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venerdì 11 luglio 2014

Un santuario celeste – Ebrei 9:23/28

Durante tutto il periodo dell’Antico Testamento il Tabernacolo prima, il Tempio poi, erano stati costruiti da mani  umane e per una durata limitata.   Distrutto e ricostruito più volte, il Tempio, che  gli Ebrei  vedevano  nel  momento  in cui  leggevano  quest’epistola,  sarebbe  stato presto distrutto dalle legioni di Roma.
Sulla terra tutto era deperibile. Ma il Signore non entra in un Santuario “figura del vero” (24), ma “nel cielo stesso”, davanti a Dio, per essere, per noi, Sommo Sacerdote ed Avvocato.

·         Una volta sola!
Sotto la vecchia alleanza il sacerdote doveva entrare una volta l’anno (25) nel “luogo santissimo” facendo l’aspersione con sangue di animali. Alla fine di questo periodo niente era stato regolato in modo definitivo dimostrando, così, l’incapacità dell’uomo di rispondere alle esigenze di Dio.
Cristo è entrato Lui stesso “non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue” (Eb 9:12) e non ha avuto bisogno di soffrire più volte, ma è stato manifestato “una sola volta alla fine dei secoli”, “per annullare il peccato col Suo sacrificio” (26). Il Signore è ricevuto in gloria a dimostrazione  dell’accettazione del Suo sacrificio, che ha regolato la questione del peccato per coloro che credono.

·         Per annullare il peccato.
Questa espressione non include solo l’espiazione dei peccati. Essa include la cancellazione dei peccati ed il giudizio sulla radice del peccato nell’uomo: il peccato nella sua totalità è annullato.
Ciò non è ancora visibile in tutti i suoi caratteri ma lo è agli occhi di Dio. Colui che crede è una nuova creatura (2 Co 5:17). La vittoria di Cristo alla croce è totale, definitiva ed eterna!

·         Apparirà una seconda volta!
L’uomo aveva davanti a sé un’angosciante prospettiva: la morte ed il giusto giudizio di Dio (27), ma Cristo ha portato “i peccati di molti” (28) e non di tutti, cioè solo di coloro che Lo hanno accettato come loro personale Salvatore salvandoli per l’eternità.
La prima volta che il Signore è venuto su questa terra “alla fine dei secoli” (26) è stato per regolare la questione del peccato, ma apparirà una seconda volta, “senza peccato” (28), cioè senza avere a che fare con il peccato e per la salvezza di “coloro che Lo aspettano”.
I nostri sguardi siano, perciò, fissi al cielo!