo peccato, entrò in un convento per trovare lì la pace con Dio, per mezzo di esercizi di penitenza e una vita ascetica. Tutti quegli esercizi spirituali però, contribuirono solo a renderlo sempre più cosciente della sua perdizione e peccaminosità davanti a Dio, tal ché, nella sua disperazione, arrivò a paragonarsi a un maledetto sacco di vermi. 

Eppure, nella solitudine della sua fredda cella, la sua anima disperata fu pervasa dalla luce e dal calore, quando iniziò a leggere il Nuovo Testamento. Le depressioni si trasformarono in gioia e la prigione in libertà quando sperimentò la salvezza per mezzo di Gesù Cristo.

Se non comportasse conseguenze così tragiche, ci farebbe ridere che oggi, quasi cinque secoli dopo Lutero, molti dei nostri pedagogisti, psicologi e teologi abbiano cancellato dal loro vocabolario la parola «peccato» e che si sforzino per convincerci di quanto sia nobile, benefico e buono l’uomo, e che abbiamo sufficienti motivi per essere convinti del nostro valore intrinseco. 

Ma dopo le due guerre mondiali, i continui conflitti, dopo Auschwitz, i Gulag, la Siria, la pulizia etnica in Bosnia, le guerre tribali in Africa, la guerra in Ucraina e ciò che sta accadendo oggi in Medio Oriente possiamo mai continuare a credere che l’uomo in fondo sia buono? La storia recente non ha forse svilito tutte le teorie umaniste e non conferma che la Bibbia ha ragione con la sua diagnosi sullo stato dell’uomo?

E così descrive gli uomini : “...insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda” Tito 3:3.

Sei sicuro di non volerci pensare?

Lutero, leggendo il Nuovo Testamento e in particolare l'epistola ai Romani, arrivò a capire ciò che Dio ha da offrire agli uomini: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” Romani 3:23-24.