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martedì 29 luglio 2014

La festa delle Capanne – Giovanni 7:1/13


Questa era l’ultima delle sette feste del calendario ebraico e con la Pasqua e la Pentecoste aveva un carattere obbligatorio (De16:16). Questa festa prefigura lo stabilimento futuro del regno di Cristo e la benedizione finale d’Israele; per questo il popolo avrebbe dovuto darsi interamente alla gioia (Deuteronomio 16:15).
Ma dov’è la gioia in questo capitolo? Solo l’accettazione delle parole che il Signore pronuncerà l’ultimo giorno della festa (37) potranno procurarla. Anche questa festa, come la Pasqua (2:13), è definita una “festa dei Giudei” (2) perché esse avevano perso il loro vero carattere.

·         L’incredulità dei fratelli del Signore,
è apertamente dichiarata (5). Occorrerà tutto il dramma della croce, ed un opera potente della grazia per cambiare il loro cuore. Tutto sarà diverso dopo l’ascensione del Signore  (Atti 1:14).

Tutto questo non è un solenne avvertimento per noi? Potremmo essere vissuti in un ambiente cristiano favorevole ma aver perso di vista, se non essere totalmente estranei, alla grazia di Dio.
Solo la fede che riceve la verità se ne appropria ed agisce di conseguenza per piacere a Dio (Ebrei 11:6).

·         Il mio tempo” (6)
Questo tempo di cui parla il Signore è quello in cui stabilirà il Suo regno di giustizia quando apparirà         (2 Tessalonicesi 1:10) in gloria.
Quel momento è ancora futuro ed anche il credente non può ricevere la gloria da un mondo che ha rigettato Cristo. Per Cristo e per coloro che desiderano seguirLo, il tempo attuale non è quello degli onori ma dell’obbrobrio.
Il Signore non si assocerà ai Suoi fratelli nell’andare alla festa (8), resterà  ancora un po’ in Galilea (9), poi vi andrà col solo scopo di presentare un messaggio di salvezza per tutti coloro che hanno sete (37).

·         A Gerusalemme, ma in segreto (10)
Se il Signore non fosse salito a Gerusalemme per la festa avrebbe trasgredito la legge (De 16:16) perciò vi sale in segreto ma non per timore di essere perseguitato, come sicuramente sarebbe stato (1), o per ricevere gli onori come avrebbero voluto i fratelli (3), ma per obbedire e servire il Padre e dare al popolo quella gioia che il rituale di otto giorni di festa (Levitico 23:33/36) non avrebbero portato. I Giudei Lo cercano (11) e non certo per amore, parlano di Lui in modo contraddittorio (12) ma con la paura di farlo apertamente (13).
Così facendo la folla dimostra i tratti caratteristici di un vero servitore: “nella gloria e nell’umiliazione, nella buona e nella cattiva fama” (2 Corinzi 6:8).


D.C.