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martedì 22 luglio 2014

Davanti a Pilato - Giovanni 18:28/40


·         Ritualismo ed ipocrisia
Il Signore era stato portato davanti alle autorità religiose che, anziché svolgere il loro ruolo davanti a Dio, si comportarono più da accusatori che da giudici, mettendo in atto ciò che avevano già deciso (Giovanni  11:53).
Nonostante stessero per compiere, consapevolmente, l’atto infame di consegnare un innocente ad essere condannato a morte, i capi sacerdoti e la classe religiosa rispettano scrupolosamente ogni forma rituale religioso rifiutandosi di entrare nel Pretorio e contaminarsi così in vista della Pasqua (28). Il ritualismo e l’ipocrisia sono i peggiori aspetti della religione!

·         Senza prove.
 Senza nessuna prova il Signore è davanti a Pilato. È lì per un ragionamento logico: “poiché è un malfattore” (30) è stato portato davanti a Pilato e “poiché è davanti a lui, deve essere condannato”. Pilato comprende che il prigioniero è innocente, ma ama più la sua reputazione davanti ai Giudei che lo detestato in quanto rappresentante del potere di Roma. Egli tenta anche di lasciarlo nelle loro mani (31), ma essi rifiutano quest’offerta accettando, così, il giogo dei romani. Essi mostrano così la loro volontà di “farlo morire” e non di “giudicarLo” e, così facendo, la volontà di Dio è compiuta, secondo la quale il Cristo doveva morire per crocifissione (Giovanni  12:37).

·         “Sei tu il re dei Giudei?”
A questa domanda il Signore risponde con un’altra domanda che ha per scopo di risvegliare la coscienza del suo interlocutore (34). Cosa voleva in realtà Pilato? Giudicare secondo convinzione personale o compiacere i Giudei e Roma? Si imponeva una scelta!

·         “Che hai fatto?”
È la stessa domanda che Dio ha fatto a Caino dopo che ebbe ucciso Abele (Genesi 4:10). Ma qui i ruoli sono completamente rovesciati ed il Signore continuerà fino alla fine della conversazione a spostare l’attenzione sulla natura della verità.

·         “Che cos’è verità?”
Per terminare una conversazione scottante, Pilato pone questa domanda ed esce senza attendere risposta da Colui che avrebbe potuto rispondere: “Io sono …la verità” (Giovanni   14:6), Lui che era venuto nel mondo per testimoniare “della verità” (37).
Essere: “della verità” (37) è qualcosa di più che essere onesti e sinceri o dire di conoscere la verità, è essere in uno stato che permette di amarla e metterla in pratica (1 Giovanni   3.18/19) è: essere da Dio (Giovanni   8:46/47).

·         Gesù o Barabba?
Tutto si compie con questa scelta. Il popolo sceglie “un ladrone” (38) al posto di Colui che era andato attorno facendo del bene (Matteo 4:23). Sceglie Barabba che significa: “figlio di suo padre” anziché Gesù, il “Figlio del Padre”.


D.C.