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giovedì 30 maggio 2024

L’invito di Dio

In occasione di un invito a casa di un fariseo, ovvero un pio giudeo, Gesù stesso puntualizzò chiaramente in cosa consiste l’invito di Dio e Gesù raccontò la seguente parabola: "Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, perché tutto è già pronto. Tutti insieme cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: Va' presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi. Poi il servo disse: Signore, si è fatto come hai comandato e c'è ancora posto. Il signore disse al servo: Va' fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena”  Luca 14:16-24.

Cosa volle comunicare Gesù attraverso questo racconto? Il padrone di casa simboleggia Dio che invitò molti uomini e fece preparativi per loro, ma nel momento in cui inviò il suo servo a prendere gli invitati questi non vennero. È così anche oggi. Duemila anni dopo la morte di Gesù i servitori sono sempre lì a portare l’invito di Dio che viene molte volte rifiutato. Dio vorrebbe riempire il cielo. 

Coloro che nel corso della loro vita sono caduti in basso, qui raffigurati da i poveri e gli ammalati, riconoscono generalmente per primi quanto sia magnifico l’invito di Dio. Molti trovano pretesti per non esser costretti ad accettare l’invito, e gli esempi riportati nella parabola mostrano ancora oggi perché gli uomini non arrivano a Dio. 

L’uomo che vuole controllare il suo campo, si prende cura del suo patrimonio. Quello che vuole provare i buoi, mette il lavoro al primo posto. Per il terzo, la moglie cioè gli affetti rappresentano la cosa più importante. Tutti e tre, in fondo, avrebbero potuto prendere parte al banchetto, ma le loro priorità erano altre; patrimonio, lavoro, famiglia ci attanagliano così tanto che riteniamo di non avere tempo per Dio, giustificando così l’esclusione dell’Eterno dalla nostra vita e il rifiuto del Suo invito. 

Tutte queste motivazioni, spesso unite alla generale atmosfera di cecità su Dio descritta precedentemente, fanno sì che Dio venga quasi del tutto ignorato. Conosciamo troppo poco riguardo il Suo invito e riguardo Colui che ce lo ha consegnato, Gesù Cristo. 

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere nel Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” Giovanni 3:36.  

“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha vita eterna e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” Giovanni 5:24.   

I passi citati mostrano che per accettare l’invito di Dio dobbiamo accettare Gesù. Accogliere Gesù, d’altro canto, presuppone la consapevolezza che così come siamo non possiamo comparire davanti a di Dio, non perché Dio sia puntiglioso, ma perché è giusto. Ma Dio ha preparato una via affinché noi, nonostante la nostra imperfezione morale e le nostre mancanze, possiamo andare a Lui. Gesù, sulla croce, si è caricato delle nostre colpe. In questo modo ci può condurre a Dio, se crediamo in Lui. 

Quindi il Suo messaggio è quello dell’amore: “Chi viene a me non verrà cacciato fuori. Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà mai più sete” Giovanni 6:35-37. Come nella parabola l’uomo mandò fuori il suo servo ad invitare anche coloro che erano lontani, così anche oggi è valido l’invito per tutti coloro che si trovano ancora lontani da Dio. In cielo c’è molto spazio; Gesù infatti disse: “nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; altrimenti ve lo avrei detto. Io vado a prepararvi un posto” Giovanni 14:2.