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mercoledì 2 luglio 2014

Zelo e perseveranza - Ebrei 6:9/20

L’autore s’indirizza ai suoi lettori con parole rassicuranti (9). Se era difficile fare la differenza fra un vero cristiano e colui che ne portava solo il nome, non era una buona ragione per dubitare della realtà della maggior parte di loro vedendo segni ben riconoscibili nella loro condotta dei frutti della vita divina.

·         L’amore (10)
Quando lo Spirito Santo abita in un uomo lo trasforma in un “fiume d’acqua viva” (Gv 7:38) che annaffia anche gli altri e tutte le manifestazioni dell’amore fraterno sono come la produzione di “erbe utili” (7). Dio non dimenticherà ciò che viene fatto per i santi, perché quest’amore proviene da Lui stesso (1 Gv 4:7).

·         La speranza (11)
La speranza si appoggia sulle promesse di Dio, su dei fondamenti ben stabiliti che noi afferriamo con piena sicurezza come un’ancora dell’anima (19), ma zelo ed energia sono necessari per arrivare allo scopo e la perseveranza è richiesta ad ognuno.

·         La fede (12)
Le difficoltà possono produrre dell’indolenza, ma un capitolo intero di questa epistola sarà dedicato agli esempi di fede per dimostrare come molti hanno sperato con fede e pazienza senza che la loro speranza si fosse tradotta in realtà.

·         L’esempio di Abramo (13/15)
Il lettore è stimolato ad appropriarsi per fede delle promesse di Dio ed attendere con pazienza la loro realizzazione. Per Abramo tutto era futuro ed oggetto di fede e solo dopo una paziente attesa ha ottenuto ciò che gli era stato promesso (15). Queste promesse riguardavano a benedizioni terrene, ma le benedizioni proposte a questi lettori, ed a noi oggi, sono di carattere celeste legate a Colui che è entrato nel cielo come precursore (20).

Tre sono le condizioni per appropriarsi del contenuto di questa promessa:
1.       La promessa
Ciò che Dio ha promesso Lo porterà a compimento. Fu una certezza di fede per Abramo e se abbiamo conosciuto Dio sarà una certezza anche per noi.
2.       Il giuramento
Una promessa fatta da Dio sarebbe stata sufficiente, perché Dio non può mentire (Tt 1:2 – Sl 89:35), ma un giuramento è ancora più solenne, perché pone fine ad ogni contestazione.
3.       Il precursore
Il  precursore potrebbe essere paragonato ad un rimorchiatore che conduce la nave in porto, perché conosce perfettamente il percorso. Alla nave basta esservi ben legata con code robuste.
Il nostro precursore per il cielo è Cristo. Siamo ben legati a Lui?
  

D.C.