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martedì 25 giugno 2024

Superbia

“Dov’è il re dei Giudei che è nato?” Matteo 2:2.

Erode il Grande era un sanguinario ed ebbe una reazione in linea con la sua personalità.

Il suo regno era macchiato di sangue e i romani lo avevano posto sul trono come “re” ma lui era uno straniero un edomita. Erode non aveva né titolo né diritto.

Il suo trono era insicuro e lui viveva nel terrore dei rivali e quando ne individuava uno vero o presunto lo faceva eliminare. L'imperatore Augusto scrisse di lui che erano più al sicuro i maiali di Erode che i sui stessi figli.

Difatti egli fece uccidere sua moglie Marianna, sua madre Alessandra e uno dopo l'altro i suoi tre figli, vari zii cugini e parenti sempre per lo stesso motivo.

Anche oggi sono molti ai quali la figura di Gesù dà fastidio e desiderano toglierla di mezzo. Altri come i Magi invece lo vogliano adorare.

“Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; e, mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo” Matteo 2:7-8.

Erode e i Magi (o saggi) condividono lo stesso capitolo, ma non condividono lo stesso cuore. I saggi fecero un lungo viaggio per vedere il Signore Gesù. Erode si rifiutò perfino di lasciare la sua città. I saggi presentarono le loro offerte per adorare il Re, Colui che era venuto per “pascere il gregge”. Erode cercò di ucciderlo. I saggi videro il Signore Gesù. 

Erode? Lui non vide che se stesso e come triste risultato egli sarà la prima persona a rifiutare Gesù Cristo.

“mandandoli a Betlemme, disse loro: Andate e chiedete informazioni precise sul bambino“ 2:8.

Come abbiamo letto, Erode, non riuscì a dire: “Cercate il re”. Riuscì solo a dire “cercate il bambino”. Lui vedeva solo se stesso e non avrebbe mai accettato che “un altro” potesse avere le redini della sua vita. Erode era sufficiente a se stesso.

La superbia di Erode fece male ad altre persone, un grido si leverà da Rama. La superbia lo fa sempre, provoca dolore.