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domenica 30 giugno 2024

Vergognarsi

“non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci” Isaia 53:2.

Carla, è una signora di mezza età  che ha una storia interessante da raccontare. E' cresciuta in una famiglia di modeste condizioni e ricorda di aver trascorso un infanzia felice. Il padre molto impegnato con lunghi turni di lavoro, sabato compreso, ma affettuoso e presente per quello che gli era consentito. La madre, casalinga, le era stata sempre vicina colmandola di cure e d'affetto. Quando crebbe iniziò a notare che le mani e le braccia della madre erano diverse da quelle delle altri madri. La pelle era sempre arrossata e gonfia, non liscia, piena di cicatrici dovute a delle gravi ustioni. 

Carla se ne vergognava e insisteva sempre perché la madre portasse dei lunghi guanti quando veniva a prenderla a scuola o andavano a passeggio.

All'età di nove anni, durante le vacanze, andò a trascorrere qualche giorno da una zia per giocare un po' con le cuginette e sfogliando un vecchio albo di fotografie notò un particolare che la colpì profondamente. In una foto apparivano sua madre e suo padre  insieme vicino una staccionata ma la cosa strana era che le braccia della madre erano perfette. Così chiese spiegazione e scoprì che cosa era accaduto. Carla da piccola era stata una bambina vivace non incline ad obbedire. Sua madre le ripeteva spesso di stare lontana dai fornelli specialmente quando stava cucinando. Una volta, era entrata in cucina attirata da un profumino di frittelle, lo sentiva nell'aria e volendo vedere meglio aveva afferrato con entrambe le mani il manico della padella tirandola verso di se. Per  fortuna la madre non era distante, accorse subito e riuscì a spostarla ma subì gravi ustioni sulle mani e sulle braccia. Carla era rimasta senza parole e questa volta si era vergognata sì ma di se stessa. Tornata a casa accarezzò a lungo le mani della mamma piangendo e le disse “Oh mamma sono delle mani bellissime. Non nasconderle più”.

“Tu sei bello, più bello di tutti i figli degli uomini” Salmo 45:2.

“Le sue mani sono anelli d'oro, tempestate di pietre preziose” C.Cant. 5:14.

30 giugno - Semplicità dell’Evangelo (3/3)

“Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”.

Luca 15:32

 

“Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato”.

Atti 16:31

 

Semplicità dell’Evangelo (3)

 

Prendiamo ancora un esempio tra gli insegnamenti di Gesù. Un figlio chiede al padre la sua parte di eredità per servirsene a suo piacimento (parabola del figlio prodigo, Luca 15:11-32). Se ne va in un paese lontano e dissipa tutti i suoi averi vivendo dissolutamente. Così, si ritrova nella miseria e rischia di morire di fame. Allora si ricorda della casa paterna e, spinto dal pentimento, si mette in cammino per tornare dal padre, confessare il suo peccato e chiedere di essere trattato come un servo e non più come un figlio, perché non si riteneva più degno. Ma il padre lo vede quando è ancora lontano e, mosso a compassione, gli corre incontro, gli si getta al collo e lo copre di baci ancor prima che egli abbia il tempo di dire qualcosa riguardo al suo stato e alle sue intenzioni; ordina che lo vestano con l’abito più bello e lo introduce in casa dove fa preparare un banchetto, perché il figlio “era morto ed è tornato in vita”.

Anche questo racconto è molto semplice da capire. Il figlio rappresenta con tutta evidenza il peccatore, l’uomo che si allontana da Dio per fare la propria volontà. Egli è come “morto”. Il padre è Dio che, nel suo amore, viene incontro al peccatore pentito, lo accoglie con tenerezza, lo perdona, lo salva e gli dona la vita, riempie di pace e di gioia il suo cuore e lo introduce nella Sua intimità.

Ecco cos’è l’Evangelo. L’amore di Dio vi risplende ovunque. È di una tale semplicità che anche un bambino può capirlo e riceverlo. Se la tua intelligenza ti impedisce di accettare ciò che ti sembra difficile, oppure “troppo semplice”, diventa come un piccolo fanciullo e il Signore ti riempirà il cuore!

sabato 29 giugno 2024

Un invito

“(il Signore disse loro) Venite a me...”  Matteo 11:28.

Potrebbe risultare umiliante dover ammettere che abbiamo bisogno di qualcuno.

Riflettiamo su tutte le ragioni per le quali non vogliamo il Suo aiuto. Se vuoi conoscere il tuo vero stato interiore, mettiti alla prova con queste sue parole: “Venite a me”. 

E' un test importante. Se c'è una parte di te che non si è arresa e ancora combatte, preferirai discutere, tergiversare, portare argomentazioni; farai qualunque cosa pur di non andare, pur di non raggiungere il momento in cui scoprirai realmente come sei, e la cosa non ti piacerà.

Fino a che rimane in te una pur minima traccia di presunzione, di autosufficienza tu non andai a Lui. Oppure ci andrai con la convinzione che Dio ti abbia chiamato per affidarti qualche incarico importante; ma tutto quello che Egli ti ha chiesto è di andare a Lui.

“Venite a me”. Quando senti queste parole, sai che in te deve succedere qualcosa, prima che tu possa andare. E che cosa deve succedere? Semplice, devi prendere una decisione. Se vai a Lui devi fidarti di Lui, se vai a Lui devi affidarti a Lui rinunciando a te stesso.

Quante volte ti sei presentato a Dio con le tue richieste e te ne sei andato senza niente perché nella tua mente avevi già pianificato delle soluzioni?

Dio ha sempre tenuto le mani tese verso di te ma tu non ti sei abbandonato alle sue amorevoli cure. Avevi le tue vie, i tuoi progetti.

Guardati indietro e fai ora un bilancio della tua vita. Hai risposto a questo suo invito?

Sei andato a Lui o sei rimasto solo con te stesso?

29 giugno - La semplicità dell’Evangelo (2/3)

Il Vangelo… è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.

Romani 1:16

 

Ravvedetevi e credete al Vangelo.

Marco 1:15

 

La semplicità dell’Evangelo (2)

 

Che prova abbiamo noi dell’amore di Dio? Egli “ha dato il suo unigenito Figlio”! Anche questo, che lo si voglia o no, è molto chiaro. Il Figlio di Dio è venuto sulla terra a portare la vita eterna a noi, “morti” nelle colpe e nei peccati (Efesini 2:1). Dio lo ha “dato” proprio per questo, manifestando in modo più che eloquente il grande amore che ha per tutti noi.

Ma cosa ci chiede in cambio di un tale dono? Nulla, se non che crediamo in Gesù e che lo riceviamo nei nostri cuori riconoscendolo come il Figlio di Dio.

È difficile comprendere questa buona notizia? Se qualcuno non la riceve, non è certo per mancanza di chiarezza da parte di Dio riguardo al Suo amore e al dono che ci ha fatto nel Suo Figlio Gesù Cristo, e allo scopo che Egli si prefigge, cioè salvare noi che siamo perduti.

Prendiamo come esempio un episodio della vita di Gesù. Era nella casa di un fariseo che l’aveva invitato (Luca 7:36-50). Nella stessa città si trovava una donna peccatrice, disprezzata da tutti; e lei, saputo che Gesù era in quella casa, vi si recò pentita e pianse ai Suoi piedi. Gesù non era forse al corrente dei suoi peccati? Certamente sì, ma ha visto il suo sincero pentimento e le ha detto: “I tuoi peccati sono perdonati… La tua fede ti ha salvata; va’ in pace”. È divinamente semplice: il peccatore pentito confessa le proprie colpe e Dio, nel Suo amore, lo perdona.

(segue e si conclude domani)

venerdì 28 giugno 2024

Resurrezione

Gesù Cristo: è evidente che la risurrezione ha un grande significato, perché attesta che egli è un personaggio unico. E' entrato in questo mondo in modo soprannaturale e lo ha lascito nello stesso modo. La sua nascita fu naturale ma il suo concepimento fu soprannaturale; la sua morte fu naturale, ma la sua risurrezione fu soprannaturale.

Nel Nuovo Testamento il Signore non predisse mai la sua morte senza aggiungere che sarebbe risorto e sempre descrisse la sua futura risurrezione come un “segno”.

“Ma egli rispose loro: Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona” Matteo 12:39.

Paolo scriverà nell'epistola ai Romani: “dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore”  Romani 1:4.

Ma i discepoli credettero a ciò che il Signore aveva rivelato loro?

“Allora Gesù disse loro: O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette!” Luca 24:25.

Il Signore era morto, si era provveduto alla sua sepoltura e nessuno si aspettava nessun seguito a questo fatto. Diamo uno sguardo agli avvenimenti.

Le donne che si erano recate al sepolcro per la sepoltura, trovata la tomba vuota se ne fuggirono via “prese da tremito e da stupore” (Marco16:8).

Quando Maria Maddalena e le donne riferirono che “viveva” ai discepoli, essi “non lo credettero” (Marco16:11) e “quelle parole parvero loro un vaneggiare” Luca 24:11.

Gesù apparve in mezzo a loro, ed “essi smarriti e impauriti, pensavano di vedere uno spirito” (Luca 24:37), tanto che Gesù “li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore” Marco16:14.

Tommaso era fermissimo nel suo rifiuto di credere, a meno che non potesse realmente vedere e toccare le ferite lasciate dai chiodi (Giovanni 20:24-25).

Quando il Signore si incontrò con i discepoli sui monti della Galilea che aveva loro designato “l'adorarono, alcuni però dubitarono” Matteo 28:17.

Occorse molta pazienza da parte del Signore per far si che questo avvenimento così importante e così straordinario potesse essere creduto dai suoi.

Il Signore fu visto risorto in almeno dieci occasioni da quelli che Pietro chiama “testimoni prescelti da Dio” in Atti 10:41. Apparve a Maria Maddalena (Marco 16:9), alle donne che tornavano dal sepolcro (Matteo28:9), a Pietro (Luca 24:34), ai due discepoli sulla via d'Emmaus (Luca 24:13-35), ai dieci riuniti nell'alto solaio (Luca 24:36-42), agli undici incluso Tommaso (Marco16:14), a più di cinquecento fratelli in una volta (1 Corinzi 15:6), a Giacomo (1 Corinzi 15:7), ad alcuni discepoli sulla riva del mare di Galilea (Giovanni 21), a molti quando avvenne l'ascensione (Atti 1:6-12) e come ultimo della lista anche a Paolo (1 Corinzi 15:8). Tutto ciò avvenne, come abbiamo notato, in luoghi e situazioni diverse.

La sua risurrezione è un avvenimento tanto importante quanto lo è la sua morte in croce.

La verità e la realtà della risurrezione caratterizza in maniera unica il cristianesimo. Nel mondo vi sono tante religioni e molte si richiamano agli insegnamenti morali e altruistici dei loro fondatori; però questi, nonostante tutto ciò che possono aver insegnato o fatto di positivo, ora giacciono in una tomba. La loro predicazione e i loro insegnamenti si limitano all'esistenza terrena: non hanno prospettiva, né speranza futura.

Mentre il sepolcro di Gesù Cristo è vuoto.

Se il Signore non fosse risuscitato, se fosse rimasto nella tomba, quale fede potremmo nutrire in Lui, dopo tutti i suoi insegnamenti? La sua morte non avrebbe alcun valore ne la sua promessa di essere andato a prepararci un luogo (Giovanni 14:1).

“se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati” 1Corinzi 15:17.

Senza risurrezione siamo ancora in piena schiavitù, immersi ancora nei nostri peccati.

28 giugno - La semplicità dell’Evangelo (1/3)

In quel tempo Gesù prese a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli”.

Matteo 11:25

 

La semplicità dell’Evangelo (1)

 

L’Evangelo è la buona notizia di Dio annunciata ai peccatori, vale a dire a noi tutti. L’apostolo Paolo dice che con la venuta di Cristo “la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata” (Tito 2:11). Come può quindi l’Evangelo essere difficile da comprendere, come alcuni sostengono? Esso non è affatto difficile; la difficoltà sta nei nostri cuori attaccati più alle cose visibili che alle cose eterne. Ecco alcuni esempi dell’incontestabile semplicità dell’Evangelo.

Cosa c’è di più semplice della dichiarazione che troviamo in Giovanni 3:16: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”? Nulla di più facile da capire e, nello stesso tempo, nulla di più importante, poiché riguarda la vita eterna. Dio, l’Essere supremo e Onnipotente, il Dio santo e giusto, si è rivelato come un Dio d’amore. Non è un Dio indifferente, insensibile, lontano, nascosto nelle profondità dell’infinito, che non si preoccupa delle Sue creature, ma è un Dio che ci ama e che l’ha dimostrato concretamente, come vedremo domani.

Chi potrebbe dire di non comprendere le parole “Dio ha tanto amato?” La grandezza del Suo amore è espressa con la parola “tanto”, e così doveva essere se pensiamo a chi sono i destinatari di questo grande amore di Dio: è il mondo, cioè l’insieme di tutti gli esseri umani, che a causa del peccato, sono separati da Lui e condannati alla morte eterna, alla perdizione. Non comprendiamo forse che il messaggio dell’Evangelo è rivolto ad ognuno di noi?

(segue domani)


giovedì 27 giugno 2024

Zizzania

“Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura”. Matteo 13:30.

Questa parabola ci introduce a quello strano fenomeno noto come cristianità nominale, quel fenomeno per il quale si può essere cristiani di nome ma non di fatto, cristiani solo in apparenza.

Il racconto è chiaro c‘erano due seminatori e c’erano due tipi di sementi e vi saranno due tipi di frutto diverso.

L'insegnamento:

La chiesa è una comunità mista.

Il diavolo opera all’interno di questa comunità.

La separazione avverrà alla fine.

Il buon seme sono i veri credenti, la zizzania sono quelli che professano solo a parole. Quando i servitori videro la zizzania in mezzo al grano chiesero al padrone come ciò fosse potuto accadere. Questi riconobbe subito l'opera di un nemico. “E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c'è della zizzania? Egli disse loro: Un nemico ha fatto questo” ver.27-28.

Così lenti a capire e ciò era accaduto mentre i suoi dormivano. Vegliate affinché non accada anche nelle nostre chiese.

27 giugno - Stress

Vi esortiamo, fratelli… a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani.

1 Tessalonicesi 4:10-11

 

Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco.

Marco 6:31

 

Stress

 

È una parola molto in voga; in questi tempi lo stress ci accompagna da mattina a sera. Costretti a vivere in un mondo rumoroso e agitato, immersi nelle attività scandite dal ritmo frenetico dell’evoluzione tecnologica, corriamo il pericolo di rimanere intrappolati nel vortice di un’esistenza che ci mette sotto pressione, facendoci spendere tutte le nostre energie e perdere il sentimento e il vero valore delle benedizioni eterne.

Gesù ha detto: “Nessuno può servire due padroni” e “dov'è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore” (Matteo 6:24; Luca 12:34).

Amici che quotidianamente siete costretti ad affrontare le preoccupazioni e le contrarietà della vita, appartatevi come proponeva Gesù ai Suoi discepoli “stressati” e prendetevi del tempo per pensare al Signore nell’intimità e nel silenzio della vostra camera. Da questo contatto la vostra mente potrà essere rinfrancata, la vostra fede rianimata, e ne trarrete contemporaneamente anche un beneficio per il vostro fisico. Dedicate del tempo alla preghiera e alla meditazione della Parola di Dio. Ricordatevi che “il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca” (Lamentazioni di Geremia 3:25). Fate anche voi l’esperienza della realtà di queste parole e chiedete a Dio quella serenità a cui il vostro cuore aspira, fatta di fiducia, d’umiltà e di pazienza, lasciando che Egli stesso prenda in mano i problemi che vi assillano.


mercoledì 26 giugno 2024

Ricevuto male

Il fatto di essere stati ricevuti male a casa di qualcuno, non ci invoglia affatto ad invitarlo e trattarlo bene. Eppure è quello che ha fatto il Figlio di Dio per l'umanità: Mal ricevuto, ben ricevuti a casa sua.

Come è stato ricevuto?

“È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto” Giov. 1:11.

“non c'era posto per loro nell'albergo” Luca 2:7.

Il suo popolo non ha voluto saperne di nulla e ha chiesto la sua morte: “Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che fosse crocifisso” Luca 23:23. Hanno preferito risparmiare Barabba, un brigante e mettere a morte il Signore Gesù. Il mondo non aveva posto per Lui.

Ne avrebbe uno oggi? Non più di allora. Ora ascoltiamo come Egli ha risponde a questa reiezione: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” Giov. 14:2-3. Questo posto lo offre a tutti i suoi presso di sé, nella casa del Padre. 

Voi fate parte dei suoi? 

E' venuto a visitare il mondo e che accoglienza ha ricevuto? Una croce. Ora invita tutti a casa sua tutti quelli che hanno creduto in Lui. Il Signore risponde alla malvagità del cuore dell'uomo con l'amore del cuore di Dio.

26 giugno - Gente permalosa

Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta,  con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore.

Efesini 4:1-2

 

Gente permalosa

 

Essere permalosi è un difetto che abbiamo un po’ tutti, chi più chi meno. Non è altro che una manifestazione del nostro egoismo e del nostro orgoglio, indizio di mancanza d’amore vero e disinteressato.

Le persone permalose si sentono ferite per un nonnulla; ogni parola può essere presa come una mancanza di riguardo nei loro confronti, un’allusione maligna, una cattiveria, una forma di disistima. Esse vedono un movente malvagio in tutto ciò che gli altri fanno e sono pronte ad imputare ai congiunti, ai conoscenti, ai compagni di lavoro, delle intenzioni cattive. Per le persone suscettibili, tutto ruota intorno al loro “io”. Dicono che i loro meriti non vengono riconosciuti, che gli altri non li mettono al posto che spetta loro, che sono ingrati nei loro confronti… Questo triste stato spirituale costituisce molto spesso un serio ostacolo anche alla vita comunitaria dei credenti che, invece di essere facile e gioiosa, diventa spesso complicata. Quando le diverse personalità si scontrano e sollevano questioni si può dire che non si è capito cosa significhi sopportarsi e perdonarsi reciprocamente (Colossesi 3:13).

Come ovviare a questa tendenza così spiacevole? Solo tenendo davanti a noi il modello perfetto di umiltà, di comprensione, di misericordia e di rinuncia, Gesù Cristo, il nostro prezioso Salvatore e Maestro.


martedì 25 giugno 2024

Superbia

“Dov’è il re dei Giudei che è nato?” Matteo 2:2.

Erode il Grande era un sanguinario ed ebbe una reazione in linea con la sua personalità.

Il suo regno era macchiato di sangue e i romani lo avevano posto sul trono come “re” ma lui era uno straniero un edomita. Erode non aveva né titolo né diritto.

Il suo trono era insicuro e lui viveva nel terrore dei rivali e quando ne individuava uno vero o presunto lo faceva eliminare. L'imperatore Augusto scrisse di lui che erano più al sicuro i maiali di Erode che i sui stessi figli.

Difatti egli fece uccidere sua moglie Marianna, sua madre Alessandra e uno dopo l'altro i suoi tre figli, vari zii cugini e parenti sempre per lo stesso motivo.

Anche oggi sono molti ai quali la figura di Gesù dà fastidio e desiderano toglierla di mezzo. Altri come i Magi invece lo vogliano adorare.

“Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo” Matteo 2:7-8.

Erode e i Magi (o saggi) condividono lo stesso capitolo, ma non condividono lo stesso cuore. I saggi fecero un lungo viaggio per vedere il Signore Gesù. Erode si rifiutò perfino di lasciare la sua città. I saggi presentarono le loro offerte per adorare il Re, Colui che era venuto per “pascere il gregge”. Erode cercò di ucciderlo. I saggi videro il Signore Gesù. 

Erode? Lui non vide che se stesso e come triste risultato egli sarà la prima persona a rifiutare Gesù Cristo.

“mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e chiedete informazioni precise sul bambino“ 2:8.

Come abbiamo letto, Erode, non riuscì a dire: “Cercate il re”. Riuscì solo a dire “cercate il bambino”. Lui vedeva solo se stesso e non avrebbe mai accettato che “un altro” potesse avere le redini della sua vita. Erode era sufficiente a se stesso.

La superbia di Erode fece male ad altre persone, un grido si leverà da Rama. La superbia lo fa sempre, provoca dolore.

25 giugno - Abbassarsi per condividere

Perciò, egli (Gesù) doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa… Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.

Ebrei 2:17-18

 

Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie.

Matteo 8:17

 

Abbassarsi per condividere

 

Se un amico mi fa partecipe delle sue sofferenze, cercherò di capirlo. Ma come ci si può mettere al posto di uno che soffre? Se, per dimostrare la mia comprensione, rispondo precipitosamente: “Ah sì, anch’io…”, e inizio a descrivere con enfasi le mie disgrazie, lascerò il mio amico frustrato per non essere stato ascoltato fino in fondo. Quelli che soffrono si sentono soli, e il loro dolore aumenta quando hanno la sensazione che gli altri non li comprendano.

Ma cos’è detto di Gesù, il Figlio di Dio? “Doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa”. Essendo Dio, conosce tutto; eppure ha dovuto diventare uomo, simile a noi, affinché noi sapessimo che ci può davvero capire e aiutare. Egli ha preso un corpo umano, ma senza il peccato. Anche Lui si è affaticato, ha avuto fame e sete, ha sofferto dolori fisici e morali. Ha provato la solitudine di uno che gli altri non capiscono. Ha desiderato la condivisione da parte dei Suoi amici, ma ne ha avuta poca: “Ho aspettato chi mi confortasse, ma invano; ho atteso dei consolatori, ma non ne ho trovati” (Salmo 69:20).

Essendo diventato uomo è capace di avere per chi soffre una comprensione vera, umana e divina allo stesso tempo, una simpatia e un amore senza limiti e senza la minima traccia di egoismo.

Possiamo indirizzarci a Lui con piena fiducia per essere ascoltati, compresi e incoraggiati.


lunedì 24 giugno 2024

24 giugno - Nessun luogo privilegiato per adorare Dio

Lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il SIGNORE, il vostro Dio, avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per mettervi il suo nome; là andrete.

Deuteronomio 12:5

 

L'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.

Giovanni 4:21

 

Nessun luogo privilegiato per adorare Dio

 

Vi erano molte ragioni perché Dio ordinasse al Suo popolo di avere un luogo, e uno solo, in cui Egli si sarebbe trovato e dove il popolo si doveva riunire. Gerusalemme diventò poi, sotto il re Davide, un vero e proprio luogo di radunamento, materializzato dal Tempio costruito da Salomone. Millecinquecento anni dopo, al pozzo di Sicar, il Signore fece una rivelazione a una donna samaritana: È inutile cercare un luogo dove adorare il Padre, le disse! È inutile recarsi a Gerusalemme o altrove per compiere dei riti od offrire sacrifici di animali; Dio Padre cerca un nuovo genere di adoratori tratti da tutti i popoli della terra. Una stirpe eletta, resa capace, grazie alla fede nell’opera espiatoria di Gesù Cristo, di presentare a Dio un’adorazione come Egli desidera, “in spirito e verità”.

In spirito: il tempo delle forme esteriori è passato. L’insieme dei riti ebraici prefigurava il sacrificio di Gesù. Appena questo sacrificio si è compiuto, tutti i simboli precedenti non hanno più ragione d’essere.

In verità: non serve a nulla costruirsi una buona coscienza compiendo delle pratiche religiose se il nostro cuore non è sinceramente impegnato. Dunque, “avviciniamoci (a Dio) con cuore sincero e con piena certezza di fede” (Ebrei 10:22).


domenica 23 giugno 2024

23 giugno - Buone notizie, cattive notizie

Ma poi dissero fra di loro: “Noi non facciamo bene; questo è giorno di buone notizie, e noi tacciamo!”

2 Re 7:9

 

Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annuncia la pace, che è araldo di notizie liete, che annuncia la salvezza.

Isaia 52:7

 

Buone notizie, cattive notizie

 

Giunto all’età di 90 anni, il “re del petrolio” J.D. Rockefeller pare non sopportasse più la minima emozione; i suoi fecero anche stampare, appositamente per lui, un’edizione speciale del suo giornale epurata da tutte le cattive notizie. Quel quotidiano su misura era composto di pochissime pagine!

Ogni mattina i quotidiani trasmettono ai lettori la loro razione quotidiana di informazioni desolanti: conflitti, fame, catastrofi, colpi di stato, violenze, omicidi… Sotto questo aspetto, il giornale di oggi assomiglia molto a quello di ieri e assomiglierà inevitabilmente a quello di domani, perché tutti i buoni propositi per migliorare l’umanità sono illusori.

E allora? Non rimane nulla in cui sperare, nulla di cui ci si possa rallegrare? Sì, noi conosciamo una “buona notizia”. È stata annunciata da angeli ai semplici pastori di Betlemme: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore” (Luca 2:11). Poco più tardi, un uomo fedele, di nome Simeone, prese Gesù tra le braccia e disse: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza…” (Luca 2:30).

Gesù stesso lesse nella sinagoga un testo del profeta Isaia che lo riguardava: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi”. E aggiunse: “Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi udite” (Luca 4:18, 21). Gesù è la nostra sola speranza.


sabato 22 giugno 2024

22 giugno - Perché avere fiducia nella Bibbia?

Voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio.

1 Tessalonicesi 2:13

 

Tu sei Dio, le tue parole sono verità.

2 Samuele 7:28

 

Perché avere fiducia nella Bibbia?

 

Domanda: Citando la Bibbia, voi ci invitate a credere in Dio e ad obbedirgli. Sono d’accordo, ma quali sono le prove che la Bibbia è veramente la Parola di Dio?

Risposta: Prima di tutto gli autori della Bibbia affermano chiaramente che parlano da parte di Dio. Decine di volte leggiamo: “Così dice il SIGNORE”, o “Dio disse”, o altre espressioni simili. La Bibbia afferma essa stessa di essere Parola di Dio. Metterlo in dubbio significherebbe dare a Dio del bugiardo.

In secondo luogo, la Bibbia contiene un gran numero di profezie molte delle quali si sono già realizzate. Solo Dio è al di sopra del tempo, quindi è Lui che ha comunicato ai profeti i Suoi pensieri riguardo al futuro. Riguardo a Gesù Cristo nella Bibbia troviamo sia delle profezie precise, sia dei racconti che indicavano in anticipo le Sue caratteristiche.

Inoltre, i più di quaranta autori della Bibbia, che sono vissuti nell’arco di oltre quindici secoli e in circostanze molto diverse, si sono completati a vicenda, dando a questo Libro un’armonia unica e sorprendente. Perché questo? Semplicemente perché è Dio il vero autore delle Sacre Scritture. “La mia parola non è forse come un fuoco, dice il SIGNORE, e come un martello che spezza il sasso?” (Geremia 23:29). Ecco un’autorevole testimonianza della sua origine divina.

Ma ascoltiamo anche la gioiosa testimonianza di una moltitudine di credenti: “Questo libro mi ha cambiato la vita, mi ha dato la pace e la certezza di vivere eternamente con Lui”.


venerdì 21 giugno 2024

Il gregge del Signore

“Io stesso pascerò le mie pecore, io stesso le farò riposare", dice il Signore, DIO. Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, rafforzerò la malata” Ezechiele 34: 15-16.

In Sardegna, un immenso gregge di pecore attraversava la strada scortato da due cani ben addestrati che passavano da un lato all'altro del gregge per raccogliere quelle disperse. Vi erano pecore di tutti i tipi, grasse, magre, nere, chiare, pezzate ecc. Nell'osservare questa scena mi sono chiesto quali criteri avrei scelto io se avessi voluto avere un gregge di pecore?

Eliminerei quelle che zoppicano. Anche quelle deboli perché rallentano il gregge. Per non parlare di quelle che hanno la tendenza a perdersi. No! Meglio di no, sono una perdita di tempo. Forse un buon parametro sarebbe guardare alla qualità della loro lana.

Probabilmente facendo così otterrei un buon gregge ma sapete come fa il Signore per formare il Suo gregge, cioè la chiesa? Ha chiamato tutti anche perché se avesse voluto scartare le pecore difettose non ne avrebbe raccolta nessuna. Ha iniziato proprio dai deboli, dai bisognosi, dagli infermi. Da quanti avevano perso la strada e si erano smarriti. Dio non ha guardato all'aspetto ma ai bisogni del cuore e li ama così come sono.

Tale è la chiesa del Signore, composta da quelli che hanno riconosciuto la loro debolezza davanti a Dio e hanno creduto nel Signore Gesù. Ora sono uniti e camminano seguendo le orme del loro Pastore.

21 giugno - Religione o Evangelo?

Come potrebbe il mortale essere giusto davanti a Dio?

Giobbe 9:2

 

Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.

Romani 8:1

 

Religione o Evangelo?

 

L’Evangelo, vale a dire l’insegnamento di Gesù Cristo, è ritenuto da molti una delle tante religioni che ci sono nel mondo. Ma è possibile paragonare l’Evangelo a una religione?

La religione è opera dell’uomo; l’Evangelo è un dono di Dio.

La religione rappresenta ciò che l’uomo fa di Dio e vuole fare per Dio; l’Evangelo è ciò che Dio ha fatto per l’uomo.

Nelle religioni è l’uomo che cerca Dio; nell’Evangelo è Dio che cerca l’uomo.

La religione consiste nel cercare di “arrampicarsi sulla scala” delle buone azioni, con la speranza di incontrare Dio all’ultimo scalino; l’Evangelo invece ci rivela che Dio è sceso, in Gesù, fino all’ultimo scalino per incontrare noi peccatori.

La religione mette davanti a tutto la buona volontà dell’uomo; l’Evangelo è la “buona notizia” annunciata da Dio: “Chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati” (Atti 10:43).

La religione è fatta di riti e di pratiche; l’Evangelo è la proclamazione dell’amore illimitato del Dio salvatore.

La religione vorrebbe migliorare l’uomo partendo dall’esteriore; l’Evangelo trasforma l’uomo dall’interno. La religione pulisce in superficie; l’Evangelo purifica il cuore.

Esistono tante religioni, ma un solo Evangelo e un solo Dio Salvatore.

“Il Vangelo… è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16).


giovedì 20 giugno 2024

Esaminati

“Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile” 1 Corinzi 9:25.

Praticare sport a livello agonistico è una cosa seria.

Bisogna seguire una dieta ben precisa, alzarsi presto al mattino, sottoporsi a estenuanti allenamenti, andare a letto presto la sera, ascoltare con attenzione i consigli del nostro coach e a fine giornata di solito c'è il filmato.

Ogni atleta non può avere una completa visione dei suoi progressi o dei suoi difetti se non passa del tempo a rivedere il filmato dei suoi allenamenti. Si impara sempre molto nel rivedere noi stessi durante la nostra giornata.

Questo è un buon suggerimento. 

Prendete dei momenti anche a fine giornata, allontanatevi da tutto.

Prendete la vostra Bibbia, un blocco notes e andate a dare un'occhiata alla vostra vita. 

La Bibbia non la si può leggere come un qualsiasi altro libro. Molti cristiani sottolineano e segnano la loro Bibbia, ma la cosa più importante è che sia la Bibbia a lasciare un segno in loro.

Essa non è un semplice libro di testo ma una parola che trasforma, che parla.

Meditate sulla Parola di Dio ed essa vi mostrerà i vostri errori mettendo a nudo voi stessi.

“Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio” Giacomo 1:23.

Lo specchio  serve per avere una visione corretta di noi stessi e la Scrittura è uno specchio straordinario. Se uno si limita a specchiarsi e poi non agisce su se stesso per rimuovere i difetti riscontrati, lo specchiarsi risulterà perfettamente inutile.

Rispondo spesso a mail di credenti che confessano di fare fatica a leggere la Bibbia  perché ciò che ne consegue e solitamente una lettura sterile e i progressi nella loro vita spirituale sono pressoché inesistenti.

Quando è che la Parola di Dio rimane un libro chiuso? Quando non facciamo nessun conto di ciò che essa ci insegna.

“Tutte le visioni profetiche sono divenute per voi come le parole di uno scritto sigillato che si desse a uno che sa leggere, dicendogli: Ti prego, leggi questo! Egli risponderebbe: Non posso, perché è sigillato!” Isaia 29:11.

La Parola di Dio non è più intellegibile per loro, è come un libro sigillato. Perché questo? Perché il loro cuore è rimasto “lontano”.

“Poiché questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me” ver. 13.

20 giugno - Come alleviamo i nostri figli?

(Gesù), preso un bambino, lo mise in mezzo a loro; poi lo prese in braccio e disse loro: “Chiunque riceve uno di questi bambini nel nome mio, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato”.

Marco 9:36, 37

 

Come alleviamo i nostri figli?

 

Già nel 1910, uno scrittore e saggista francese, Carlo Peguy, scriveva: “I padri di famiglia sono i grandi avventurieri dei tempi moderni”. Oggi, a un secolo di distanza, questa qualifica, che si applica naturalmente anche alle madri, è ancor più appropriata. Il contesto morale del mondo di oggi è inquietante. I suoi modi di pensare si insinuano nei nostri pensieri e in seno alle nostre famiglie, particolarmente nei bambini. Così, l’educazione di una famiglia può sembrare un’impresa molto difficile, quasi impossibile. Eppure, se il Signore ci affida dei bambini e ci dà la missione di allevarli per Lui, ci dà anche le risorse per farlo: la Sua Parola e la preghiera.

Abbiamo anche l’esempio del modo in cui Dio, nostro Padre, agisce con noi credenti, che siamo Suoi figli.

Amare un figlio non consiste solo nel dirgli parole tenere. È concedergli l’attenzione ogni volta che ne ha bisogno, ma ricordando che le pretese di un bambino non devono essere tutte soddisfatte. È con l’aiuto del Signore che io posso consacrare del tempo a mio figlio e farlo con pazienza.

Insegnare a un bambino ad obbedire non significa alzare la voce. No, bisogna rimanere dignitosi e fermi, non promettere mai nulla senza mantenere la parola data, applicando il principio biblico: “Il vostro parlare sia: sì, sì; no, no” (Matteo 5:37).

Diamo l’esempio di genitori felici che ubbidiscono al Signore e alla Sua Parola, e i nostri figli saranno incoraggiati a fare lo stesso.

mercoledì 19 giugno 2024

Certezze

Nella Scrittura vi sono delle cose che non durano, ma ve ne sono anche altre sulle quali possiamo essere certi.

1. I malvagi non dureranno.  “Ho visto l'uomo malvagio e prepotente ergersi come albero verdeggiante sul suolo natìo, ma poi è scomparso, ed ecco, non c'è più; io l'ho cercato, ma non si è più trovato” Salmo 37:35-36.

2. Le nostre vite terrene non dureranno. “I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni; o, per i più forti, a ottant'anni; e quel che ne fa l'orgoglio, non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliamo via” Salmo 90:10.

3. Il mondo non durerà. “nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani; essi periranno, ma tu rimani; tutti quanti si consumeranno come un vestito; tu li cambierai come una veste e saranno cambiati” Salmo 102:25-26.

4. La gloria dell’uomo non durerà. “Infatti, ogni carne è come l'erba, e ogni sua gloria come il fiore dell'erba. L'erba diventa secca e il fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola della Buona Notizia che vi è stata annunciata” 1 Pietro 1:24-25.

5. Le promesse di Dio sono certezza. "Benedetto sia il SIGNORE che ha dato riposo al suo popolo Israele, secondo tutte le promesse che aveva fatte; non una delle buone promesse da lui fatte per mezzo del suo servo Mosè è rimasta inadempiuta” 1 Re 8:56.

6. Il nostro premio in cielo è certezza. “E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio” Matteo 10:42.

7. L’amore di Dio è certezza. “Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” Romani 8:38-39.

8. La nostra eternità è certezza. “Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d'uomo, eterna, nei cieli” 2 Corinti 5:1.

19 giugno - Ci manca una dimensione

(Dio dice:) “Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri”.

Isaia 55:9

 

Nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio.

1 Corinzi 2:11

 

Ci manca una dimensione

 

Un oggetto cilindrico viene messo su un tavolo e due ragazzi devono guardarlo e rappresentare su un foglio ciò che vedono. Il primo vede l’oggetto da sopra e sul foglio disegna un disco. Il secondo vede l’oggetto di fronte e disegna un rettangolo.

Immaginate di mostrare quei due disegni a un terzo bambino. Farà fatica a capire che si tratta dello stesso oggetto. Un disco e un rettangolo non sono la stessa cosa, ma solo perché nel disegno manca una dimensione; con un disegno in prospettiva tutto diventerebbe chiaro!

In ambito spirituale è un po’ la stessa cosa. Le nostre menti sono limitate alle dimensioni umane ed è per questo che i pensieri di Dio espressi nella Bibbia a volte ci sembrano illogici. Ci mancano delle dimensioni.

Ad esempio, la Bibbia afferma che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini (1 Timoteo 2:4), ma ci mostra anche che non tutti gli uomini saranno salvati, perché Lui non obbliga nessuno. Come conciliare questo col fatto che a Dio tutto è possibile? Allo stesso modo, la sovranità di Dio che fa grazia a chi vuole e la responsabilità totale di colui che rifiuta questa grazia, sembrano incompatibili. Potremmo moltiplicare gli esempi.

Quando ci scontriamo con queste difficoltà, ricordiamoci che alla mente umana mancano le dimensioni divine. Atteniamoci quindi a ciò che lo Spirito di Dio afferma nella Sua Parola e crediamolo con fede, senza riserve. Questa è la vera saggezza.

martedì 18 giugno 2024

Cambiamento

Fino dai tempi di Adamo gli adoratori avevano compreso che: “Senza spargimento di sangue, non c'è perdono.” Ebrei 12:22.

Non sappiamo come Abele lo avesse compreso e la lista di coloro che seguirono le sue orme è lunga: Abraamo, Mosè, Gedeone, Sansone, Davide e perfino Saul. Sapevano tutti che lo spargimento di sangue era necessario, lo sapeva pure Salomone e costruii un tempio, lo sapeva Aronne ed ebbe inizio il sacerdozio levitico, ma la lista finii alla croce, ciò che Abele e gli altri avevano cercato di compiere o rappresentare nelle offerte, Dio, lo ottenne con il Figlio. Ciò che Abele aveva iniziato Dio lo portò a compimento.

Ciò che era necessario pagare fu pagato, ciò che era necessario fare fu fatto. Ci voleva del sangue innocente e puro e questo fu offerto una volta per sempre.

Ricordi le parole che Gesù disse alla Festa delle capanne: “Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui” Giovanni 7:38-39.

Gesù non ti offre un semplice bicchiere d’acqua ma un pozzo inesauribile.

Adesso però la nostra vita non deve essere più la stessa. La prigione è stata presa d’assalto, l’uomo forte è stato vinto e le porte del carcere sono state aperte, ma finché non lasciamo le celle, finché non avanziamo nella luce della libertà, siamo ancora prigionieri, soltanto prigionieri.

L’opera di Cristo è compiuta per il peccatore ma ora lui deve prenderne coscienza.

Adesso siamo annoverati fra i vincitori.

Ho visto un torneo di golf molto particolare dove alcuni dilettanti sono in squadra con un professionista e nel punteggio si calcola sempre il migliore risultato ottenuto da un qualsiasi concorrente della squadra. Per fare un esempio se io per fare una buca ho impiegato venti colpi e un mio compagno, uno, beh ho fatto buca con un colpo anch’io. Non conta se la tua pallina è caduta in acqua o se il tuo colpo è finito fra gli alberi. 

Ciò che conta è se ti sei presentato per giocare è se ti sei unito alla squadra giusta. 

Tutti erano materia inutile, la squadra che li ha raccolti però è formidabile.

“Tutti quelli che erano in difficoltà, che avevano debiti o che erano scontenti, si radunarono presso di lui ed egli divenne loro capo” 1 Samuele 22 1,2.

In questo caso nella tua squadra c’è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. 

Non esiste squadra più forte.

Dobbiamo essere consapevoli del cambiamento, tutto adesso è diverso. 

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” 2 Corinzi 5:17.

Ad esempio che dire del nostro parlare?

Bisogna prestare attenzione alle parole che pronunciamo, Il Signore un giorno ha detto:

“Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato.” Matteo 12:36-37.

Dobbiamo essere consapevoli che Lui prende estremamente sul serio le parole che diciamo, con la bocca si possono dire cose edificanti ma le parole possono anche ferire, con le parole è possibile ingannare. Il libro dei Proverbi ci ricorda che: “Le parole della bocca di un uomo sono acque profonde”. Proverbi 18:4.

E’ possibile trovarci di tutto.

“Rimuovi da te la perversità della bocca, allontana da te la falsità delle labbra. I tuoi occhi guardino bene in faccia, le tue palpebre si dirigano dritto davanti a te. Appiana il sentiero dei tuoi piedi, tutte le tue vie siano ben preparate. Non girare né a destra né a sinistra, ritira il tuo piede dal male.”. Proverbi 4:24-27.

“O Dio crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo” Salmo 51:10.

18 giugno - La Bibbia rubata

La mia parola non è forse come un fuoco, dice il SIGNORE, e come un martello che spezza il sasso?

Geremia 23:29

 

Siete stati rigenerati… mediante la parola vivente e permanente di Dio.

1 Pietro 1:23

 

La Bibbia rubata

 

«Con un amico conducevo una vita dissoluta, ricercavo ogni tipo di piacere e mi compiacevo nell’ozio. Ero povero, ma il mio amico faceva fronte ai costi delle nostre vite disordinate. Quanto alla Bibbia che mi era stata regalata, non solo non la leggevo, ma la disprezzavo al punto di mutilarla strappandone le pagine per accendere la mia pipa. Ma un giorno scomparve. Poi anche il mio amico smise di frequentarmi e così finirono anche i mezzi per vivere nella pigrizia e nei piaceri.

Andai a trovarlo e mi disse: “Ti devo confessare una cosa, ti ho rubato la Bibbia! Ero venuto a trovarti, ma non c’era nessuno. Allora presi il primo libro che trovai, appunto la tua Bibbia, e mi misi a leggere. Mi venne sott’occhio questo testo: ‘Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo’ (Matteo 11:28). Rimasi colpito e, volendo continuare la lettura, me ne andai con la tua Bibbia in mano. Che scoperta! Essa mi mostrò che ero un grande peccatore davanti a Dio, un uomo affaticato e colpevole che aveva bisogno di riposo e di perdono. E quel riposo l’ho trovato in Gesù. Ora è il mio Salvatore e sono un uomo perdonato e felice, ma ti devo chiedere scusa per essermi impadronito della tua Bibbia senza dirti nulla”. Dopo questa testimonianza anch’io mi misi a leggere la Bibbia e poco dopo trovai in Gesù Cristo il Salvatore di cui avevo bisogno.»

Lettore, desideri anche tu cambiare vita ed essere liberato dal peso dei tuoi peccati? Leggi la Bibbia e chiedi a Gesù di fare questo anche per te.

lunedì 17 giugno 2024

Fardello

Amos fu un profeta dell'ottavo secolo. E' passato molto tempo, vero?

Perché meditare su Amos? In un epoca come la nostra caratterizzata da profonde tensioni sociali, soprusi, ingiustizie, sembrerebbe più opportuno commentare scritti più recenti, ma la Parola di Dio non contiene alcun scritto che faccia parte “dell'archeologia” letteraria.

Amos, non era un prodotto della scuola dei profeti, non era un “veggente” di professione (7:14). Dio ricerca uomini e donne disponibili e pronti a fare la sua volontà senza riserve. L'apostolo Paolo dice: “Come udiranno gli uomini, se non vi è chi predichi?” Romani 10:14. Il suo nome significa “fardello”, un'allusione evidente alla gravosità del compito ricevuto da Dio.

In quel tempo Geroboamo II era re in Israele e questo re era riuscito a ripristinare le frontiere di Israele quasi come erano state all'epoca dei regni di Davide e Salomone. La pace aveva portato con sé la prosperità e la prosperità era diventata consumismo. Ci fu anche una fioritura religiosa, con i santuari locali affollati di adoratori. Ma parallelamente a questa prosperità esteriore, la nazione soffriva di una profonda decadenza morale e sociale. In ogni strato della società Amos constatava dei mali che dovevano venire alla luce: nelle corti di giustizia i magistrati schiacciavano i poveri, poiché la giustizia si comprava con denaro (5:12). Sui mercati i venditori si rendevano colpevoli di “diminuire l'efa, aumentare il siclo, usare bilance false” (8:5). Nelle ville dei benestanti ci si dava agli eccessi nel bere e nel mangiare e si indugiava sulla lussuria, ignorando le suppliche dei poveri (4:1 6:4-6); nei santuari gli adoratori non vedevano l'ora che le feste terminassero per poter tornare ai loro guadagni (8:5).

“Egli mi disse: Amos, che cosa vedi? Io risposi: Un paniere di frutti maturi. E il SIGNORE mi disse: Anche la fine del mio popolo Israele è matura; io non lo risparmierò più...Il SIGNORE lo ha giurato per colui che è la gloria di Giacobbe: Non dimenticherò mai nessuna delle vostre opere” cap. 8:2,7.

Il paniere di frutti maturi mostra chiaramente che è arrivato il momento della raccolta, ovvero quello della resa dei conti: “la fine del mio popolo è matura”. C'è un indurimento di quanti si professano suoi riguardo al peccato e Dio non è disposto a tollerarlo.

17 giugno - Lodare

Magnificate il nostro Dio! Egli è la rocca, l'opera sua è perfetta… È un Dio fedele.

Deuteronomio 32:3-4

 

Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome.

Ebrei 13:15

 

Lodare

 

Lodiamo volentieri quelle persone che compiono atti degni di ammirazione. Quanto più questo vale per Gesù Cristo che ci ha rivelato Dio come Padre. Quando Gesù e l’amore insondabile di Dio riempiono un cuore, questo trabocca di felicità. La lode del credente, fatta innanzitutto di sentimenti di riconoscenza, esalta l’amore divino e l’eccellenza della persona e dell’opera del Salvatore.

La Parola di Dio incita il credente a lodare. Lo Spirito Santo rende gradita a Dio la lode proveniente dal cuore. Essa porta forza e incoraggiamento in tutte le circostanze della vita. L’apostolo Paolo dice: “Siate sempre gioiosi; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:16-18).

Un giorno, Gesù incontrò una donna che aveva una cattiva reputazione ed era senza speranza. Le parlò, e lei ascoltò con attenzione e fu convinta dalle Sue parole di grazia e di verità. A lei Gesù rivelò un segreto: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori” (Giovanni 4:23).

La nostra vocazione è di lodare Dio per la Sua grazia e Gesù Cristo perché si è dato per noi. Questa lode sale da cuori felici o nel dolore, può darsi con lacrime; ma presto, nel cielo, tutti quelli che il Signore ha riscattato contempleranno la Sua gloria e canteranno: “Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza… l’onore, la gloria e la lode” (Apocalisse 5:12).


domenica 16 giugno 2024

16 giugno - La pace

 (Il Messia) sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.

Isaia 9:5

 

Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini.

 Efesini 2:17 

La pace

 

La pace può essere sia fra le nazioni, sia fra le persone; ma c’è anche la pace in rapporto a Dio, nella coscienza e nel cuore di ognuno.

La pace universale, tra le nazioni, avrà luogo solo quando Gesù, il Principe di pace, regnerà sulla terra e imporrà la pace con la Sua sovrana autorità. La terra che, dalla caduta dell’uomo, è stata privata della pace, la godrà con gioia: “Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro tra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra” (Isaia 2:4). Ma questo è futuro.

Fino ad oggi, comunque, l’uomo è ribelle e in guerra contro Dio; per questo non gode né la pace dell’anima, né la pace della coscienza e del cuore. La pace con Dio è stata fatta, per quelli che credono, dal sacrificio di Cristo; il credente, infatti, giustificato davanti a Dio per mezzo della redenzione operata dal Signore, ha la pace con Dio; la sua coscienza, ormai purificata, non lo turba più, e il suo cuore, che conosce l’amore di Dio, si riposa pienamente su Lui. Quando espone a Dio le sue richieste, la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, riempie la sua anima (Filippesi 4:7). Gesù ha detto: “Vi lascio pace; vi do la mia pace” (Giovanni 14:27). Sebbene colpito da svariate prove, il credente avanza verso il soggiorno del riposo eterno dicendo: “Io non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Salmo 23:4).

(Leggere Colossesi 1:20; Romani 5:1-3; Salmo 23:4)

sabato 15 giugno 2024

15 giugno - Opera in me e opera per me

Or il Dio della pace… vi renda perfetti in ogni bene, affinché facciate la sua volontà, e operi in voi ciò che è gradito davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo; a lui sia la gloria nei secoli dei secoli.

Ebrei 13:20-21

 

Opera in me e opera per me

 

Più confronto me stesso con quello che Gesù rivela nei Vangeli, più aumentano i motivi per essere stupefatto. Che contrasto tra un Cristo senza peccato e ciò che io sono per natura! Come non essere d’accordo con Dio che condanna il male che c’è in me? Ecco perché il credente, anche se ha la pace con Dio e una nuova speranza che lo stimola, ha continuamente bisogno di giudicare il proprio operato e le proprie parole, come pure le proprie intenzioni, affinché la sua vita assomigli sempre più a quella del suo divino Modello.

Lo Spirito Santo mi aiuta a giudicare il peccato, ma mi assicura anche che non andrò incontro a nessuna condanna perché Cristo l’ha subìta al mio posto. Questa certezza non mi autorizza certo a lasciarmi trascinare dalla mia natura malvagia; anzi, il pensiero dell’amore di Gesù per me e delle sofferenze che ha patito per espiare le mie colpe, contribuiranno a rendere la mia coscienza sensibile e mi spingeranno ad aborrire il male.

Ma non è solo sulla croce che le Scritture mi invitano a contemplare il mio Salvatore, perché adesso il Suo posto è in cielo, nella gloria alla destra di Dio dove intercede per me. Onorando Gesù in questo modo, Dio ha proclamato la Sua completa approvazione del sacrificio da Lui compiuto. Allora, la pace entrerà nel mio cuore, smetterò di occuparmi di me stesso, dei miei rimorsi, delle mie debolezze e dei miei errori, per rallegrarmi di ritrovare in Lui tutto ciò che mi manca.


venerdì 14 giugno 2024

Trionfo

I nostri vocabolari riportano il significato di questa parola: massimo onore, splendida e gloriosa vittoria, in senso più astratto, vittoria, affermazione assoluta di natura spirituale, morale o civile.

Trionfare è una cosa splendida. Noi onoriamo coloro che trionfano: il soldato che con il suo coraggio innalza trionfante la bandiera della vittoria, l'esploratore determinato che ritorna entusiasta per le sue scoperte, l'atleta che ha vinto e alza felice il trofeo della vittoria. Sì, amiamo i trionfi.

Quando trionfo, io valgo. Quando trionfo, io conto qualcosa. Quando trionfo, la mia vita acquista un nuovo significato.

Tuttavia il trionfo è fuggevole. Difficilmente si riesce a gustare la vittoria a lungo, quando pensiamo di tenerla saldamente in mano ecco che se ne fugge via. Si può entrare nella storia... per qualche momento. Nessuno resta campione per sempre. Il tempo porta altre conquiste e altre vittorie.

Ma la Scrittura, su questo termine riporta qualcosa che sembrerebbe un'assurdità: “Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci conduce in trionfo” 2 Corinzi 2:14.

Il trionfo di Cristo non è temporaneo. Trionfare in Cristo non è un evento o un'occasione. Non è fuggevole. Trionfare in Cristo è un modo di essere, uno stile di vita.

Trionfare in Cristo non è qualcosa che facciamo, ma qualcosa che siamo.

Si può trionfare in questo mondo e gioire per qualcosa che abbiamo fatto forse qualcuno ha guadagnato milioni di euro o scalato l'Everest o ha abbassato di qualche millesimo  il record dei 100 metri piani. Ma il credente gioisce per ciò che egli è: un figlio di Dio, un erede della vita eterna. Nulla ci può separare dal nostro trionfo in Cristo. Nulla!

Il nostro trionfo non si basa su ciò che noi abbiamo fatto ma su ciò che Dio ha fatto per noi. Non è basato sulla nostra perfezione, ma sul perdono di Dio.

Quanto è prezioso questo trionfo! Perché, benché viviamo oppressi da tutte le parti, la vittoria resta nostra. Nulla può mutare la fedeltà di Dio.

14 giugno - La Parola eterna

La parola del Signore rimane in eterno.

1 Pietro 1:25

 

(Gesù disse:) “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Matteo 24:35

 

La Parola eterna

 

Il chiostro dell’abbazia di Saint-Pierre di Moissac, nel sud della Francia, nel corso dei secoli è stato oggetto di attacchi e saccheggi. Visitandolo possiamo ancora ammirare delle sculture che illustrano scene bibliche; nel loro insieme sono state definite “una Bibbia aperta”. Ma guardandole è difficile recepirne il messaggio.

Ringraziamo Dio che ha vegliato affinché la Sua Parola scritta, la Bibbia, sia stata conservata fino a noi. Nonostante tutti gli sforzi dell’uomo per distruggerla, ha attraversato i secoli ed è rimasta intatta. Leggendola e ascoltandola, noi riceviamo il suo messaggio con chiarezza. Essa è e rimane un seme “vivente e permanente” (1 Pietro 1:23) il cui germoglio di vita produce la fede. “La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).

Ancora oggi, come agli albori del cristianesimo, il messaggio immutabile della Bibbia porta la salvezza a tutti quelli che lo accettano. La nuova vita che trasmette è altrettanto permanente della Parola stessa. Il credente “rigenerato” è passato dalla morte alla vita, una vita che la morte non può colpire e che non avrà mai fine. “Chiunque vive e crede in me, non morirà mai”, ha detto Gesù (Giovanni 11:26).

Rimaniamo attaccati a questa Parola eterna! Non lasciamoci sedurre da Satana che cerca da sempre di insinuare dei dubbi riguardo ad essa (Genesi 3:1), o di indebolirne l’importanza nei nostri cuori. Impegniamoci ad essere di “quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Luca 11:28; Giacomo 1:22).


giovedì 13 giugno 2024

Il cristiano

Per ogni cristiano rinato, nella vita quotidiana sorge un'enorme area di tensione. Da un lato, una vita per onorare il suo Signore. D'altra parte, una vita sotto l'influenza di questo mondo. Quando il Signore Gesù viveva sulla terra, diceva dei credenti che vivono nel mondo ma non sono del mondo (Gv 17,11.14 e 16). Il Signore Gesù era nel mondo. Non è più qui. Ma noi siamo ancora nel mondo. Tuttavia non apparteniamo più al mondo. Non apparteniamo più al “sistema” mondiale caratterizzato dal peccato e governato da Satana, il principe del mondo. Apparteniamo a un “mondo nuovo“. Cerchiamo ciò che è di lassù (Col 3,1). Lo diciamo senza dimenticare che siamo ancora con i piedi per terra.

Il diavolo fa tutto il possibile per rendere le cose di questo mondo il più attraenti possibile per noi. Infatti: il mondo sembra offrire molto. La carne (la vecchia natura peccaminosa) è attratta da questo mondo e il nostro cuore può portarci molto lontano se seguiamo i suoi suggerimenti.

Scrive molto bene l’apostolo Giovanni: “Tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma è dal mondo” 1 Giovanni 2:16. Conosciamo bene queste tre cose:

La concupiscenza della carne si manifesta in ogni occasione possibile e cerca di tenerci sotto controllo.

I nostri occhi sono una porta speciale attraverso la quale Satana cerca costantemente di sedurci. Vediamo  e desideriamo.

L'egoismo è la massima di molte persone. Il pericolo per il cristiano non è da sottovalutare.

Questo è il motivo per cui Giacomo ci dice di mantenerci puri dal mondo (Giacomo 1:27). Il che significa che il mondo ci inquina. Questo è esattamente ciò che dovrebbe essere evitato.

La Bibbia ci mette in guardia sui pericoli del mondo con molti esempi. L'obiettivo è che “l'uomo di Dio sia perfetto, pienamente capace di ogni opera buona” 2 Tim. 3:17.

A CHI CI SI RIVOLGE?

Principalmente giovani che hanno accettato il Signore Gesù come loro Salvatore. L'esperienza dimostra che siete particolarmente nel mirino del diavolo. Vivete in un’epoca in cui è difficile come cristiano nuotare contro la corrente dell’opinione e del comportamento popolare in questo mondo.

In secondo luogo, vorrei rivolgermi ai cristiani di mezza età e anche a coloro che sono diventati sempre più vecchi. Perché nessun cristiano è immune da ciò che Satana cerca di offrirci su un piatto d'argento. Contro ciò che a prima vista sembra così abbagliante e desiderabile. Il “mondo” della tensione ci riguarda tutti.

La nostra forza è nel Signore, se ci allontaniamo da Lui ci ritroveremo in balia delle correnti della nostra carne e di questo mondo. Saremo simili a imbarcazioni prive di direzione sottoposte ad ogni tipo di vento. La storia di Sansone può insegnarci sicuramente qualcosa.

Tutti erano meravigliati della sua gran forza e delle cose che era in grado di fare proprio grazie a essa.

“Dimmi, ti prego, da dove viene la tua gran forza”  Giudici 16:6.

C'è un segreto nella nostra comunione con Dio: è la santità, una separazione delle anime nostre per Lui, che presuppone la mortificazione della nostra carne.

Finché Sansone mantiene il segno della sua separazione, la forza di Dio non lo abbandona. Così è anche per noi: finché siamo separati da tutto ciò che è in opposizione a Dio, possediamo questa forza. Sansone pensava che questa forza gli appartenesse, fosse la sua, ma proveniva da Dio e si illude che la forza sia sempre la stessa. “Egli, svegliatosi dal sonno, disse: Io ne uscirò come le altre volte, e mi libererò. Ma non sapeva che il SIGNORE si era ritirato da lui” ver. 20. L'abitudine ad essere forti può darci l'illusione di essere forti e arrivare a farci dimenticare il bisogno che abbiamo di rimanere in comunione con Dio.