·
Ritualismo ed ipocrisia
Il Signore era stato portato
davanti alle autorità religiose che, anziché svolgere il loro ruolo davanti a
Dio, si comportarono più da accusatori che da giudici, mettendo in atto ciò che
avevano già deciso (Giovanni 11:53).
Nonostante stessero per compiere,
consapevolmente, l’atto infame di consegnare un innocente ad essere condannato
a morte, i capi sacerdoti e la classe religiosa rispettano scrupolosamente ogni
forma rituale religioso rifiutandosi di entrare nel Pretorio e contaminarsi
così in vista della Pasqua (28). Il ritualismo e l’ipocrisia sono i peggiori
aspetti della religione!
·
Senza prove.
Senza nessuna prova il Signore è
davanti a Pilato. È lì per un ragionamento logico: “poiché è un malfattore” (30)
è stato portato davanti a Pilato e “poiché è davanti a lui, deve essere
condannato”. Pilato comprende che il prigioniero è innocente, ma ama più la sua
reputazione davanti ai Giudei che lo detestato in quanto rappresentante del
potere di Roma. Egli tenta anche di lasciarlo nelle loro mani (31), ma essi
rifiutano quest’offerta accettando, così, il giogo dei romani. Essi mostrano
così la loro volontà di “farlo morire”
e non di “giudicarLo” e, così facendo, la volontà di Dio è compiuta, secondo la
quale il Cristo doveva morire per crocifissione (Giovanni 12:37).
·
“Sei tu il re dei Giudei?”
A questa domanda il Signore
risponde con un’altra domanda che ha per scopo di risvegliare la coscienza del
suo interlocutore (34). Cosa voleva in realtà Pilato? Giudicare secondo
convinzione personale o compiacere i Giudei e Roma? Si imponeva una scelta!
·
“Che hai fatto?”
È la stessa domanda che Dio ha
fatto a Caino dopo che ebbe ucciso Abele (Genesi 4:10). Ma qui i ruoli sono
completamente rovesciati ed il Signore continuerà fino alla fine della
conversazione a spostare l’attenzione sulla natura della verità.
·
“Che cos’è verità?”
Per terminare una conversazione
scottante, Pilato pone questa domanda ed esce senza attendere risposta da Colui
che avrebbe potuto rispondere: “Io sono
…la verità” (Giovanni 14:6), Lui che
era venuto nel mondo per testimoniare “della
verità” (37).
Essere: “della verità” (37) è qualcosa di più che essere onesti e sinceri
o dire di conoscere la verità, è essere in uno stato che permette di amarla e
metterla in pratica (1 Giovanni 3.18/19) è: essere da Dio (Giovanni 8:46/47).
·
Gesù o Barabba?
Tutto si compie con questa
scelta. Il popolo sceglie “un ladrone”
(38) al posto di Colui che era andato attorno facendo del bene (Matteo 4:23).
Sceglie Barabba che significa: “figlio di suo padre” anziché Gesù, il “Figlio
del Padre”.
D.C.