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venerdì 31 maggio 2024

Indicazioni

“Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo” Matteo 2:1-2.

L'Evangelo di Matteo ha dato spazio alla storia dei magi, non ha voluto lasciar fuori la stella e i viaggiatori. E' facile vedere il perché. La loro storia è la nostra storia. Siamo tutti viaggiatori, tutti pellegrini. Per poter trovare il Signore Gesù, ciascuno di noi ha bisogno di indicazioni. La storia dei saggi ci mostra come.

Dio usa il mondo naturale per catturare la nostra attenzione. Terra e stelle formano la prima società missionaria. “I cieli raccontano la gloria di Dio” Salmo 19:1.

Come troviamo nella Scrittura, la realtà fondamentale di Dio è piuttosto chiara. Aprite i vostri occhi ed eccola! Dando un lungo e meditato sguardo a ciò che Dio ha creato, le persone sono sempre state in grado di vedere quello che i loro occhi come tali non possono vedere: potenza eterna, per esempio o divina grandezza (Romani 1:19-20).

Dio condusse i saggi a Gerusalemme con una stella. Ma per condurli al Signore Gesù usò qualcos'altro: “Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. Essi gli dissero: In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele" v. 3-6.

Il segno della stella fu sufficiente a guidare i magi a Gerusalemme, ma ci volle la Scrittura per guidarli al Signore Gesù.

Le persone vedono segni di Dio ogni giorno. Tramonti che tolgono il respiro. Neonati che portano lacrime di gioia. Stormi di uccelli migratori che strappano un sorriso. Ma tutti quelli che vedono i segni si avvicinano a Dio? No. Molti sono semplicemente contenti di vedere i segni, non si rendono conto che le ricchezze di Dio sono intese a volgerci verso di Lui. “...disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” Romani 2:4. 

I saggi, tuttavia, capirono lo scopo del segno. Lo seguirono fino a Gerusalemme, dove udirono la Scrittura. La profezia disse loro dove trovare Cristo. E' interessante notare che la stella riappare dopo che vennero a sapere della profezia è come se i segni e la Parola operassero insieme per portare i viaggiatori al Signore. Il fine ultimo di tutti i messaggi di Dio, miracolosi e scritti, è gettare luce sul Signore Gesù.

31 maggio - A Dio solo la gloria

Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio.

1 Corinzi 10:31

 

Tutti i re della terra ti celebreranno, Eterno, quando avranno udito le parole della tua bocca; e canteranno… perché grande è la gloria dell’Eterno.

Salmo 138:4-5

 

A Dio solo la gloria

 

“A Dio solo la gloria”. Questa dedica è stata ritrovata su numerosi spartiti del grande compositore Johann Sebastian Bach, la cui musica di eccelsa bellezza aveva come scopo la gloria di Dio. Ma siamo consapevoli che ogni atto del cristiano può essere compiuto per la gloria di Dio, comprese le azioni più consuete come mangiare e bere? Il Signore non dimentica nulla di ciò che è fatto per lui, anche un bicchiere d’acqua fresca data nel suo nome (Matteo 10:42).

Amici cristiani, Dio desidera che sia lodata la sua gloria quando si rivela negli innumerevoli atti di potenza, di bontà, di grazia verso i suoi figli. Desidera anche che la sua gloria sia messa in evidenza nella vita di coloro che cercano di piacergli in risposta al suo amore. Se Dio si compiace di farci conoscere il suo amore, non troveremo noi la nostra gioia nella contemplazione della sua grandezza e della sua misericordia rivelate nella sua Parola?

Cercare l’approvazione del Signore, ambire a ciò che Egli si aspetta da noi, essere testimoni della sua grazia e agire per la gloria di Dio: questo è essere veri cristiani. Il gesto più abitudinario si illumina allora di una luce nuova.

È in vista di una tale comunione con Dio che siamo stati creati. Confidando nel suo amore possiamo agire per la sua gloria. In questo stanno la felicità e la ragione di vita del cristiano, “infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10).

giovedì 30 maggio 2024

L’invito di Dio

In occasione di un invito a casa di un fariseo, ovvero un pio giudeo, Gesù stesso puntualizzò chiaramente in cosa consiste l’invito di Dio e Gesù raccontò la seguente parabola: "Un uomo preparò una gran cena e invitò molti; e all'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, perché tutto è già pronto. Tutti insieme cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi. Un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: Va' presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi. Poi il servo disse: Signore, si è fatto come hai comandato e c'è ancora posto. Il signore disse al servo: Va' fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena”  Luca 14:16-24.

Cosa volle comunicare Gesù attraverso questo racconto? Il padrone di casa simboleggia Dio che invitò molti uomini e fece preparativi per loro, ma nel momento in cui inviò il suo servo a prendere gli invitati questi non vennero. È così anche oggi. Duemila anni dopo la morte di Gesù i servitori sono sempre lì a portare l’invito di Dio che viene molte volte rifiutato. Dio vorrebbe riempire il cielo. 

Coloro che nel corso della loro vita sono caduti in basso, qui raffigurati da i poveri e gli ammalati, riconoscono generalmente per primi quanto sia magnifico l’invito di Dio. Molti trovano pretesti per non esser costretti ad accettare l’invito, e gli esempi riportati nella parabola mostrano ancora oggi perché gli uomini non arrivano a Dio. 

L’uomo che vuole controllare il suo campo, si prende cura del suo patrimonio. Quello che vuole provare i buoi, mette il lavoro al primo posto. Per il terzo, la moglie cioè gli affetti rappresentano la cosa più importante. Tutti e tre, in fondo, avrebbero potuto prendere parte al banchetto, ma le loro priorità erano altre; patrimonio, lavoro, famiglia ci attanagliano così tanto che riteniamo di non avere tempo per Dio, giustificando così l’esclusione dell’Eterno dalla nostra vita e il rifiuto del Suo invito. 

Tutte queste motivazioni, spesso unite alla generale atmosfera di cecità su Dio descritta precedentemente, fanno sì che Dio venga quasi del tutto ignorato. Conosciamo troppo poco riguardo il Suo invito e riguardo Colui che ce lo ha consegnato, Gesù Cristo. 

“Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere nel Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” Giovanni 3:36.  

“In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha vita eterna e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” Giovanni 5:24.   

I passi citati mostrano che per accettare l’invito di Dio dobbiamo accettare Gesù. Accogliere Gesù, d’altro canto, presuppone la consapevolezza che così come siamo non possiamo comparire davanti a di Dio, non perché Dio sia puntiglioso, ma perché è giusto. Ma Dio ha preparato una via affinché noi, nonostante la nostra imperfezione morale e le nostre mancanze, possiamo andare a Lui. Gesù, sulla croce, si è caricato delle nostre colpe. In questo modo ci può condurre a Dio, se crediamo in Lui. 

Quindi il Suo messaggio è quello dell’amore: “Chi viene a me non verrà cacciato fuori. Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà mai più sete” Giovanni 6:35-37. Come nella parabola l’uomo mandò fuori il suo servo ad invitare anche coloro che erano lontani, così anche oggi è valido l’invito per tutti coloro che si trovano ancora lontani da Dio. In cielo c’è molto spazio; Gesù infatti disse: “nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; altrimenti ve lo avrei detto. Io vado a prepararvi un posto” Giovanni 14:2.

30 maggio - Un certo Gesù che è morto

Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti.

Luca 24:46, 47

 

Ed egli (Gesù) disse loro: “E voi, chi dite che io sia?” Pietro rispose: “Il Cristo di Dio”.

Luca 9:20

 

Un certo Gesù che è morto

Leggere Atti 25

 

Circa nell’anno 60, Festo accede alla posizione di governatore della Giudea, ed eredita un carcerato scomodo: l’apostolo Paolo. Costretto ad occuparsene, si consulta col re Agrippa. I capi d’accusa gli sono poco noti; sa solo che i Giudei “avevano contro di lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo affermava essere vivo” (Atti 25:19). Evidentemente, Festo non sapeva nulla del Cristo. Per lui, Gesù era un uomo come tutti gli altri.

Oggi, per voi, Gesù è solo un uomo come un altro, un martire condannato a morte quasi 2000 anni fa? Egli è morto, sì, ma dopo tre giorni è risuscitato ed ora è “vivo per i secoli dei secoli” (Apocalisse 1:18). Risuscitandolo, Dio ha dimostrato che quell’uomo disprezzato, che i Giudei e le altre nazioni, cioè tutta l’umanità, avevano messo a morte, era il suo amato Figlio. La sua risurrezione attesta che ci sarà anche una risurrezione di tutti gli uomini, “dei giusti e degli ingiusti” (Atti 24:15).

È di vitale importanza che tu ti ponga la seguente domanda: In quale condizione mi trovo? Perdonato e giustificato, o ancora “morto” nei miei peccati? (Efesini 2:1). Gesù è il mio salvatore o sarà il mio giudice?

L’apostolo Paolo diceva: “Il Figlio di Dio… mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20); che questa affermazione possa essere anche la tua.


mercoledì 29 maggio 2024

Orecchie

“Chi ha orecchi per udire oda”.

Il Signore pronunciò queste parole in più di una occasione. Sette volte nei vangeli ci viene ricordato che non è sufficiente avere le orecchie, ma è necessario usarle.

Nella parabola del seminatore il Signore pone l'accento sull'attenzione che ciascuno da alla Parola di Dio. Coma la si ascolta e come la si riceve.

Possiamo notare che in tutti e tre i casi il seme è il medesimo. Il seminatore è lo stesso seminatore. A cambiare non è il messaggio e nemmeno il messaggero, a cambiare è l'ascoltatore. Se la proporzione nella parabola è significativa, tre quarti del mondo non prestano ascolto alla voce di Dio.

Le nostre orecchie, a differenza dei nostri occhi, non hanno palpebre. Devono restare aperte, ma con quanta facilità si chiudono.

Quando Dio getta il suo seme nel tuo terreno, qual è il risultato?

La Bibbia non è un quotidiano da sfogliare, ma piuttosto una miniera da scavare.

“Figlio mio, se ricevi le mie parole e serbi con cura i miei comandamenti prestando orecchio alla saggezza e inclinando il cuore all'intelligenza...se la cerchi come l'argento e ti dai a scavarla come un tesoro, allora comprenderai il timore del SIGNORE e troverai la scienza di Dio.” Proverbi 2:1-5.

Il “figlio” è esortato a prendere a cuore l'insegnamento del Padre e a serbare con cura le Sue parole.

Orecchie e cuore devono essere ugualmente aperti. Il figlio dovrà essere un ascoltatore attento. Dinanzi agli insegnamenti della Parola di Dio dovremmo avere la stessa determinazione e impegno che avremmo dinanzi ad una miniera d'oro o d'argento.

29 maggio - Chiedi ciò che vuoi

Dio gli disse: “Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda”. Salomone rispose: “Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa… discernere il bene dal male”.

1 Re 3:5, 6, 9

 

Chiedi ciò che vuoi

 

Chiedi cosa vuoi che io ti conceda! Questa proposta fu fatta da Dio al famoso re Salomone molti secoli fa. Cosa chiederemmo se fosse fatta a noi? Forse in testa alla lista metteremmo la salute, la ricchezza, il benessere, la fama, il divertimento… Salomone ha chiesto una cosa inusuale: un cuore intelligente per discernere il bene dal male! Che bello sarebbe se anche noi avessimo questo desiderio profondo di ricevere da Dio la saggezza necessaria per capire la sua volontà!

Quando ci rendiamo conto che manchiamo di saggezza e non sappiamo come comportarci, seguiamo l’esortazione dell’apostolo Giacomo che dice: “Se qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data” (1:5). La saggezza che Dio dà scende dall’alto e non ha caratteristiche carnali, ma “prima è pura, poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia” (3:17). Salomone l’ha chiesta e Dio gliel’ha data; e nella Parola ci sono ricordate le cose sagge che questo re ha scritto e ha fatto. Chiediamo anche noi a Dio, senza dubitare, questa saggezza ed Egli sarà pronto ad esaudirci. Non desideriamo le cose futili e passeggere che soddisfano la nostra natura umana, ma prendendo esempio da Salomone aspiriamo ad avere un cuore intelligente affinché possiamo portare dei frutti duraturi per la gloria di Dio.

martedì 28 maggio 2024

28 maggio - Tutti sullo stesso piano

La grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata.

Tito 2:11

 

Dio non ha riguardi personali.

Atti 10:34

 

Tutti sullo stesso piano

 

Quando J.P. Morgan, finanziere americano gestore di un’immensa fortuna, morì, si scoprì nel suo testamento un articolo che riguardava “un affare” che lui considerava di capitale importanza. Ecco ciò che diceva:

“Rimetto l’anima mia nelle mani del mio Salvatore, con la piena certezza che, avendomi salvato e lavato dai miei peccati nel suo prezioso sangue, Egli mi presenterà senza macchia davanti al trono di suo Padre. Supplico i miei figli di mantenere e difendere, ad ogni occasione, la dottrina della completa espiazione dei peccati per mezzo del sangue di Cristo che si è offerto una volta per sempre”.

Per quanto riguardava la salvezza della propria anima, quell’uomo ricchissimo dipendeva dalla grazia di Dio allo stesso modo di un povero mendicante o del ladrone sulla croce (Luca 23:43). Questa salvezza, infatti, è offerta a tutti gli uomini senza distinzione di rango sociale, di razza, di cultura. Se vi sono errori e difetti nella giustizia umana, non è così della giustizia divina. La Parola di Dio dichiara: “Non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:22, 23). Ma la Bibbia ci presenta anche le risorse divine messe a disposizione di ognuno. La morte sulla croce di Gesù Cristo ha pienamente soddisfatto Dio il quale può ora perdonare persone colpevoli come me e voi. Nessun uomo è troppo malvagio da non poter ricevere la salvezza di Dio come un dono della sua grazia.


lunedì 27 maggio 2024

Sondaggi

“Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio” 2 Cor. 4:3-4. 

Nel mese di Dicembre in diverse parti d'Italia (e non solo) vengono fatte delle distribuzioni di calendari biblici. Durante una di queste, un credente, oltre ad offrire il calendario ha effettuato anche una specie di sondaggio che consisteva nel porre alle persone che venivano avvicinate la seguente domanda: “ Secondo lei cosa c'è dopo la morte?”.

Il campione di persone comprendeva “praticanti”, “senza religione” e altri che potremmo definire “simpatizzanti”. Ve ne erano di tutte le fasce di età sia ricchi che gente di modeste condizioni. La conclusione di questo sondaggio? Il ventisette per cento ha risposto di non averci mai pensato. Il cinquantasei per cento ci pensa talvolta e il restante diciassette per cento sovente. Ma il nome di Cristo non è mai stato pronunciato. 

Questo risultato ben deludente sotto più di un aspetto ci fa toccare con mano lo spessore delle tenebre morali che avvolgono questo mondo. Eppure la buona notizia che l'Evangelo presenta agli uomini risuona da molti secoli. Non è forse vero che i nostri paesi sono stati favoriti ben più di altre parti del mondo? Rimarremo forse insensibili di fronte alla sorte di questo mondo?

Se Satana ha velato per loro l'Evangelo della gloria di Cristo, noi siamo responsabili di avvertirli. Ciò che gli uomini pensano di Dio e del loro stato non cambia nulla delle realtà eterne.

“Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio" Ebrei 9:27.

27 maggio - Il futuro del nostro pianeta

La terra barcollerà… vacillerà come una capanna. Il suo peccato grava su di lei; essa cade e non si rialzerà mai più.

Isaia 24:20

 

Il futuro del nostro pianeta

 

In che stato si trova attualmente la Terra, questo pianeta uscito così bello dalle mani del Creatore? Cosa ne resterà a quelli che l’abiteranno domani?

Periodicamente si levano voci per attirare l’attenzione sull’esaurimento delle risorse ed evocare la prospettiva di una catastrofe ecologica che metterà a rischio la sopravvivenza dell’umanità. Dobbiamo crederle? Più o meno coscientemente tutti si rendono conto di un’incombente catastrofe, ma nessuno si accorge della terribile malattia morale che corrompe la società. Se crescono la violenza e l’immoralità, si è pronti ad incolpare la società, la scuola, i governi, le istituzioni… ma ben pochi riconoscono il male che c’è nel loro proprio cuore e la loro colpevole lontananza da Dio.

A causa dell’egoismo e della mancanza di saggezza, l’uomo sta per segare il ramo su cui è seduto! Ha voluto vivere senza Dio e liberarsi dalle Sue regole e dai limiti da lui imposti, e questo attira sull’umanità un giudizio di cui possiamo già oggi vedere dei segni premonitori. Accogliamo il loro messaggio e prepariamoci fin da oggi ad incontrare Dio.

“Udite, o cieli! E tu, terra, presta orecchio! Poiché l’Eterno parla… ‘Venite, e discutiamo’, dice l’Eterno: ‘Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve’” (Isaia 1:2, 18).


domenica 26 maggio 2024

Quivi resta

“Non si può beffarsi di Dio” Galati 6:7.

Quando avevo circa trentanni lavoravo presso una ditta di automazioni e informatica. Svolgevo le mie attività insieme a diversi colleghi ma ricordo che ve ne era uno in particolare che era irriverente e sarcastico nei confronti di Dio. Non perdeva occasione per fare delle battute atte a deridere e trovava un particolare piacere a raccontare barzellette su questo tema. 

Durante un funerale di un collega si avvicinò al nostro gruppo e con un sorriso malizioso disse: “Io non ho molta fretta di andare a vedere quello che c'è dall'altra parte”. 

Beh ho saputo che è morto il mese scorso. Non aveva fretta, ma Dio non gli ha chiesto la sua opinione. La morte, in modo inaspettato come fosse stanca di essere sfidata, è venuta a bussare alla sua porta e lo ha portato via.

“Quel che c'è dall'altra parte” avrebbe dovuto saperlo perché Dio non ce l'ha nascosto. La Parola di Dio ci insegna che c'è un luogo di riposo per quelli che hanno accettato Cristo come loro Salvatore, essi godranno di una felicità perfetta vicino a Lui. Poi c'è un altro luogo per coloro che non hanno approfittato della pazienza di Dio e non hanno regolato la questione dei loro peccati, questi conosceranno la sofferenza e restando in attesa, con angoscia, del giorno nel quale sarà emessa la loro condanna eterna.

La morte è una cosa molto seria: essa apre le porte in modo definitivo su l'uno o sull'altro luogo. L'uomo può scegliere ma bisogna ricordare che: “Se un albero cade verso sud o verso nord, dove cade, quivi resta” Ecclesiaste 11:3.

26 maggio - Essere responsabili

Ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.

Romani 14:12

 

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà.

Galati 6:7

 

Essere responsabili

 

La parola “responsabile” deriva dal latino “respondere” nel senso di “rendere conto, rispondere dei propri atti”. Nel linguaggio moderno “essere responsabile” ha conservato questo significato. Essere responsabile implica il dover rispondere dei propri atti davanti a un’autorità superiore, ed anche “assumersi le eventuali conseguenze dei propri atti”. Una persona responsabile riconosce l’obbligo di adempiere ai propri impegni ed eventualmente di riparare gli errori commessi. Come si dice oggi, bisogna che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

La responsabilità è legata alla libertà e alla dignità dell’uomo. Gli uomini sono stati creati liberi e coscienti di ciò che fanno. Uno dei paradossi della nostra società è quello di rivendicare ad alta voce la propria libertà adottando atteggiamenti sempre più irresponsabili.

Ognuno di noi è responsabile davanti al prossimo e alla società, ma prima di tutto davanti all’Artefice della nostra vita, Dio stesso. Ciascuno di noi renderà conto a Dio di ogni minimo dettaglio della sua vita, in modo particolare del nostro atteggiamento riguardo al Signore Gesù e alla sua opera alla croce.

Dio l’ha mandato affinché noi avessimo in lui il Salvatore, ed Egli ha accettato di subire il giudizio divino contro i nostri peccati. Si è preso quella responsabilità che noi non eravamo in grado di assumerci, ed ora tutti noi siamo responsabili di riceverlo come Salvatore e Signore. Contando sulla sua grazia, potremo allora far fronte alle nostre molteplici responsabilità in ogni campo.


sabato 25 maggio 2024

Non ci pensare

“Rallegrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio” Ecclesiaste 12:1.

Questo è, sicuramente, il motto di tante altre persone; tornano a casa dopo il lavoro, col giornale sotto il braccio, con la voglia di riposare, mettersi in pantofole, bere una bella birra e guardare il calcio in TV. Così, questa gente si comporta una settimana dopo l’altra e, un anno dopo l’altro. Si ammazza il tempo e si vive di seconda mano, guardando la vita attraverso la TV. Solo quando si guasta il televisore o, manca la luce, si esce da questa routine.

Si dice che l’uomo moderno, che non si sottomette ad alcuna autorità, tanto meno a Dio, sia «emancipato» e «autonomo». E si crede di vedere in questo un gran progresso; però, in realtà, quest’attitudine comporta una sempre più crescente cecità e, come conseguenza, una spaventosa solitudine, e la perdizione dell’uomo d’oggi.

In modo completamente diverso trascorse la vita, il conosciuto riformatore Martin Lutero. Già convinto dell’esistenza di Dio e profondamente cosciente del suo peccato, entrò in un convento per trovare lì la pace con Dio, per mezzo di esercizi di penitenza e una vita ascetica. Tutti quegli esercizi spirituali però, contribuirono solo a renderlo sempre più cosciente della sua perdizione e peccaminosità davanti a Dio, tal ché, nella sua disperazione, arrivò a paragonarsi a un maledetto sacco di vermi. 

Eppure, nella solitudine della sua fredda cella, la sua anima disperata fu pervasa dalla luce e dal calore, quando iniziò a leggere il Nuovo Testamento. Le depressioni si trasformarono in gioia e la prigione in libertà quando sperimentò la salvezza per mezzo di Gesù Cristo.

Se non comportasse conseguenze così tragiche, ci farebbe ridere che oggi, quasi cinque secoli dopo Lutero, molti dei nostri pedagogisti, psicologi e teologi abbiano cancellato dal loro vocabolario la parola «peccato» e che si sforzino per convincerci di quanto sia nobile, benefico e buono l’uomo, e che abbiamo sufficienti motivi per essere convinti del nostro valore intrinseco. 

Ma dopo le due guerre mondiali, i continui conflitti, dopo Auschwitz, i Gulag, la Siria, la pulizia etnica in Bosnia, le guerre tribali in Africa, la guerra in Ucraina e ciò che sta accadendo oggi in Medio Oriente possiamo mai continuare a credere che l’uomo in fondo sia buono? La storia recente non ha forse svilito tutte le teorie umaniste e non conferma che la Bibbia ha ragione con la sua diagnosi sullo stato dell’uomo?

E così descrive gli uomini : “...insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda” Tito 3:3.

Sei sicuro di non volerci pensare?

Lutero, leggendo il Nuovo Testamento e in particolare l'epistola ai Romani, arrivò a capire ciò che Dio ha da offrire agli uomini: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” Romani 3:23-24.

25 maggio - Il grande Dio salvatore

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Giovanni 3:16

 

Il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo.

1 Giovanni 4:14

 

Il grande Dio salvatore

 

Già nell’Antico Testamento Dio si era presentato come il Dio salvatore: “Fuori di me non c’è altro Dio, Dio giusto, e non c’è Salvatore fuori di me” (Isaia 45:21). Molti secoli più tardi, l’apostolo Paolo affermerà: “Dio, nostro Salvatore… vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:3, 4). La grazia di Dio, venuta nella persona del Signore Gesù, porta la salvezza a tutti gli uomini (Tito 2:11), una salvezza abbastanza grande per liberare tutti gli esseri umani, chiunque essi siano, se solo volessero accettarla.

Noi non abbiamo altro da presentare a Dio che la consapevolezza del nostro stato di peccato; e “quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia” (Tito 3:4, 5).

Dio non vuole soltanto salvare gli uomini dalla perdizione eterna, ma vuole anche assicurare loro la vita eterna, cioè una relazione felice con Sé e con il suo Figlio Gesù Cristo. Questa nuova vita, i credenti la possiedono fin da adesso, poiché “chi crede nel Figlio ha la vita eterna” (Giovanni 3:36). Ma nell’aldilà, riuniti nella casa del Padre come suoi figli, nella perfezione del cielo, gusteranno questa vita senza limitazioni e senza ostacoli.

venerdì 24 maggio 2024

Stelle che brillano

“...in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita” Filippesi 2:15-16.

Al tempo della creazione Dio pose gli astri nel firmamento “per illuminare la terra” Genesi 1:15. Oggi pone i credenti come luminare in mezzo alle tenebre morali del mondo. Una stella è anzitutto un oggetto celeste; anche i credenti hanno ricevuto una chiamata celeste (Filippesi 3:14-20). La loro presenza nel mondo dovrebbe incitare i loro contemporanei ad alzare gli occhi verso il grande Dio dei cieli.

Strano vero? Perché siamo su questa terra? Per fare gli operai, gli insegnanti, i commessi, i commercianti o altre cose ancora? Semmai queste cose servono per permetterci di vivere dignitosamente, ma il nostro compito è quello di “risplendere come astri nel mondo”. Cioè di svolgere una funzione insostituibile e indispensabile, come lo è la funzione degli astri luminosi per la vita del pianeta.

Nella notte di questo mondo, ogni credente ha ricevuto un posto, ma anche uno splendore particolare: “Un astro è differente dall'altro in splendore” 1 Cor. 15:41. Dio ha dato a ciascuno delle capacità sta a noi metterle a suo servizio. Le stelle sono delle guide per il navigante nella notte. Se portiamo avanti la missione che il Signore ci ha affidato mostriamo la direzione giusta a quelli che ci osservano. Non siamo soli. La notte è punteggiata di stelle. Ricordiamoci di pregare gli uni per gli altri e che presto saremo tutti assieme. Una moltitudine innumerevole, riuniti attorno a Colui che ci ha donato la vita.

24 maggio - Giustificati

Tutti coloro che credono… sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù… mediante la fede nel suo sangue.

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica.

 

Romani 3:22-25; 8:33

 

Giustificati

 

Giobbe, un credente dell’Antico Testamento, ha posto questa domanda: “Come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio?” (Giobbe 9:2). La risposta della Scrittura è: “Non c’è nessun giusto, neppure uno” (Romani 3:11). Non vi è dunque speranza? Se non siamo giusti, Dio non ci potrà accogliere. Ma ecco che “Dio mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati (o resi giusti) per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira” (Romani 5:8, 9). Poiché il Signore Gesù ha preso il posto di noi colpevoli e ha portato il castigo dei nostri peccati, se crediamo in Lui Dio ci considererà “giusti”. La giustizia di Dio è stata soddisfatta dal sangue di Gesù. Il risultato è la pace con Dio, un accesso aperto fino a lui, il godimento di una gioia che niente e nessuno potranno mai togliere (Romani 5:1) e il desiderio di vivere alla gloria di Dio.

Il credente, questa meravigliosa verità della giustificazione può riassumerla così:

– Quanto a me non sono giusto, ma ricevo la giustizia che Dio mi offre gratuitamente per la sua grazia (Romani 8:33, 3:24).

– Il prezzo pagato è il sangue di suo Figlio (5:9).

– Questa giustizia mi è attribuita per la fede (3:25, 28).

– La mia condotta deve dimostrare che sono giustificato (Giacomo 2:24).


giovedì 23 maggio 2024

I Leviti e la purificazione

Ed il Signore parlò ancora a Mosè dicendo: prendi i Leviti d'infra i figliuoli d'Israele e purificali. “E, per purificarli, farai così: li aspergerai con l'acqua dell'espiazione, essi faranno passare il rasoio su tutto il loro corpo, laveranno le loro vesti e si purificheranno”  Num. 8:7. 

Qui abbiamo un tipo del principio della purificazione e che consiste nell'applicazione della morte alla nostra vecchia natura e a tutto ciò che essa produce. È la parola di Dio (l'acqua) che opera vivamente sul cuore e sulla coscienza. Non ci può essere nulla di più significativo della doppia azione presentataci in questo passo. Mosè doveva purificare i Leviti con acqua, far passare il rasoio sopra tutta la loro carne e lavare i loro vestimenti. Mosè, rappresentante dei diritti di Dio, lava i Leviti poiché questi diritti lo esigevano, quindi era necessario che il rasoio passasse sopra tutto ciò che germoglia dalla natura, e di lavare i loro vestimenti. Figurativamente questo rappresenta  il liberarsi di tutto ciò che dinanzi a Dio rappresenta  un'impurità. Dio voleva purificare Israele da tutto quello che è il prodotto della carne (la propria volontà, l'orgoglio, l'ira, l'odio ecc). L'acqua ed il rasoio dovevano passare sopra Leviti prima che potessero avvicinarsi e avere contatto con le cose sante di Dio, perché Egli non avrebbe accettato allora e non accetta oggi coloro che vanno nella Sua presenza portando ancora il risultato della carne. In questa condizione il servizio per possiamo fare per Lui non Gli è gradito.

Questo sarà sempre vero; Dio non può permettere che la natura operi nei suoi servitori che svolgono un servizio santo per Lui. La vecchia natura non deve nè essere moderata, nè migliorata ma deve essere tenuta morta. Questa è una grande verità pratica ed è possibile farlo solo con l'acqua, la Sua Parola, e col rasoio. Questo significa che questa Parola non deve essere solo letta, effetto superficiale, ma anche applicata a noi stessi e allora, e solo allora, sarà possibile eliminare ciò che la carne potrebbe ancora manifestare. Dio ha chiuso la storia del vecchio uomo con la morte di Cristo. Lo Spirito Santo desidera che  questa solenne verità sia ben radicata in ciascuno dei suoi. Dio ha già emesso la Sua sentenza sopra l'umana natura condannandola e noi siamo morti con Cristo. Ciascuno dei suoi deve accettare personalmente questa sentenza. Non è un affare di opinione e di sentimenti, come se si potesse dire a questo riguardo: Io non vedo, io non sento d'essere cosi cattivo come voi volete farmi credere. Dio ha pronunciate il suo giudizio e il nostro dovere è quello di accettarlo.

Il nostro cuore è così malvagio da illudersi di piacere a Dio quando invece nella realtà non facciamo altro che compiacere a noi stessi. Il vero servizio per Dio esige la messa a parte di tutto ciò che è opera della nostra natura. Viviamo in tempi nei quali la propria volontà ha una grande importanza e l'uomo non fa altro che esaltare le proprie caratteristiche.

Vi è stato un tempo in cui fra il Suo popolo si levarono delle voci tese a sovvertire completamente l'opera di Dio e l'occasione fu quella del Vitello d'oro. “E quelli dissero: O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto” Esodo 32:4.

In altre parole ciò che avvenne per Israele al tempo del vitello d'oro, è la stessa cosa che avviene oggi nella chiesa. Ancora oggi si leva quella voce che viene da Dio è chiama: “Chiunque è per il SIGNORE, venga a me! E tutti i figli di Levi si radunarono presso di lui” v.26. 

Il Signore voleva radunare a se non coloro che davano più importanza a una condotta morale e ordinata ma l'appello era rivolto a coloro che erano per il Signore e desideravano ubbidire alla Sua voce. Viviamo in tempi in cui nelle chiese si parla sempre più di morale, di regole, di programmi ma si parla sempre meno di Dio e di ciò che la Sua Parola insegna.

Il rimedio a tutto ciò è essere veramente per il Signore, schierarsi dalla Sua parte e ciò implica fare tutto quello che Lui dice. Dire come Saulo “Signore, che vuoi tu ch'io faccia?” Atti 9:6 (ver. Diodati). O come Samuele “Parla, SIGNORE, poiché il tuo servo ascolta" 1 Sam. 3:9. Essere dalla parte del Signore significa essere pronti a fare ciò che Egli vuole.

Il nostro cuore può gridare: No! Cerchiamo di mediare, siamo civili. Confrontiamoci  per trovare una linea comune, una via di mezzo che possa andare più o meno bene ad entrambi, magari aiutiamoci l'un l'altro. Ma nessuno si chiede se questo comportamento  va bene o no per Dio, né ricerca il Suo intervento.

“Se non ascoltate e se non prendete a cuore di dare gloria al mio nome, dice il SIGNORE degli eserciti, io manderò su di voi la maledizione... perché non prendete la cosa a cuore.

Allora saprete che io vi ho dato quest'ordine...perché sussista il mio patto con Levi, dice il SIGNORE degli eserciti. Il mio patto con lui era un patto di vita e di pace, cose che io gli diedi, perché mi temesse; egli mi temette”  Malachia 2:2-5.

Il patto con Levi consisteva nell'essere impegnati nel servizio per il Signore. In altre parole il carattere del servo è quello di ascoltare e ubbidire prontamente a Colui che parla.

23 maggio - Santificati (2)

Con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati.

Ebrei 10:14

 

Il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile.

1 Tessalonicesi 5:23

 

Santificati (2)

 

Il verbo santificare significa “mettere a parte”, “consacrare”. Questa santificazione riveste tre aspetti.

– La santificazione iniziale definisce la condizione di ogni credente. Chi ha accettato per fede l’opera di Gesù Cristo alla croce è reso santo, consacrato per il Signore ed entra a far parte della famiglia di Dio, indipendentemente dalla conoscenza che ha delle cose spirituali. Questa “consacrazione”, questa appartenenza, è dunque il privilegio di tutti i credenti. Essa è definitiva ed eterna: “Noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre… Con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Ebrei 10:10, 14).

– Il secondo aspetto della santificazione è quello della sua applicazione pratica nella vita d’ogni giorno. Il credente si separa dal male e ricerca il bene. Non giungerà mai alla perfezione (cioè a uno stato senza peccato) su questa terra, ma dovrà avere come obiettivo di assomigliare sempre più al suo Salvatore. Questo si realizza quando si mettono in pratica gli insegnamenti della Parola di Dio, con il soccorso dello Spirito Santo, e con lo sguardo rivolto a Cristo che è Colui che ci santifica (Giovanni 17:17, 19). È responsabilità del credente purificarsi dal male in vista di questa santificazione giornaliera. Essa riguarda sia il corpo che l’anima e lo spirito (2 Corinzi 7:1).

– La santificazione finale è la condizione del credente quando sarà nel cielo simile a Cristo (1 Giovanni 3:2), completamente liberato dal peccato e definitivamente messo da parte per Dio.


mercoledì 22 maggio 2024

Nascondersi?

“Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto sì ch'io non lo vegga? dice l'Eterno. Non riempio io il cielo e la terra? dice l'Eterno”  Geremia 23:24.

Non c'è nessun punto nello spazio, dentro o fuori i limiti della creazione dove Dio non sia presente. Non vi è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a Lui, “tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di Colui al quale dobbiamo render conto” Ebrei 4:13.

Quando gli uomini si ostinano a farsi nemico un Dio così grande al quale niente sfugge, la loro sorte è ben misera.

“O Eterno tu m'hai investigato e mi conosci. Tu sai quando mi seggo e quando m'alzo, tu intendi da lungi il mio pensiero” Salmo 139:1-2.

Qui, Davide, fa riferimento alla particolare conoscenza che Dio ha di ogni individuo. Sulla terra vivono miliardi di persone, eppure Dio conosce intimamente ciascuna di esse. Egli sa tutto di noi, ci ha investigato e ci conosce.

“Tu mi scruti quando cammino e quando mi giaccio, e conosci a fondo tutte le mie vie. Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, o Eterno, già la conosci appieno” v.3-4.

Ci conosce perfettamente, sa quando ci sediamo e quando ci alziamo, conosce le azioni e le motivazioni. Sa che cosa pensiamo, conosce ogni parola che pronunciamo e addirittura le conosce in anticipo. Il futuro, così come il passato e il presente, gli è totalmente dischiuso.

“Una tal conoscenza è troppo meravigliosa per me, tanto alta, che io non posso arrivarci. Dove me ne andrò lungi dal tuo spirito? e dove fuggirò dal tuo cospetto?”  v. 6-7.

L'infinita conoscenza di Dio è un concetto sbalorditivo. E' troppo alta perché la mente umana possa arrivarci. Anche quando raggiungiamo i limiti della nostra capacità di comprensione essa sta al di sopra. 

Non posso afferrare l'onniscienza di Dio, mi è difficile sostenere il solo pensiero. Io sono meravigliato e sorpreso da esso. Una tal conoscenza non soltanto supera la mia comprensione, ma anche la mia immaginazione.

“Tanto alta che non posso arrivarci”. Per quanto possa elevare la mia mente, essa sta al di sopra di me anche quando io mi elevo nelle parti più alte del pensiero spirituale. Ma è è così di ogni attributo di Dio, la nostra mente non ha alcun metro per misurate l'infinito.

“Le tenebre stesse non possono nasconderti nulla” v.12.

Le tenebre non velano nulla, non sono un mezzo adatto a nascondere qualcosa a Dio. Esse possono nascondere le cose agli uomini, possono essere così fitte da nascondere ciò che siamo addirittura a noi stessi, ma non possono celare nulla a Dio.

Il Suo desiderio è che queste tenebre siano dissolte e che possiamo arrivare ad afferrare qualcosa del Suo amore.

“In Dio stanno la saggezza e la potenza, a lui appartengono il consiglio e l'intelligenza. Rivela le cose recondite, facendole uscire dalle tenebre, e porta alla luce ciò che è avvolto in ombra di morte” Giobbe 12-13,22.

“Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” Giovanni 12:46.

22 maggio - I piedi lavati (1)

Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio.

1 Corinzi 6:11

 

I piedi lavati (1)

 

Nel Vangelo di Giovanni (13:1-11) Gesù, alla vigilia della sua crocifissione, si mette a lavare i piedi ai discepoli. In Oriente, l’uso di sandali aperti obbligava a lavarsi frequentemente i piedi. Questo ruolo era generalmente riservato a uno schiavo. Qui Gesù, il Figlio di Dio, prende il posto di uno schiavo. Che abbassamento, che prova d’amore! Quando viene il suo turno, Pietro all’inizio rifiuta di farsi lavare i piedi, ma poi, toccato dalla grazia di Gesù, gli dice: “Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Il Signore gli risponde: “Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto”.

Chi è stato toccato dall’amore del Signore e, avendo creduto in Lui, è lavato dai suoi peccati con il Suo sangue (Apocalisse 1:5), ha “tutto il corpo lavato”. Il sangue di Cristo, la sua vita data in sacrificio, salva il peccatore e lo conduce a Dio. Questo atto unico è stato compiuto una volta per sempre. Gesù Cristo “ha fatto la purificazione dei peccati” (Ebrei 1:3). Il lavaggio dei piedi, invece, è necessario durante tutto il cammino del credente. Che egli ne sia consapevole o no, il contatto col mondo lo “sporca”. Ha continuamente bisogno di essere purificato, e la Parola di Dio (simboleggiata dall’acqua), quando è letta con attenzione e ascoltata, compie quest’opera. Per mezzo del suo messaggio essa lava, ravviva la coscienza, e rende puro il cuore; per questo è di fondamentale importanza leggere la Bibbia e studiarla con attenzione e preghiera.


(segue)

martedì 21 maggio 2024

Incidente

Commentando l’incidente mortale di un pilota, in una delle prove della 24 ore di Le Mans, un campione di automobilismo diceva: “Alcuni ci considerano pazzi, incoscienti, ma non è così. Noi siamo pienamente consapevoli del pericolo che corriamo, ma pensiamo: Non succederà a me”.

Un celebre scrittore rispose un giorno a un giornalista: “Molti scherzano sulla morte… È sempre quella degli altri, la sepoltura degli altri; i rintocchi funebri non suonano mai per loro”. 

C’è un malato senza speranza di guarigione o un giovane morto in un incidente? Ognuno di noi vede gli altri andarsene e si comporta come se egli stesso dovesse vivere per sempre. I cimiteri si riempiono sotto i nostri occhi e non vogliamo vedere che già un angolo di terra è riservato a noi.

Pensare alla morte ci fa paura anche perché ci obbliga a metterci in discussione. Molti hanno paura di Dio e poiché fuggono lontano da Lui pensano di averlo sempre dietro. Allora, chiudono gli occhi e… premono sull’acceleratore! È questa la soluzione giusta? No, Dio è davanti, e chi non crede gli sta andando inconsapevolmente incontro, perché “è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” Ebrei 9:27.

Che terribile prospettiva comparire davanti al Dio santo, con il carico dei propri peccati! Ma questo Dio santo è anche il Dio d’amore, è il “nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” 1 Timoteo 2:4.

21 maggio - Il Padre vostro sa

(Gesù disse:) “Non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno”.

Luca 12:29, 30

 

Il Padre vostro sa

 

Quanto conforto in questa breve frase: “Il Padre vostro sa”! Non solo “il Padre vi verrà in aiuto”, ma ha una perfetta conoscenza dei bisogni dei suoi figli. Il Padre vostro sa.

Se lo conosciamo come Padre, non è consolante sapere che Egli è consapevole di tutto ciò che ci riguarda, che ci ascolta sempre e che nulla può far diminuire il suo amore? Nulla sfugge alla sua attenzione. Tutti i suoi riscattati possono riposarsi in pace su questa promessa. Egli conosce i bisogni dei suoi figli e li sostiene nella sua divina saggezza e nel suo amore accordando loro ciò di cui hanno bisogno ogni giorno. La simpatia umana ha i suoi limiti, ma quella di Dio non ne ha. Quale benedizione stare vicini a lui!

L’apostolo Paolo fece questa esperienza quando era incatenato, in prigione. Riferendo il suo interrogatorio davanti al tribunale romano scrive a Timoteo: “Tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte” (2 Timoteo 4:16-17). Un’altra volta, poco prima di fare naufragio, aveva detto ai suoi compagni di viaggio: “Un angelo del Dio, al quale appartengo e che io servo, mi è apparso questa notte dicendo: Paolo, non temere” (Atti 27:23, 24).

Dio non abbandonò il suo servitore, ma lo fortificò sia nella tempesta, sia nella prigione. Anche oggi il Padre nostro sa! Il solo pensiero di questo fatto non dovrebbe essere sufficiente per ravvivare il coraggio di tutti i figli di Dio?


lunedì 20 maggio 2024

20 maggio - La conversione di Saulo da Tarso (2)

(L’apostolo Paolo scrive:) “Prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata”.

1 Timoteo 1:13

 

Il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data.

2 Pietro 3:15

 

La conversione di Saulo da Tarso (2)

Atti capitoli 9, 22 e 26

 

Che incontro quello tra Saulo, un Giudeo zelante che perseguitava i cristiani, e Anania, un fedele discepolo di Gesù. Forse sulla lista di coloro che Saulo voleva arrestare figurava anche il suo nome! “Fratello Saulo – gli dice – il Signore mi ha mandato perché tu riacquisti la vista”. E Saulo torna a vedere!

Una tale concatenazione di circostanze non poteva essere diretta che dalla mano di Dio: Gesù che dal cielo lo chiama, lo rende cieco e lo fa condurre a Damasco in una casa dove Anania è inviato per rendergli la vista e per battezzarlo! Ciò è sufficiente per convincerlo: Gesù il crocifisso è veramente il Messia, il Figlio di Dio. A quella conversione radicale si unisce un sincero pentimento.

Saulo si mette subito a predicare Gesù. Il persecutore dei cristiani diventa l’apostolo Paolo, l’inviato di Cristo alle nazioni. A Gerusalemme, davanti a una folla ostile, Paolo ricorda con forza come Gesù ha trasformato la sua vita; lo ripete poi anche a Cesarea, davanti alle autorità romane. Incarcerato a causa della sua fede, Paolo testimonierà ancora a Roma davanti al terribile imperatore Nerone. In ogni situazione ha reso testimonianza “del vangelo della grazia di Dio” (Atti 20:24).


domenica 19 maggio 2024

19 maggio - La conversione di Saulo da Tarso (1)

Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.

1 Timoteo 1:15

 

La conversione di Saulo da Tarso (1)

Atti capitoli 9, 22 e 26

 

La conversione di quell’uomo che diventerà Paolo è notevole. La troviamo raccontata tre volte nel libro degli Atti. Essa mostra tutto l’amore di Dio verso quell’uomo che ha poi riconosciuto di essere stato un bestemmiatore e un persecutore dei cristiani, il più grande dei peccatori (1 Timoteo 1:13-15). Paolo, che allora si chiamava Saulo, aveva assistito alla lapidazione di Stefano, il primo martire cristiano, e approvava quell’omicidio (Atti 8:1). “Spirante minacce e stragi” (Atti 9:1), era partito per Damasco con l’intenzione di condurre legati a Gerusalemme altri cristiani per rinchiuderli in prigione. Ma Dio lo ha fermato.

Con una luce sfolgorante, gli fa udire una voce: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Saulo cade a terra, cieco, e domanda: “Chi sei, Signore?” “Io sono Gesù, che tu perseguiti”, gli risponde il Signore. Dunque Gesù era vivo e gli parlava dal cielo! Poi il Signore aggiunge: “Alzati, entra nella città”. Saulo fa così, e per tre giorni digiuna e prega.

In quei giorni il Signore chiama uno dei suoi discepoli, Anania, e gli dice: “Alzati, va’ nella strada chiamata Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso, chiamato Saulo”. Anania ha paura e vorrebbe declinare l’incarico, ma il Signore gli dice: “Va’, perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli” (Atti 9:15).

(segue e si conclude domani)


sabato 18 maggio 2024

18 maggio - La pazienza di Dio

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.

2 Pietro 3:9

 

Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza…, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?

Romani 2:4

 

La pazienza di Dio

 

I Francesi usano dire: “Col tempo e la pazienza si ottiene di più che con la forza e la rabbia”. Questa massima tratta da una favola di La Fontaine incoraggia la pazienza, e denuncia l’inutilità della collera e dell’aggressività di fronte alle difficoltà.

Ci capita spesso di perdere la pazienza con un bambino, col nostro coniuge, con un collega di lavoro o di fronte a un incarico troppo complicato, o ad un lavoro che non riesce bene, e questa nostra reazione può creare dei conflitti. Quante volte mettiamo a dura prova la pazienza degli altri!

Ma abbiamo pensato alla pazienza di Dio? “Il Signore è paziente verso di voi”, è scritto, poiché tutti noi siamo colpevoli davanti a lui. Ma Dio che ci ama vuole che “tutti giungano al ravvedimento”. È il suo desiderio, ma è anche un ordine: “Dio comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30).

Pentirsi, significa prima di tutto riconoscere che meritiamo il suo castigo perché “non c’è nessun giusto, neppure uno” (Romani 3:11). E poi, compresa la nostra incapacità a diventare giusti con le nostre forze, ricevere il solo mezzo che Dio ci offre: Gesù Cristo che, sulla croce, ha portato la condanna che avrebbero meritato i nostri peccati. Credere in lui, accettare di essere resi giusti davanti a Dio mediante la fede, ricevere “gratuitamente” la sua grazia, “mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24): questa è la vita , la vita eterna!

venerdì 17 maggio 2024

17 maggio - Una vita cambiata

(Gesù dice:) “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me”.

Apocalisse 3:20

 

Una vita cambiata

 

Carl Lewis, atleta fuori dal comune, è stato l’uomo più veloce del mondo battendo il record dei 100 metri. Ha conquistato nove medaglie d’oro e detiene tre titoli olimpici consecutivi di salto in lungo. Nel corso di un’intervista ha dichiarato:

«Nel giugno del 1981, ho fatto un’esperienza che ha cambiato la mia vita. Stavo partecipando ai campionati americani di atletica in Luisiana, quando Willy G., un caro amico, atleta di fama mondiale di corsa a ostacoli, mi invitò ad andare in chiesa con lui. Io credevo di essere un cristiano perché avevo sempre frequentato la chiesa coi miei genitori, ma quest’idea, che la maggior parte dei cristiani ha, è del tutto sbagliata. Quel giorno il predicatore parlò dell’amore di Dio verso gli uomini e raccontò la venuta di Gesù Cristo sulla terra, la sua vita senza peccato, la sua morte in croce e la sua risurrezione, invitando tutti ad avere una relazione personale con Lui.

Durante la riunione il predicatore fece questa domanda: “Se tu morissi oggi, saresti sicuro di andare in cielo?” Io sapevo di dovermi mettere in regola con Dio ricevendo Gesù nella mia vita; così lo accettai come mio Salvatore e mio Signore. Per me fu una svolta radicale. Trovai anche molti amici credenti che mi incoraggiarono e mi aiutarono a mantenere la buona direzione, quella che onora Dio.»